Lockdown, decreto Natale per le riaperture: orari più lunghi e ristoranti attivi

Lockdown, decreto Natale per le riaperture: orari più lunghi e ristoranti attivi
Lockdown, decreto Natale per le riaperture: orari più lunghi e ristoranti attivi
di Marco Conti
5 Minuti di Lettura
Domenica 15 Novembre 2020, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 22:07

Anche se qualche virologo inizia già a sperarlo, sarà difficile che il governo possa reggere un decreto che imponga a figli e genitori la tombola via Skype a Natale e i regali comprati solo via internet. Il primo ad averlo compreso è il solitamente cauto ministro della Difesa Lorenzo Guerini che da buon lombardo conosce i sacrifici dei suoi concittadini chiusi nella zona rossa e dice ai suoi colleghi, senza giri di parole, che «non c’è bisogno di regole per vivere il Natale da dare alle persone, lo fanno da sole, perché tutti siamo seri, responsabili». 

Nessuna regola ulteriore, quindi, che stabilisca chi potrà entrare nelle nostre case nei giorni di festa.

E anche se il 25 e il 31 dicembre non sarà possibile festeggiare come nel passato, è complicato pensare che qualcuno possa controllare oltre le mura domestiche. Anche se la cautela spinge i ministri a spiegare che prima occorre attendere i dati che verranno fuori il 3 dicembre, a palazzo Chigi le dita restano incrociate e si guarda con speranza e adorazione l’indice Rt che anche ieri è sceso. L’obiettivo è spingerlo in tutte le regioni, anche quelle divenute rosse solo oggi, vicino all’1 in modo da poter concedere qualche “spazio” non solo alle famiglie ma soprattutto alle imprese che hanno dovuto chiudere o ridurre drasticamente l’orario di lavoro.

LEGGI ANCHE --> Covid, contagiati al pranzo di cresima: a Otranto scatta la corsa al tampone


La consapevolezza che occorra quanto prima ridare ossigeno all’economia e qualche spiraglio di serenità al Paese è ben presente nell’esecutivo che sa di non poter reggere ulteriori giri di vite dopo quello contenuto nell’ultimo dpcm che ha diviso il Paese in fasce colorate. Anche se «è presto per parlarne», come sostiene il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, l’argomento di come e quando riaprire è spuntato fuori in più di una riunione della Cabina di regia e negli incontri del governo con le regioni proprio quando si è discusso della necessità di «chiudere ora per riaprire a metà dicembre». Una decisione verrà presa «dopo la scadenza dell’ultimo Dpcm, il 3 dicembre, e dipenderà dai dati dell’epidemia», sottolinea Boccia che non manca anche di specificare che «in ogni caso saremo rigorosi». Nessuno pensa si possa tornare al “tana libera tutti” della scorsa estate e alla riapertura delle discoteche, ma del possibile allentamento dell’orario del coprifuoco - ora alle 22 - e della necessità di ridare a bar e ristoranti la possibilità di restare aperti anche la sera, si è già iniziato a discutere.

In attesa che la curva dei contagi cali ancora, l’ala del governo meno rigorista, o meno «catastrofista», per dirla con Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani, è già al lavoro e da ieri annovera anche il ministro Guerini. L’esigenza di dover intervenire con un nuovo dpcm che permetta di festeggiare il Natale, seppur con tutte le precauzioni, è data per scontata non solo per la scadenza dell’attuale, ma per iniziare ad allentare alcune prescrizioni che riguardano anche le regioni in zona gialla. L’intervento si pensa possa avvenire per gradi dopo il 3 dicembre e possa riguardare inizialmente le regioni più virtuose in attesa che anche le altre si allineino e possano essere inserite anch’esse nel nuovo decreto che allungherà gli orari degli esercizi pubblici - mettendo limiti alla capienza - e permetterà gli spostamenti tra regioni. Un intervento, quindi, in due tempi in modo da non scatenare folli corse nei locali e negli esercizi commerciali già ad inizio del nuovo mese e arrivare a ridosso del giorno di Natale con ulteriori concessioni.

«Sarà un Natale sobrio nei comportamenti», come prevede la ministra Teresa Bellanova, «per non vanificare gli sforzi fatti», come si augura il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, ma che permetterà alle famiglie di riunirsi anche a casa senza obblighi “ope legis”, ma raccomandazioni ed inviti al buon senso e alla responsabilità. D’altra parte i mesi che ancora mancano all’arrivo del vaccino e alla bella stagione sono ancora tanti, ma proibire il cenone sarà pressochè impossibile anche perché in questi giorni si accetta in molte zone del Paese di tirare il freno proprio con la promessa che si potrà festeggiare il Natale. Magari a casa, magari andando in Chiesa a gruppi o per fasce di età, come qualcuno sta valutando, magari comprando regali non solo via internet come suggerisce maldestramente l’infettivologo Massimo Galli.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA