Conte incassa la fiducia con 156 sì: due da Forza Italia, Italia Viva si astiene

Crisi di governo, Conte al Senato: «Difficile governare con chi mina gli equilibri». E chiede riforma titolo V e legge elettorale DIRETTA
Crisi di governo, Conte al Senato: «Difficile governare con chi mina gli equilibri». E chiede riforma titolo V e legge elettorale DIRETTA
17 Minuti di Lettura
Martedì 19 Gennaio 2021, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 15:15

Giuseppe Conte incassa la fiducia al Senato con 156 voti favorevoli, 140 contrari e 16 astenuti: due sì arrivano da Forza Italia, Italia Viva come annunciato si è astenuta. Il presidente del Consiglio, dopo aver raggiunto la maggioranza assoluta nel voto di ieri alla Camera dei Deputati, ottiene la fiducia anche al Senato della Repubblica ma con una maggioranza relativa, lontana sette voti dalla maggioranza assoluta.

«Il Governo ottiene la fiducia anche al Senato. Ora l’obiettivo è rendere ancora più solida questa maggioranza. L'Italia non ha un minuto da perdere. Subito al lavoro per superare l'emergenza sanitaria e la crisi economica. Priorità a piano vaccini, Recovery Plan e dl ristori» ha twittato in nottata il premier Conte.

Caos nel finale per il voto del senatore Ciampolillo del gruppo misto che dopo esser risultato assente alla prima e seconda chiama, ha chiesto di esprimersi a votazione chiusa. 

Dopo una verifica con i senatori questori Ciampolillo e Riccardo Nencini di Italia viva-Psi sono stati riammessi al voto. «È stato effettuato un accertamento sulla chiusura della votazione. Risulta che Ciampolillo sia arrivato alle 22.14. Io ho dichiarato la chiusura alle 22.15. Siccome ha alzato la mano e non ho potuto vederlo, riammetto alla votazione Ciampolillo», ha spiegato Casellati, riammettendo anche Nencini «che era arrivato subito dopo». Nel frattempo Conte ha lasciato il Senato prima della proclamazione dei risultati del voto di fiducia.

La votazione 

Nel corso delle votazioni tra i nomi in bilico arriva il sì di Mariarosaria Rossi di Forza Italia, storica assistente e consigliera di Silvio Berlusconi. Sì anche da Andrea Causin sempre di Forza Italia. Binetti (UDC) e Stabile (FI) hanno invece votato no come nelle attese. Arriva anche il no della senatrice Tiziana Drago (ex M5S). No anche dal senatore del Misto Mario Michele Giarrusso. Confermato il voto di fiducia della senatrice del Misto Sandra Lonardo. No invece da Minuto di Forza Italia.

«Causin e Rossi, i due senatori che hanno votato sì alla fiducia, sono fuori dal partito: "Votare con il governo in questo caso non è una questione di coscienza", ha detto Antonio Tajani», così Forza Italia in una nota su Twitter. 

Leggi anche > Tajani: il governo è debole, gli italiani lo hanno capito

L'intervento di Matteo Renzi

«Questo luogo esige rispetto», esordisce così il leader di Italia Viva.  «la sua valutazione signor presidente rispetto al fatto che questa crisi è incomprensibile, mi impone di guardarla negli occhi e di dirle cosa ha portato tutti noi ad allontanarci dal governo. Non è il governo più bello del mondo: pensiamo ci sia bisogno di un governo più forte, non pensiamo possa bastare la narrazione del 'gli altri paesi ci copiano'. Non è stata aperta ancora una crisi istituzionale perché lei non si è dimesso». «Pensiamo che per la tragedia in corso ci sia bisogno di un governo più forte». «Mi sarei aspettato da lei un grande sogno per il futuro del Paese, un orizzonte, una visione. Lei ha avuto paura di salire al Colle perché ha scelto un arrocco che spero sia utile per lei ma credo sia dannoso per le istituzioni». «La crisi istituzionale non è aperta ma l'Italia vive una crisi sanitaria ed economica», spiega Renzi sottolineando come l'Italia sia il Paese con il «più alto numero di morti di Covid in rapporto alla popolazione». «Sono mesi che chiediamo una svolta, non è vero che siamo stati irresponsabili, siamo stati fin troppo pazienti. Questo è un "kairos", un momento opportuna, ora o mai più si può fare una discussione», aggiunge. 

«Ora o mai più si può fare una discussione: ora ci giochiamo il futuro, non tra sei mesi. Oggi è l'ultima notte di Trump nella stanza di Lincoln, domani si apre una pagina nuova. Qualche giorno fa Merkel e Macron hanno chiuso un accordo con le istituzioni europee insieme alla Cina e noi non siamo entrati nemmeno in partita. La Brexit ora gioca la sua sfida. Ora o mai più perché questo è l'anno del G20. Ora o mai più perché ora vanno rimandati i ragazzi a scuola, non con i soldi buttati via dei banchi a rotelle ma con i vaccini. Ora o mai più per l'economia: i ragazzi sono chiusi in casa e pagheranno i conti della crisi». Dice Matteo Renzi in Aula al Senato nel dibattito dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte sul governo. «Quale Next generation Eu se ai nostri figli lasciamo montagne di debito? Ora o mai più per il Mes. In tanti hanno chiesto di finanziare il piano per la ricerca. Saremo maledetti dai nostri figli se non investiamo sulla scuola e sulla sanità». 

«Chi perde oggi? Qualcuno dice Conte, Renzi, Iv. Sembra che la discussione riguardi le singole persone. È l'Italia che sta perdendo la più grande opportunità che ha da perdere dopo il Piano Marshall. Ecco perché le ho chiesto di fare un passo in più non trasformi la discussione politica in una distribuzione di incarichi. Lei forse pensa davvero che la politica sia l'arte difficile del governo ma non possiamo limitarci di dare una poltrona in più». «Lei è stato molto gentile e quando sono venuto da lei mi ha chiesto se ero interessato a incarichi internazionali e ho detto no». 

«Lei può venire in Parlamento e trovare la maggioranza, vediamo se arriverà a 161. Ci sono stati dei momenti in cui questa maggioranza non è stata trovata. Se volete una chiacchiera astratta sui grandi temi, fatela, se volete dare risposte concrete agli italiani fate presto. Volete andare avanti con una maggioranza raccogliticcia? Bene, andate avanti, mi auguro sia maggioranza, raccogliticcia lo è di sicuro». «Quando si fa politica si può anche rinunciare a una poltrona non a un'idea, mi auguro che metta al centro le idee e non lo scambio di poltrone perché il Paese non si merita un mercato indecoroso». 

La replica di Conte prima del voto

«Un tema toccato dalla senatrice Drago è il calo demografico: è un problema serissimo, è uno dei cali tra i più severi degli ultimi anni. Anni fa in Germania successe la stessa cosa. Se non interveniamo adesso in tempo, rischiamo di compromettere il futuro dei nostri figli. Occorrono investimenti economici strutturati, dobbiamo investire sul futuro e non possiamo farlo creando una crisi di governo o cercando di far cadere un governo. Da luglio partirà tra l'altro la riforma dell'assegno unico mensile per oltre 12 milioni di bambini, un progetto avviato dalla ministra di Iv Bonetti». Lo dice il premier Giuseppe Conte nel corso della replica in Senato. «Il tema della scuola ci sta a cuore a tutti, dobbiamo lavorare perché resti centrale nell'agenda non del governo ma del Paese. Abbiamo realizzato 40mila aule in più, merito di una grandissima sinergia» con «sindaci, presidenti delle Regioni, autorità territoriali». E «abbiamo mobilitato 10 mld in più sulla scuola, archiviando la stagione dei tagli che avevamo ereditato». «Un intero capitolo del Recovery è dedicato all'istruzione. La curva epidemiologica non accenna a migliorare. Ci preoccupa ma continueremo a fare di tutto, l'obiettivo è la didattica in presenza». «Molte osservazioni hanno riguardato il nostro calo del Pil e la consistenza dei ristori.

Non corrisponde affatto al vero che l'Italia sia prima per caduta più forte del Pil. Nonostante siamo stati colpiti per primi dalla pandemia nei primi tre trimestre del 2020 il calo tendenziale del Pil è stato lo stesso che in Francia, inferiore alla Spagna e al Regno Unito». «Renzi ha ricostruito le ragioni del discutere la fiducia oggi. A me però non sembra che quando abbiamo trattato dei temi concreti non si sia trovata una soluzione. Il Recovery Plan non è stato elaborato in qualche oscura cantina di Palazzo Chigi ma in incontri bilaterali con tutti i ministri, anche quelli di Iv. La bozza, che avete voluto distruggere anche mediaticamente, era frutto di un primo confronto a livello bilaterale con i ministri» Lo dice il premier Giuseppe Conte intervenendo in replica al Senato. 

«Avete ritenuto che la cabina di regia non era accettabile? Ma quando mai non è stata discussa? Il risultato è che ora dobbiamo affrettarci e il lavoro è urgente, perché ce lo chiede anche l'Ue. Quando si sceglie la via del dialogo, e voi lo sapete, non avete mai trovato porte chiuse. A un certo punto avete scelto la strada dell'aggressione e degli attacchi mediatici, avete cominciato a parlare fuori e non dentro. La rispettiamo ma possiamo dire che forse non è la scelta migliore negli interessi del Paese?». Lo dice il premier Giuseppe Conte intervenendo in replica al Senato. «Certo c'è un problema di numeri della maggioranza e se questi numeri non ci sono questo governo va a casa, non va avanti».

Conte ha iniziato a parlare appena dopo le 9.30. Ieri sera alla Camera aveva incassato la fiducia con 321 voti a favore (più della maggioranza assoluta), 259 contrari e 27 astenuti. Dopo l'intervento di Conte, si terrà un dibattito che impegnerà l'Assemblea di Palazzo Madama fino alle 12.30: riprenderà alle 13.30 fino alle 16.30. Dopo un'ora di pausa per la sanificazione dell'Aula, Conte replicherà intorno alle 17.30, dopodichè per un'ora e mezza circa ci saranno le dichiarazioni di voto. La votazione di fiducia dovrebbe avere inizio intorno alle 19.30 e dovrebbe concludersi intorno alle 20.30. 

Leggi anche > De Magistris scende in campo in Calabria: «Mi candido a presidente della Regione»

Nell'aula, dove ci sono gli ormai ex alleati Matteo Salvini e Matteo Renzi, il premier ricalca il discorso di ieri alla Camera ma accentua l'appello ai volenterosi e la necessità di un governo solido, consapevole che «i numeri sono importanti e questo è un passaggio fondamentale». Aula piena come nelle grandi occasioni, arriva anche la senatrice a vita Liliana Segre, accolta da applausi in piedi dei senatori della maggioranza. Il suo voto, come quello degli altri senatori a vita presenti, sarà determinante.

I primi interventi, di Pier Ferdinando Casini e di Mario Monti a favore del sì, fanno sperare il governo. Italia viva intanto si asterrà al Senato, come confermato dalla ex ministra Teresa Bellanova a Un giorno da pecora: «Riuniremo il nostro gruppo prima del voto, ma l'orientamento unanime è quello dell'astensione. Non votiamo no perché il nostro progetto non era mettere in discussione il perimetro della maggioranza», le sue parole. E i numeri per il Governo al Senato dovrebbero arrivare a 158 voti per la fiducia, ha detto sempre a Radio1 Bruno Tabacci: «Penso che oggi ci saranno 158 voti a favore del premier Conte. Probabile che ci saranno delle sorprese, lo immagino. Secondo me dopo il voto della Polverini, ieri, ci saranno molti di Fi che si mangiano le mani».

È possibile che alcuni 'costruttorì verranno fuori nei prossimi giorni? «È molto più importante oggi, ma è chiaro che la maggioranza dovrà esser allargata». «Ci sono ancora indecisi» e «penso che dopo il voto di ieri della ex presidente della regione Lazio ci sono molti di FI che si mangiano le mani. Oggi al Senato ragionano. Polverini ha posto il problema: come fa l'area liberal democratica che FI dice di interpretare a stare al traino di Meloni e Salvini», dice Tabacci. «Anche tra i senatori di Renzi ci sono quelli che ritengono che la crisi fatta così sia stato un errore, è evidente che la loro astensione maschera anche posizioni differenti. Bisogna vedere se Nencini voglia diversificare rispetto a loro o si unifichi tenendo ancora le carte coperte», conclude. 

Salvini: squallida compravendita senatori

«C'è uno squallido balletto di compravendite di senatori. Mancano rimborsi alle imprese, vaccini, autobus, insegnanti e questi vanno a caccia di senatori di notte. Scene imbarazzanti. Il Paese è in crisi e loro pensano ai senatori a vita che vanno e che vengono o ai fuoriusciti da convincere a suon di poltrone. L'Italia vera è fuori da qua». Lo ha detto Matteo Salvini arrivando a Palazzo Madama, poco prima delle comunicazioni in Senato del premier Giuseppe Conte sulla crisi di governo. «Conte, Renzi, Di Maio e Zingaretti se la stanno cantando e suonando da soli. Noi ci saremmo occupati di altro. Sono preoccupato perché i governatori stanno fermando i piani di vaccinazione, ho sentito gli studenti e gli insegnanti e i rappresentanti delle imprese che non hanno visto un euro. Scuola, lavoro, e salute e siamo qui a parlare di Mastella. È squallido. A me va bene tutto purché l'Italia riparta, le elezioni ci sono in mezza Europa. A me dei toni e della forma interessa zero. È passato un anno e mezzo lascio giudicare a chi ci guarda giudicare se abbiamo fatto un passo avanti», ha concluso Salvini.

Cerno: Conte mi ha convinto, torno al Pd

«Stasera torno al Pd, da indipendente e senza tessera, e voterò molto convintamente la fiducia al governo Conte». A dirlo all'Ansa, il senatore Tommaso Cerno, che un anno fa aderì al gruppo Misto lasciando i Democratici.  Giornalista professionista ed ex vicecaporedattore all'Espresso, Cerno è stato candidato a Palazzo Madama con i Democratici nel 2018. Nel febbraio del 2020 annunciò l'approdo a Italia viva, ma poco dopo cambiò idea passando direttamente dal Pd al gruppo Misto, dove si trova tuttora e che, come ha annunciato, dovrebbe lasciare in serata. 

«Sostengo da sempre l'alleanza Pd-M5s anche quando sembrava un'ipotesi assurda - ha aggiunto - Nel suo discorso Conte ci ha detto che ha un progetto politico, che andrà avanti anche senza Renzi. Insomma è più importante il progetto politico e, visto che Conte ha rottamato Salvini e da oggi Renzi, significa che l'alleanza Pd-M5s è politica. Quindi mi da garanzia che sta dicendo la verità, ci sto e torno al Pd».

Lonardo (moglie Mastella): mi sento costruttrice

«Mi sento responsabile, costruttrice, ditelo come volete, e darò il mio voto a governo europeista del presidente Conte». Così la senatrice Sandra Lonardo, ora al Misto ed ex FI, ha annunciato in Aula che voterà la fiducia al governo. Dopo aver ricordato alcuni passaggi politici avviati negli ultimi anni da Matteo Salvini e da Matteo Renzi, Lonardo ha sottolineato: «Oggi questo Paese richiede, da chi lo ama, non crisi di governo, ma slanci generosi e governabilità». Poi un attacco alla presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni per le critiche espresse ieri alla Camera sui presunti accordi con i 'responsabilì e l'ironia sulla «Mastella airlines», in riferimento al marito di Lonardo, Clemente Mastella: «Forse con ipocrisia, la Meloni si è dimenticata che usò il confortevole aereo Scilipoti per conservare il suo posticino da ministro nel governo Berlusconi. È un'incredibile dimenticanza per una donna senza macchia». e ha concluso: «Anzi, saremmo curiosi di sapere come ci si sta sulla 'Scilipoti airlines'. Che doppiezza e come direbbe Totò, ma ci faccia il piacere!». (ANSA). SUA 19-GEN-21 14:32 NNNN

Le parole di Conte

«Mi associo, a nome del governo, a questo ricordo del senatore Macaluso. Io credo che anche chi non ha condiviso le idee politiche possa condividere che è stato un grande protagonista della vita politica e culturale italiana», ha detto Conte intervenento al Senato. «Abbiamo già i primi risultati per quanto riguarda l'inversione del numero di immatricolati nelle università meridionali: è un segnale importante, è salito del 6,7%, era sempre negativo». «Abbiamo introdotto e portato a regime, fino al 2029, per la prima volta, la fiscalità di vantaggio per tutte le imprese che operano nel Mezzogiorno, con un taglio dei contributi previdenziali del 30% per i primi 5 (5, rpt) anni e poi a calare. Noi non siamo meridionalisti per vocazione intellettuale, se non corre il Mezzogiorno non corre l'Italia». 

In questi giorni ci sono state «continue pretese, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza. Di qui le accuse, a un tempo di immobilismo e di correre troppo, di accentrare i poteri e di non aver la capacità di decidere. Vi assicuro che è complicato governare con chi mina continuamente un equilibrio politico pazientemente raggiunto dalle forze di maggioranza».

«Le nostre energie dovrebbero essere tutte e sempre concentrate sulle risposte urgenti alla crisi che attanaglia il Paese, mentre invece così, agli occhi di chi ci guarda, dei cittadini in particolare, appaiono dissipate in contrappunti polemici e spesso sterili, del tutto incomprensibili rispetto a chi ogni giorno si misura con la paura della malattia, con lo spettro dell'impoverimento, con il disagio sociale anche psicologico, con l'angoscia del futuro. Con questa crisi, come ho detto ieri alla Camera, la classe politica tutta rischia di perdere il contatto con la realtà. C'era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase?».

Legge elettorale e titolo V

Sulla proposta del sistema proporzionale «leggo delle interpretazioni, diciamo così maliziose. Negli anni passati abbiamo subito una frantumazione della rappresentanza. Sono emersi nuovi processi, anche in maniera dirompente, non possiamo fare una legge che costringa forze così diverse. Questo artificio contribuirebbe all'instabilità politica, non stabilirebbe il quadro». Le forze politiche, dopo le elezioni «saranno chiamate a definire accordi programmatici di alto profilo per governare, in modo da consentire una solida prospettiva politica» ai cittadini, aggiunge.

«L'esperienza della pandemia impone anche un'attenta, meditata e pacata riflessione sulla revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione» sul rapporto tra Stato e Regioni. «Lavoriamo tutti insieme, meditiamo insieme sul riparto delle competenze legislative di Stato e Regioni, come pure alla individuazione di meccanismi e istituti che consentano di coordinare più efficacemente il rapporto tra i diversi livelli di governo. In questo contesto, occorre garantire e tutelare, con la massima intensità, le autonomie speciali e le minoranze linguistiche».

«Il piano di distribuzione dei vaccini sta procedendo spedito. Siamo i primi nell'Unione europea, ma dobbiamo continuare a lavorare con la massima determinazione, in attesa che si rendano disponibili i nuovi vaccini e di potere sperimentare le nuove terapie monoclonali. Nei prossimi mesi sarà importante rafforzare la politica di testing».  «Adesso bisogna voltar pagina. Questo Paese merita un governo coeso, dedito a tempo pieno a lavorare esclusivamente per il benessere dei cittadini e per favorire una pronta ripartenza della nostra vita sociale e una incisiva ripresa della nostra economia».

Riforma ammortizzatori e digital divide

«Occorre introdurre una riforma che valga a razionalizzare il sistema degli ammortizzatori sociali e solide proposte di politiche attive del lavori. Marzo è già domani», dice il premier Giuseppe Conte intervenendo al Senato e ricordando come, il 31 marzo, al momento sia prevista la fine del blocco dei licenziamenti. «Nel settembre 2019 avevano lo Spid 4 milioni di persone, adesso siamo a 16 milioni e centomila. L'app Io oggi ha 9 milioni e 365 mila cittadini iscritti, non esisteva nel settembre 2019. Il nostro obiettivo è ridurre le diseguaglianze per uguaglianza di partenza: un grande fattore di diseguaglianza è il digital divide, dobbiamo lavorare in questa direzione». Conte ribadisce l'obiettivo della riforma fiscale, nel segno della «competitività» e «crescita sostenibile».

"Opere mai bloccate"

«Si è detto che le opere» del decreto semplificazioni «sarebbero ancora bloccate per la designazione dei commissari: innanzitutto la lista c'è ma poi non è così, le opere non sono mai state bloccate, perché i poteri dei commissari sono stati attribuiti dal decreto semplificazioni ai responsabili unici di progetto. Gli appalti di Anas e Fsi sono cresciuti 43,3 mld rispetto ai 39,4 del 2019. È un florilegio ma lo dico: questo è stato possibile grazie alla condivisione, collaborazione, responsabilità in ciascuna forza politica», dice Conte facendo riferimento a una critica che gli è stata mossa da Iv. 

Con pandemia Governo unito

«Con la pandemia, con la sua sofferenza, il Paese si è unito. Si è elevato il senso di unità del governo, si sono elevate le ragioni dello stare insieme». Di fronte alla pandemia il governo ha dovuto «operare delicatissimi, faticosissimi, bilanciamenti dei princìpi e dei diritti costituzionali. In questi mesi così drammatici, pur a fronte di una complessità senza precedenti, questa maggioranza ha dimostrato grande responsabilità, raggiungendo - certamente anche con fatica - convergenza di vedute e risolutezza di azione, anche nei passaggi più critici». «Abbiamo coltivato - sottolinea - un costante e serrato dialogo con tutti i livelli istituzionali, a partire dalle Autorità regionali sino a quelle comunali, nella consapevolezza che solo praticando indefessamente il principio di "leale collaborazione" sarebbe stato possibile perseguire strategie di intervento efficaci, considerato - a tacer d'altro - che le competenze in materia di gestione sanitaria sono rimesse primariamente alle Regioni».

Sul recovery

«Io ho già rilevato che il dialogo tra politica e scienza è diventato particolarmente intenso. In realtà, mai come in questo periodo la »politica« è stata chiamata ad assolvere alla sua più nobile missione, di operare scelte per il bene comune, alcune delle quali di portata oserei dire »tragica«. »Fortemente «politica» è stata la determinazione con la quale il Governo, primo fra tutti i governi europei, ha chiesto all'Unione di rispondere alla crisi in modo radicalmente diverso rispetto al passato e di farsi promotrice di politiche espansive, finanziate da strumenti di debito comune, orientate al raggiungimento di strategie condivise. Lo storico accordo sul programma Next generation EU, per il raggiungimento del quale l'Italia ha avuto un ruolo propulsivo e decisivo, spendendosi in ogni sede, a ogni livello formale e informale, non solo ci consente di disporre di 209 miliardi di euro, ma ha impresso alla politica europea una svolta irreversibile, inaugurando un nuovo corso, suscettibile di mutare profondamente i paradigmi delle politiche economiche e il volto stesso dell'Unione europea«. »Ne discuteremo di questa svolta, prossimamente, nell'ambito della conferenza sul futuro dell'Europa. Non è questo l'esito, anch'esso eminentemente politico, della scelta europeista che ha rappresentato una delle ragioni fondative dell'alleanza di Governo?«, ha chiesto il premier. 

CRISI DI GOVERNO, IL VOTO DEL SENATO

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA