Matteo, Luigi e lo scambio Rai: Tg1 verso la Lega, rete ai grillini

Matteo, Luigi e lo scambio Rai: Tg1 verso la Lega, rete ai grillini
di Mario Ajello
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Martedì 16 Ottobre 2018, 07:32 - Ultimo aggiornamento: 22:08
Quando c'è qualcosa da segnalare nel clima politico, appena c'è un passaggio importante, una situazione che cambia, non c'è nessuna spia migliore della Rai. Dunque, appena leggono sul Messaggero qual è la strategia di Salvini sulla televisione pubblica, i vertici M5S ieri mattina insorgono: «Il capo leghista si sta allargando. Le nomine non le fa lui, spettano a Salini. Basta fare i fenomeni».

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Salvini e la Rai, bufera nell'M5S: «Le nomine non le fa lui»

Questo attacco pentastellato è Rocco Casalino che lo sferra - con una nota attribuita a fonti del M5S - ossia il plenipotenziario della comunicazione grillina che sulle prime era stato escluso dalla ricerca e dall'accordo sui nuovi direttori della tivvù, poi con l'aggrovigliarsi e il prolungarsi della questione è rientrato in partita. Ma il punto è che nel corso della giornata in cui i vari capitoli in discussione - come la pace fiscale in cui il Carroccio non ha stravinto ma si può accontentare o come il superamento della legge Fornero su cui l'accordo è stato trovato - perdono la loro esplosività e trovano un punto di equilibrio tra i partner di governo, anche il meteo Rai vira verso il (relativo) sereno.

IL FACCIA A FACCIA
Luigi Di Maio e Matteo Salvini - che restano distanti sulla legge per la legittima difesa o sul decreto sicurezza che per certi aspetti a M5S dà l'orticaria, e la spina Fico su questi aspetti non è da poco per i vertici grillini - si appartano a Palazzo Chigi per parlare delle nomine televisive. Nessuno dei due ha particolare voglia di forzare sui propri interessi e sulle persone gradite, ben consapevoli che su un tema come la Rai - di grande rilevanza di potere ma di poco interesse da parte dei cittadini quando si parla di poltrone - sarebbe stato controproducente allungare la partita con il rischio di finire per pestarsi i piedi. La rete ammiraglia di Viale Mazzini e Saxa Rubra è stato fin dall'inizio il nocciolo della questione. E il faccia a faccia di ieri tra Di Maio e Salvini sembra aver favorito una svolta (ma le sorprese e i cambi di marcia sono sempre possibili) sul Tg1.

Si starebbe facendo più vicina la nomina come direttore di Gennaro Sangiuliano, attuale vice, gradito a Salvini ma dotato di frequentazioni accademiche con il premier Conte (la cui parola conta sul principale telegiornale nazionale) e di relazioni trasversali da professionista di lungo corso. La la carta Sangiuliano per il Tg1 significa che Rai1, la super-corazzata, la rete di Sanremo, delle grandi fiction nazional-popolari, del principale strumento di racconto del Paese, sarebbe destinata - non era affatto scontato negli schemi iniziali - all'area grillina. Forse a una donna, Maria Pia Ammirati, che già è stata vicedirettrice di Rai1 e ha lunga esperienza in azienda, cioè quella conoscenza della Rai che è uno dei requisiti che l'ad Salini ma anche il presidente Foa, Di Maio e Salvini, hanno scelto come criterio fondamentale in queste scelte.

A proposito di donne, per poltrone direttoriali, in pista ci sono anche Giuseppina Paterniti (RaiNews) e Federica Sciarelli.
Franco Di Mare, che era stato in corsa per il Tg1, se davvero Sangiuliano sarà destinato a quel posto potrebbe ottenere la guida di Rai1. Il Tg2 dovrebbe essere destinato a un professionista gradito a M5S (come Giuseppe Carboni) e Rai2 a Ludovico Di Meo, altro uomo azienda di lungo corso (per Rai3, la conferma di Stefano Coletta). Per vedere apertamente sul tavolo questi schemi e nomi, che possono cambiare anche all'ultimo istante, si tratta ormai di aspettare poco.
 
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