Meloni in Libia, ecco l'intesa: più gas per l'Italia, a Tripoli motovedette e droni contro gli scafisti

Messaggio a Russia e Cina: «Stop alle influenze su Tripoli»

Meloni in Libia, intesa sul gas: più metano per l'Italia, a Tripoli motovedette e droni contro gli scafisti
Meloni in Libia, intesa sul gas: più metano per l'Italia, a Tripoli motovedette e droni contro gli scafisti
di Alberto Gentili
5 Minuti di Lettura
Domenica 29 Gennaio 2023, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 13:04

La visita di Giorgia Meloni a Tripoli, assieme ai ministri Antonio Tajani (Esteri) e Matteo Piantedosi (Interni), ha avuto un menu ricco. La premier ha benedetto l’accordo, firmato dal capo di Eni Claudio Descalzi, da 8 miliardi di dollari per l’estrazione di gas e una fornitura aggiuntiva per l’Italia. Ha siglato un patto per frenare le partenze dei migranti, garantendo cinque nuove motovedette finanziare dall’Ue con cui pattugliare il Mediterraneo e fermare gli scafisti. E si è impegnata a lavorare, chiedendo all’Onu di stilare una «tabella di marcia» per portare «a elezioni il prima possibile», alla pacificazione della Libia. Anche per frenare «le influenze straniere destabilizzanti». Russia in primis, ma anche Cina.

La delegazioni italiana a Tripoli è stata accolta con tutti gli onori. E a sottolineare il calore dell’accoglienza, il premier del governo di unità nazionale, Abdul Hamid Dbeibah, ha diffuso una foto in cui il leader libico cinge le spalle della sua ospite mentre, da soli su una scala mobile, salgono ridendo al piano superiore del complesso «Ghabet El Nasr» dove si sono svolti i saluti di benvenuto.

Come avvenuto lunedì scorso ad Algeri, Meloni nel colloquio con Dbeibah ha spiegato la strategia italiana per «aiutare i Paesi africani a crescere e a diventare ricchi». Una cooperazione, nel quadro del “Piano Mattei per l’Africa”, che «non è e non sarà predatoria». E nella quale si inserisce «lo storico accordo» sul fronte energetico, utile anche per trasformare l’Italia «nell’hub energetico dell’intera Unione europea».
Per Meloni, la cooperazione sul gas e gli 8 miliardi promessi dall’Eni rappresentano «uno dei contributi più significativi che si possono dare alla stabilizzazione e alla crescita della Libia».

Stabilizzazione decisiva anche per frenare le partenze dei «migranti irregolari» dal Paese nordafricano. Un dossier definito dalla premier «centrale». La ragione: «Oltre il 50%» dei migranti che sbarcano sulle coste italiane «provengono dalla Libia». Perciò «si devono intensificare gli sforzi» per il «contrasto alla tratta di essere umani». Da qui la firma di Tajani sul memorandum per la fornitura di cinque motovedette alla Guardia costiera libica, questa volta «finanziate dall’Unione europea». E l’impegno del ministro degli Interni, Piantedosi, a offrire al governo di Tripoli sostegno nella lotta agli scafisti con la formazione del personale, lo scambio di dati sensibili e il supporto tecnico-operativo grazie alla fornitura di droni, per individuare le partenze degli scafisti e per il controllo dei confini meridionali e orientale. In più a giorni diventerà operativa una task force congiunta, con una prima riunione a Roma.

Quello dei migranti, ha rimarcato Meloni, «è tema che non riguarda solo l’Italia e la Libia, ma l’Unione europea nel suo complesso». Con aiuti targati Ue, perché «il modo più strutturale per affrontare il tema delle migrazioni è consentire alle persone di crescere e prosperare» nei loro Paesi. E questo si ottiene «aiutando» gli Stati africani. Un dossier, ha promesso Meloni, che verrà affrontato dal Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio e che dovrà portare a «fatti concreti e visibili», come ha detto a quattr’occhi Meloni a Dbeibah.

Giorgia Meloni in Libia: «Basta migrazioni illegali, è tema Ue. Italia hub energetico per l'Europa». Eni, progetto gas: investimento da 8 miliardi

LA STABILIZZAZIONE
La pacificazione della Libia, con le ingerenze russe e una guerra civile che va avanti da anni, per Meloni «è prioritaria». Per questo il governo italiano sostiene la mediazione dell’Onu affinché si celebrino «quanto prima» le elezioni presidenziali e parlamentari. E, come aveva fatto Tajani ad Ankara e Il Cairo, la premier «ha condiviso le preoccupazioni dell’Onu per lo stallo dei negoziati in corso», riferisce una fonte di governo, sollecitando al tempo stesso l’inviato speciale delle Nazioni unite, Abdoulaye Bathily, a «stilare e finalizzare una tabella di marcia, che sia sostenuta con convinzione dalla comunità internazionale». In sintesi, Meloni ha lanciato «un patto per la sovranità della Libia» e la fine della guerra tra Tripoli e il generale Khalifa Haftar. Da parte sua Dbeibah, che ha parlato di «forte amicizia» tra Italia e Libia, ha garantito che il governo di unità nazionale libico è disponibile a «sostenere gli sforzi dell’Onu» e ha assicurato l’impegno «per superare la fase di transizione verso la stabilità del Paese attraverso un processo elettorale trasparente e onesto».
Non poteva mancare, tra i temi dei colloqui, la famosa autostrada promessa da Silvio Berlusconi a Gheddafi. E Meloni ha messo a verbale: «La Libia è un mercato strategico per le nostre aziende, vale per l’energia, ma anche nel campo delle infrastrutture. Ci impegniamo a portare avanti il progetto dell’autostrada e intendiamo iniziare prima possibile i lavori sull’aeroporto internazionale di Tripoli».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA