Non era questa la strada che voleva percorrere ma senza i numeri in aula si è rivelata l'unica percorribile. Strada stretta e in salita: oggi Giuseppe Conte salirà al Colle per rassegnare le dimissioni. A quel punto il presidente Mattarella farà le sue scelte, probabilmente avvierà consultazioni lampo con tutte le forze politiche per poi decidere se affidare un reincarico al premier uscente per un ter.
Con le dimissioni il premier salterebbe il voto delle Camere sullo stato della Giustizia, l'ostacolo previsto per domani quando la maggioranza non avrebbe retto alla prova dei numeri.
Chi ha tessuto la rete delle trattative lascia trapelare ottimismo, il presidente del Consiglio avrebbe in mano numeri certi, tanto che ancora ieri sera Pd, M5s e Leu affollavano i social con promesse di fedeltà a Giuseppe Conte definito (copyright del segretario dem Zingaretti) «il punto di equilibrio più avanzato» in grado di «raccogliere il consenso».
Il rischio però c'è. Rimangono in campo anche le possibilità di un governo di unità nazionale (Forza Italia ha già dato la sua disponibilità) o, come extrema ratio, l'ipotesi di elezioni anticipate (chieste da Lega e FdI).
Di certo i pilastri su cui poggeranno le decisioni del presidente della Repubblica sono due: una maggioranza stabile e un governo coeso. Quello che serve al Paese per affrontare mesi che si annunciano ancora lunghi e complicati. Ieri l'incertezza sulle sorti del governo ha pesato sulla Borsa di Milano che ha chiuso in rosso (-1,6%).