Centrodestra, Salvini: «Subito la federazione non si può più aspettare»

Centrodestra, Salvini: «Subito la federazione non si può più aspettare»
Centrodestra, Salvini: «Subito la federazione non si può più aspettare»
di Mario Ajello
6 Minuti di Lettura
Venerdì 11 Giugno 2021, 07:19 - Ultimo aggiornamento: 07:20

Matteo Salvini è in una fase cruciale del suo percorso politico. Ha il bisogno di evitare tutte le tensioni, e le potenziali divisioni nel caso il centrodestra vinca le elezioni politiche nel 2023, con gli alleati. Ma competition is competition anche all'interno della stessa coalizione.

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Onorevole Salvini, il voto alle elezioni comunali sarà una sorta di primarie tra lei e Meloni per chi poi dovrà andare a palazzo Chigi in caso di successo nel 2023. È pronto alla sfida con Giorgia?
«Giorgia è un'amica, nonostante le fantasie giornalistiche. Le elezioni amministrative non c'entrano con le prossime elezioni politiche: come sempre, decideranno i cittadini e gli elettori hanno sempre ragione».


La federazione del centrodestra sembra stentare comunque. Lei spinge altri frenano, c'è la sensazione che non proceda molto spedita. È un po' deluso?
«Non vedo tutti questi problemi. Sono convinto che con l'avvento del Covid i cittadini si aspettino unità e concretezza anziché litigi e perdite di tempo.

Ecco perché il centrodestra di governo, federato, sarebbe una soluzione per aiutare Draghi soprattutto in vista delle prossime riforme».


Gli alleati lamentano volontà di annessione. Forza Italia il rischio di venire schiacciata lo corre eccome.
«Nessuna annessione, pari dignità tra tutti i contraenti di questo patto che è nell'interesse dell'intero centrodestra e del Paese. Siamo e saremo la garanzia della stabilità e dell'efficacia del governo Draghi nel nome della velocità, dell'efficienza e del taglio delle tasse. Alla faccia di chi parla di patrimoniale, ius soli e porti aperti!».


In Europa che cosa potrebbe cambiare? L'unione con Forza Italia, se mai ci sarà, vi aprirà le porte al Ppe ma Fratelli d'Italia sta da un'altra parte?
«In Europa lavoriamo con la stessa filosofia. Vogliamo unire. Il centrodestra è diviso in tre gruppi: partito popolare, conservatori e il gruppo di Identità e democrazia che è quello dove c'è la Lega. Pensiamo sia giusto unire il meglio, per creare un nuovo contenitore, chiaramente alternativo ai socialisti, e che sarebbe la prima forza nel Parlamento Europeo».

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Intanto, a Roma, il centrodestra unito ha scelto Michetti come candidato sindaco.
«Sono convinto che Michetti, insieme a Simonetta Matone come prosindaco, a Vittorio Sgarbi come assessore alla cultura e in generale grazie a una squadra di alto livello potrà risollevare Roma. Abbiamo nomi, idee, proposte. Sono molto ottimista».


Però c'è chi dice: se vince Michetti la vittoria è dei partiti che lo sostengono, se perde è colpa sua. Un civico la scelta più comoda e meno vincolante?
«No, è la conferma di un modello virtuoso. Scegliamo i migliori, indipendentemente dall'appartenenza politica. Vince o perde la squadra».


Ma programmi a destra e ai sinistra ancora non se ne vedono granché.
«Noi lo abbiamo. Con tre priorità: decoro, sicurezza, un piano per migliorare i servizi per il turismo. Il ministro Garavaglia, della Lega, ha messo 500 milioni ad hoc per Roma in vista del Giubileo. La nostra ambizione è aumentare l'offerta turistica di qualità. Non solo. Vogliamo far diventare Roma la città dello sport. Non è rinviabile il completamento della metro C, esattamente come la soluzione definitiva del problema rifiuti. E poi c'è il pallino della Lega: la chiusura dell'anello ferroviario. Basta attese. La Capitale deve rialzarsi. E mi piace sottolineare una cosa: Roma è in queste condizioni ma l'unica forza politica a non averla mai governata è la Lega. Ora è il nostro momento: siamo al governo in un migliaio di comuni, in 14 regioni e nel Paese. Non vediamo l'ora di metterci a disposizione di Roma e dei romani».


Roma non è mai stata in cima alle simpatie della Lega. Basti pensare alle vicende della legge salva-Roma che voi avete boicottato. Pensate ancora che sia una città come tutte le altre?
«Falso. La Lega non ha simpatie per chi ha malgovernato la città. Buchi nei conti, degrado, insicurezza e problema rifiuti testimoniano il fallimento degli ultimi anni. Roma è una città speciale, merita più autonomia e provvedimenti ad hoc, ma l'obiettivo dev'essere valorizzare la città e non nascondere le responsabilità di chi l'ha gestita male. Rivendico risultati concreti, per Roma, ottenuti quando ero al Viminale: dall'abbattimento delle ville abusive dei Casamonica a scuole sicure, dai fondi per la videosorveglianza al piano sgomberi. Certo, con un sindaco come la Raggi e un governatore come Zingaretti è dura risollevare la città».


Legge costituzionale per più poteri e soldi a Roma?
«La proposta di legge più seria, rapida e concreta è della Lega. Da convinto autonomista, ritengo che le città meritino più poteri e fondi. Una ricetta che avevo già messo in pratica quando ero al Viminale, con alcuni provvedimenti ad hoc per i Comuni. A maggior ragione, questo schema deve valere per Roma e infatti la Lega c'è».

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Nella spartizione delle candidature per le Comunali, il Carroccio avrà il candidato sindaco a Milano, dove sembra però che la vittoria del centrosinistra con Sala sia quasi scontata...
«Non è così. La vittoria di Michetti e della sua squadra sarà la vittoria di Roma. E sono certo che anche a Milano troveremo la soluzione migliore: non per me, ma per i cittadini e per il centrodestra».


Servirà nella prossima sindacatura un riequilibrio tra Roma e Milano perché quest'ultima, in questi anni, si è presa tutto ridando molto poco al resto del Paese. Lo pensa anche lei?
«Roma ha pagato il prezzo di una classe dirigente non all'altezza, sia in città che in regione. È una grave responsabilità di Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Esempi concreti: le Olimpiadi Milano Cortina sono anche e soprattutto un successo di Regione Lombardia e Regione Veneto, guidate dalla Lega, mentre i 5Stelle hanno affossato i Giochi sia a Torino che a Roma. L'Italia nei prossimi anni avrà una crescita a due cifre, ci sarà spazio per tutti. Basta volerlo ed essere capaci».


Per far crescere il Paese serve una politica unita. E qui torna il tema della federazione.
«Fermo restando che la mia è una proposta e non una imposizione, se ha un senso prima se ne parla e prima si fa e meglio è. Rinviarla al 2022 non è utile».

 

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