Salvini e M5S, luna di miele finita: "Si alleano col Pd? Auguri". E Paragone apre ai democratici

Salvini e M5S, luna di miele finita: "Si alleano col Pd? Auguri". E Paragone apre ai democratici
Salvini e M5S, luna di miele finita: "Si alleano col Pd? Auguri". E Paragone apre ai democratici
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Mercoledì 28 Marzo 2018, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 14:11

«Ci sono tre parole chiave: lavoro, tasse e sicurezza. Io credo che anche ai 5 stelle possa interessare un dialogo su questi temi». Lo dice al Corriere della Sera il leader della Lega, Matteo Salvini, che puntualizza: «Io non parto escludendo Fi» e dice no «a tecnici o figure esterne». «Credo che alcuni dei nostri punti fermi, lo stop alla Fornero, l'approccio sull'immigrazione e la sicurezza possano riguardare anche loro. L'autonomia e, in chiave futura, il federalismo sono temi diventati patrimonio comune. Però, ci deve essere volontà di confronto». 

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Sulla possibilità che una parte dei Democratici possa sostenere un governo Di Maio, Salvini commenta: «Mi stupirei dei 5 stelle. A differenza di altri, soprattutto a sinistra, io sono convinto che gli italiani quando votano abbiano ragione. Il Pd ha perso, sarebbe davvero bizzarro che una forza che si vuole rivoluzionaria si facesse stampellare dagli sconfitti. Se Di Maio vuole governare col Pd, auguri. È vero, però, che ci sono alcuni ambienti, soprattutto europei, che fanno il tifo perché il Pd torni comunque al governo. Per me, il governo sarebbe un onore e una responsabilità enormi. Ma non è questione di vita o di morte. Se per altri sì, vedano loro».

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«Mi ha fatto piacere - dice anche Salvini su di Maio - il riconoscimento sulla mia affidabilità. Per questo, mi sono stupito di un atteggiamento del tipo 'o comandiamo noi o nientè». Sulle probabilità di tornare alle urne, secondo Salvini «a oggi» sono al «50 per cento. Non è quello per cui io lavoro e non faccio di certo il calcolo che nelle urne incasserei di più. Ma si sappia che se mi rendessi conto che non c'è una via di uscita, che nessuno è disposto a fare passi indietro, bisognerebbe tornare a chiedere agli italiani». «Io - aggiunge sulla legge elettorale - sarei per una legge che assegna il premio di maggioranza a chi arriva primo, come già sarebbe stato opportuno fare dall'inizio».

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MELONI: I MINISTERI RESTINO A ROMA «Roma va valorizzata e non punita. Ha già dato tutto e non bisogna chiederle più niente. Invece di dare, è venuto per la Capitale italiana il momento di ricevere. Finora, ha ricevuto soltanto chiacchiere. Anche il rilancio del Mezzogiorno ha bisogno di una Roma forte e con tutti i suoi pezzi al loro posto e ben funzionati». Lo dice al Messaggero la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che spiega di non concordare con Matteo Salvini secondo cui alcuni ministeri potrebbero essere portati via da Roma. «Proprio no - afferma Meloni - Salvini ha ragione quando parla dell'esigenza di ricucire l'Italia, partendo dal Mezzogiorno, e dell'impegno di tutti per lo sviluppo di quest'area cruciale della nazione. Su Roma, rispetto a lui, la penso diversamente e del resto le battaglie mie e del mio partito hanno sempre insistito sul dare a Roma più forza e non meno forza».

Sul fatto che Salvini possa non capire la complessità di Roma, Meloni argomenta: «Non so se la capisce, so che serve anche il suo aiuto, per affrontare la questione cruciale dei poteri di Roma. È urgente una legge speciale, che dia poteri e competenze nuove e vere. Va riempito un capitolo vuoto, perché Roma Capitale finora è stata solo un'etichetta, nient'altro che un titolo. Il riconoscimento si è limitato, da parte dello Stato, a 100 milioni all'anno».



Di fronte all'osservazione che lo Stato francese per la Grand Paris ha stanziato 40 miliardi, la leader di Fratelli d'Italia spiega: «Io non dico di arrivare a cifre come questa, ma neppure ci si può accontentare delle noccioline. Il problema non è solo di denaro. Ma di competenze. È mai possibile che Roma, tra sicurezza, pulizia, mobilità eccetera, spende tantissimo per l'area del Colosseo, e poi i soldi dei biglietti del Colosseo vanno ai Beni Culturali e non al Campidoglio? E la Roma-Lido e la Roma-Viterbo che sono gestite dalla Regione? Se non hai competenze, non puoi avere soldi e non sei padrone del territorio».

M5S: PARAGONE, LEGA? SI POSSONO TENTARE ANCHE ALTRE ALLEANZE «Non ce l'ha ordinato il medico che dobbiamo fare un'alleanza con la Lega, si possono tentare anche delle altre alleanze». Lo ha detto Gianluigi Paragone, senatore del M5S, ad Agorà, su RaiTre. «Il Pd? Se ha capito la lezione e vuole tornare a una declinazione di sinistra o di centrosinistra, forse converrebbe anche al partito democratico cominciare a dialogare seriamente con il Movimento 5 Stelle», conclude Paragone.

«La Lega ha fatto una scelta di stare ancora con Berlusconi e il Movimento no, e già questo è un ottimo motivo per smarcarsi. E nel Movimento ci sono un pò più di bollicine, c'è un modello diverso, anche più equo, le battaglie che ho fatto per lo strapotere della finanza hanno trovato una perfetta sintonia nel M5S», ha detto Paragone al programma condotto da Serena Bortone su RaiTre, rispondendo alla domanda sul perché la sua scelta di candidarsi con il M5S dopo una precedente vicinanza con la Lega.

CONFINDUSTRIA: REDDITO CITTADINANZA E FLAT TAX? NON CI SONO SOLDI «Rallentare sulle promesse elettorali per essere più realisti e per arrivare ad un programma di Governo che non aumenti debito e deficit, che acceleri sulla crescita, e che riduca i divari nel Paese, è la grande sfida», avverte il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia. Un programma che tenga insieme reddito di cittadinanza e flat tax è irrealistico? «Facciamo una sommatoria prettamente matematica», risponde a Circo Massimo su Radio Capital: con 12-15 miliardi da spendere per evitare che scattino le clausole sull'aumento dell'Iva, e altri 15 miliardi «secondo i calcoli del programma dei 5 Stelle» per il reddito di cittadinanza «già siamo a trenta. E credo che anche la flat tax costi qualcosa».

«Il problema è: dove prendiamo le risorse?». Bisogna «avere l'onestà intellettuale di fare i conti con la realtà: acquisire il concetto e farne un pezzo in una logica di priorità: non significa non realizzarlo, significa costruire un percorso». Con «risorse scarse», bisogna «darsi delle priorità», avverte il presidente di Confindustria. Un reddito di cittadinanza «generalizzato» sarebbe «anche un messaggio anomalo al Paese» che ha bisogno di più occupazione; su «un reddito di inclusione per le fasce povere allargando un pò quello che il Governo ha fatto ci si potrebbe lavorare».

E sul fronte del fisco, e della proposta di flat tax, «partiamo da una riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori e da una detassazione totale per l'inclusione dei giovani».

Far così, spiega Vincenzo Boccia, «significa costruire un percorso selettivo che possa aiutare il Paese a crescere»: e quando saremo «in una fase totale di consolidamento e di crescita le cose si potranno fare». 

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