La Puglia rischia la fascia rossa, ma il presidente Emiliano gioca d’anticipo e con una lettera al governo chiede di inserire tra le aree con le chiusure più rigorose solo una parte della regione, le province di Foggia e Bat (Barletta, Andria e Trani). La Basilicata vede aumentare la pressione delle terapie intensive e domani, quando usciranno le nuove valutazioni della cabina di regia sui 21 parametri, rischia di passare dalla fascia arancione a quella rossa. In bilico anche la Liguria, anche se il governatore Toti dice che il quadro è migliorato. Agenas (Agenzia nazionale sanità) avverte: 17 Regioni vicine alla saturazione delle terapie intensive. La corsa dei contagi rallenta, ma la situazione è ancora a rischio. Da escludere per Natale riaperture generalizzate.
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La Lombardia resterà in fascia rossa quanto meno fino al 27 novembre.
Veneto e Lazio, le due regioni in fascia gialla, comunque stanno tenendo. Addirittura l’Rt del Lazio sta scendendo attorno a 1. Anche ieri si è confermata la diminuzione dell’aumento dei nuovi casi, ma comunque sempre di incremento di tratta. Sono 34.282 i positivi in 24 ore con una flessione della percentuale degli infetti sul numero di tamponi eseguiti (14,6 per cento). Frenano i ricoveri: più 58 in terapia intensiva. Drammatico il bilancio dei decessi, 753. Avverte il ministro della Salute, Roberto Speranza: «Senza sacrifici non si può piegare la curva».
Di fronte a questo quadro, si riafferma nel governo la linea della prudenza. Traduzione: nessuna Regione scenderà sotto il livello “giallo”. «Aprire tutto non è contemplato, serve cautela fino a quando non abbiamo la certezza che ne siamo fuori», dice il ministro delle Regioni, Francesco Boccia. E la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa: «Faremo di tutto perché il Natale sia reso più tradizionale possibile, ma è ovvio che non si potrà rivedere il film che abbiamo già visto durante l’estate».
I governatori però mordono il freno. L’obiettivo è ottenere il 3 dicembre un Dpcm che consenta un allentamento, in vista del Natale, con la riapertura di bar, ristoranti e negozi in tutta Italia. O quasi. Ecco il ligure Toti che da arancione vuole transitare a zona gialla: «Ci sono in giro troppi catastrofisti, qualcuno sembra quasi provare un sottile piacere nel pronosticare un Natale cupo, chiusi in casa e lontani dagli affetti più cari». Ed ecco il lombardo Fontana: «Ora siamo prudenti, ma dobbiamo fare il Natale e dobbiamo farlo con una certa libertà». Più cauto, anzi di segno opposto, il governatore piemontese Alberto Cirio: «La mia paura è quella del Natale. Se immaginiamo di farlo come qualcuno ha vissuto le settimane dell’estate, a gennaio o febbraio ritorneremo in questa situazione e non possiamo permettercelo».
Nel frattempo va avanti il braccio di ferro tra governo e governatori sui 21 parametri usati per decretare la sorte delle Regioni. Il tema verrà affrontato oggi pomeriggio durante il vertice tra i ministri Boccia, Speranza, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Brusaferro e i rappresentanti delle Regioni che chiedono maggiore discrezionalità politica al momento di adottare le ordinanze di chiusura. Il governo però è intenzionato a respingere la richiesta: «Il sistema per parametri ci consente interventi mirati e di introdurre misure restrittive limitate nel tempo e ben dosate sull’effettivo livello di rischio dei territori», ha detto il premier Conte. Ma la partita non è del tutto chiusa: la linea dell’esecutivo è che se saranno i tecnici della cabina di regia ad accettare una modifica ai criteri finora usati, l’esecutivo non si opporrà.
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