Il partito del non voto anticipato, del mandare avanti la legislatura fino al 2023 garantendo agli attuali parlamentari la pensione e ai partiti in difficolta un po’ di tempo per riprendersi, è in una fase di grande attivismo in vista del voto per il Quirinale. Guarda caso a chiedere la permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi, ovvero a non volere il trasloco del premier sul Colle, sono anzitutto M5S e Forza Italia forse le due forze politiche più spaventate dallo scenario delle urne anticipate. O meglio, più che Conte, nei 5 stelle è Di Maio - il più attento a coccolare il corpaccione del movimento - a dire con maggiore nettezza che Draghi deve restare al governo fino alla fine senza strappi e rischiose soluzioni di continuità.
Draghi? «Resti in carica al governo fino al 2023»: cosa hanno detto Di Maio e Berlusconi
«L’Italia non può permettersi di perdere Mario Draghi.
Centrodestra, è guerriglia. E Berlusconi fa acquisti tra i deputati Cinquestelle
E ancora Silvio nella riunione con il coordinatore nazionale del partito, Antonio Tajani, i capigruppo Fi al Senato, Annamaria Bernini, e alla Camera, Paolo Barelli, e tutti i coordinatori regionali dei giovani degli azzurri: «Questo governo, il governo Draghi, è un governo di coalizione, una coalizione anomala che riunisce forze politiche che sono naturalmente antagoniste. Da loro non possiamo ovviamente attenderci le stesse scelte che realizzerebbe un governo di centro-destra. Però dobbiamo dare atto che la gran parte delle nostre proposte sono state accolte e realizzate, sia per quanto riguarda il contrasto alla pandemia sia per quanto riguarda le scelte di politica economica. Del resto le nostre sono scelte ispirate al buon senso e alla ragionevolezza, e grazie a queste scelte per il momento l'Italia è uno dei paesi che stanno ottenendo i migliori risultati in Europa, sia sul piano sanitario che su quello economico».
Tutto ciò serve a Berlusconi per ribadire la sua volontà di vedere il governo Draghi all’opera fino alla fine (dando anche tempo all’area moderata di rafforzarsi) e così si sgombra il campo dalla candidatura del premier al Quirinale dove proprio Silvio punta assai. Questo tipo di offensiva di Di Maio e di Berlusconi per Draghi ancora premier e non presidente della Repubblica si inserisce tra l’altro in un contesto in cui da più parti, anche nel Pd versante ex Margherita e cattolici ma non solo questi, si sta spingendo per lasciare tutto come è adesso. Sta prendendo piede l'ipotesi che un improvviso aggravamento della situazione della pandemia, dovuto alla nuova variante Omicron di cui s' è temuto ieri l'arrivo in Italia, possa spingere per un congelamento dei vertici istituzionali. Lasciando insomma sia Mattarella sul Colle sia Draghi a Palazzo Chigi. Infatti si moltiplicano quelli che, sinistra ma anche tra i moderati di tutti i colori, spingono per convincere Mattarella ad accettare il bis, fin qui rifiutato con serie motivazioni costituzionali. Nei prossimi giorni il pressing su Mattarella è destinato ad aumentare. Probabilmente con poche chance.