Covid, palestre e piscine al collasso: «Le strutture sono adeguate ma non abbiamo certezze»

Covid, palestre e piscine al collasso: «Le strutture sono adeguate ma non abbiamo certezze»
Covid, palestre e piscine al collasso: «Le strutture sono adeguate ma non abbiamo certezze»
di Emiliano Bernardini
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Domenica 10 Gennaio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 10:15

L'odore di cloro è scemato via da un po', le vasche sono desolatamente vuote. Così come le sale attrezzi. Piscine e palestre continuano a rimanere chiuse. Qualche barlume di speranza si accende di tanto in tanto ma nessuna certezza. E così molti gestori sono al collasso. Più di qualcuno non rialzerà più la saracinesca. E questo nonostante gli investimenti fatti durante il primo lockdown per adeguarsi ai nuovi protocolli. Il governo da tempo continua a lavorare ad un problema che ormai sta diventando sempre più grande. Difficile gestire sia gli imprenditori sia gli sportivi. La pressione dell'intero settore si è fatta enorme.

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E non a caso ieri il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora è intervenuto: «In tutta Europa lo sport è praticamente fermo. In Germania palestre, piscine e centri sportivi sono chiusi dal 2 novembre e lo saranno almeno fino a fine mese. Stessa situazione per Francia, Irlanda, Gran Bretagna (che ha già dichiarato di voler chiudere tutto fino a metà febbraio), in quasi tutta la Spagna e la Finlandia. Eppure leggendo alcuni commenti sui social sembrerebbe che solo in Italia lo sport sia fermo mentre tutte le altre attività siano ripartite! Mai lo sport italiano, soprattutto di base, i collaboratori sportivi, le ASD, le SSD e tutti gli altri soggetti del mondo dello sport hanno avuto tanta attenzione come in questo momento storico».
LE MISURE
Poi lo stesso Spadafora è passato ad elencare le misure che sono e che saranno messe in atto: «Il bonus gennaio per i collaboratori sportivi ovviamente ci sarà; i ristori a fondo perduto, almeno quelli erogati dal Dipartimento per lo Sport, coprivano ampiamente fitti, utenze e altre spese fino a fine gennaio. Basti pensare che solo in queste seconda fase dell'epidemia abbiamo stanziato circa 160 milioni di euro per più di 35mila ASD e SSD; inoltre ci sarà il credito d'imposta ed il rinvio di scadenze e pagamenti». Il governo sta lavorando da settimane tutti i giorni con il CTS (Comitato Tecnico Scientifico) per la riapertura, che sarà graduale a seconda dei colori delle regioni. L'obiettivo resta fine mese ma tutto dipenderà sempre dall'andamento dei contagi. Il 30 gennaio c'è stato un incontro con il medico della Federazione Italiana Nuoto per fare un punto della situazione. La strada resta in salita.

Ecco perché parallelamente da Palazzo Chigi si sta elaborando un piano di aiuti straordinari per tutte le strutture sportive e anche per tutti i cittadini per incentivarli alla ripresa.

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LE RISPOSTE
Ma le parole del ministro hanno creato un vespaio di polemiche dai gestori di un settore già da tempo sul piede di guerra. «Diciamo che la prima chiusura è stata uno schiaffo, la seconda un pugno allo stomaco che stiamo sentendo. Non siamo ancora ko, ma ci vorranno 3-4 anni per tornare ai livelli pre-Covid» ci racconta Vito Scavo, amministratore unico Mcfit Italia, nonché Direttore Operativo della RSG Group che sulla questioni ristori è molto duro: «E' come se non avessimo ricevuto nulla. In Italia il mercato del Fitness è composto da circa 100mila centri sportivi che creano un indotto di 10 miliardi di euro. Ne sono andati in fumo la metà, 5 miliardi, con la chiusura per sei mesi. I ristori che abbiamo ricevuto non possono essere considerati tali, il Governo non ci ha aiutato». Tutti hanno cercato vie alternative dai corsi online alle palestre all'aperto come nel caso della Lungotevere Fitness come ci racconta la responsabile Laura Filipponi: «Al primo lockdown, la nostra risposta alla chiusura totale delle palestra è stata quella di portare tutti i nostri corsi online. Nel secondo lockdown che ci vede sventurati protagonisti insieme ad altre attività, ci siamo dovuti nuovamente riorganizzare, investendo in tensostrutture e caloriferi in modo da poter allestire con attrezzature e macchinari i nostri spazi esterni e questo per cercare ancora una volta l'alternativa alla chiusura definitiva». Altri, invece, hanno deciso di sfidare il governo ed i vari Dpcm, esausti per non poter lavorare e posti dinanzi al serio rischio di non riuscire più a riaprire le proprie attività quando sarà dato loro l'ok. E' il caso di GimFIVE, una catena di palestre, di cui 12 tra Emilia, Toscana e Umbria, che stanno pensando di riaprire tra l'11 e il 15 gennaio indipendentemente da quanto verrà sancito nei prossimi Dpcm.
2 - Continua
 

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