Recovery, Meloni: «Fondi e poteri per Roma, sfido Draghi a fare sul serio»

Recovery, Meloni: «Fondi e poteri per Roma, sfido Draghi a fare sul serio»
Recovery, Meloni: «Fondi e poteri per Roma, sfido Draghi a fare sul serio»
di Mario Ajello
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Lunedì 3 Maggio 2021, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 19:58

Giorgia Meloni lancia la sua sfida su Roma al governo e alla maggioranza: a fronte dell’occasione mancata dei fondi non previsti dal Recovery per la Capitale, «si dia immediata attuazione all’ordine del giorno di FdI con cui si chiede di trasferire poteri e risorse speciali per Roma Capitale». Serve «solo la volontà politica per farlo», avverte la leader di Fratelli d’Italia.

Roma senza fondi/ La necessità di semplificare per consentire la ripartenza

Giorgia Meloni si aspettava di più o di meno dal governo Draghi?
«Francamente penso che molti italiani che avevano creduto bastasse Draghi per dare la svolta dopo la pessima stagione di Conte siano rimasti delusi.

Noi dal primo momento abbiamo evidenziato come non sarebbe bastato un premier, per quanto certamente più credibile di Conte, a modificare un assetto parlamentare in cui è la sinistra che la fa da padrone. E infatti il risultato è stata una sostanziale continuità nelle scelte e nelle politiche. Nonostante Draghi debba fare i conti con un Parlamento in mano a Pd e M5S, avrebbe però potuto imporre delle scelte più coraggiose di quelle fatte finora in ambito di contrasto alla pandemia, ma anche di sostegno al nostro tessuto produttivo».

Ci si sarebbe aspettati, dall’unico patito di opposizione, che avrebbe aizzato e guidato le piazze. Non è che questo compito se lo sta prendendo la Lega e non voi con il rischio di sentirvi scavalcati?
«Abbiamo annunciato un’opposizione patriottica ed è quello che stiamo facendo. Critichiamo aspramente i provvedimenti su cui non siamo d’accordo, difendiamo la democrazia parlamentare dal tentativo costante di esautorare le Camere, portiamo le nostre proposte per uscire dalla pandemia e dalla crisi economica. Lo facciamo difendendo dall’opposizione le idee e i programmi del centrodestra che, nonostante gli sforzi dei nostri alleati, sono quasi sempre marginalizzati nell’agenda di questo governo. Se oggi si è messo in discussione il coprifuoco ed è stata resa evidente l’inadeguatezza di Speranza è grazie alle iniziative parlamentari di Fratelli d’Italia. Continueremo a farlo. A noi non interessa aizzare le piazze o cavalcare lo scontento. FdI si batte per dare voce a imprese, lavoratori, cittadini che non si sentono ascoltati dall’attuale maggioranza. Ciò non toglie che quando lo abbiamo ritenuto giusto siamo anche scesi in piazza, come sull’iniziativa contro il coprifuoco».

Draghi parla sempre a lungo con lei. Letta con lei dialoga e con Salvini no. Governo e sinistra sono meloniani?
«Draghi e Letta sono al governo insieme a Salvini e Forza Italia. Immagino che avranno numerose occasioni di confrontarsi ad esempio in occasione dei Cdm. Evidentemente per questo, quando Draghi e Letta hanno occasione di confrontarsi con l’unica opposizione a questo governo, ci sono maggiori questioni da affrontare. Ovviamente nessuno nell’esecutivo è meloniano altrimenti starebbe all’opposizione. Quello che è certo è che io non sono “draghiana”, né tantomeno “lettiana”. Sono semplicemente una persona convinta delle idee che sostiene e che le sottopone a tutti sperando che vengano recepite, per il bene dell’Italia. Quanto a Draghi e Letta, mettiamola così: saranno un po’ meloniani il giorno in cui aboliranno il coprifuoco, consentiranno di riaprire in sicurezza tutte le attività, fermeranno l’immigrazione clandestina e metteranno da parte Ius soli e legge Zan. Purtroppo per gli italiani, non mi pare uno scenario imminente».

Non danno all’opposizione la guida di Copasir e Vigilanza. Resterete fuori anche dalla Rai direte che vi ghettizzano come il vecchio Msi?
«Noi non abbiamo la sindrome del ghetto. Usavano la stessa metafora anche quando abbiamo deciso di restare fuori dall’ammucchiata pro Draghi, ora a distanza di poche settimane tutti gli osservatori riconoscono la dignità, persino la necessità, della nostra posizione. Quanto alle commissioni di garanzia si tratta semplicemente di rispetto delle regole democratiche. Avremmo potuto chiedere anche quelle che, per prassi, spettano alle opposizioni. Ci siamo limitati a chiedere quella del Copasir che spetta all’opposizione per legge. È assurdo essere costretti a tirare in ballo il Quirinale per ottenere il rispetto delle leggi e di un principio chiaro in ogni democrazia: il controllato non può fare il controllore. La violazione degli equilibri democratici alla quale stiamo assistendo non è un dispetto che si fa a FdI, ma un grave precedente che domani potrebbe ritorcersi contro chi oggi lo sta attuando».

 

Fedez dal palco del concertone ha difeso il ddl Zan attaccando la Lega. Un intervento anti-politico più forte della stessa politica?
«Nulla di sorprendente. Per l’ennesima volta il Concertone è stato un pretesto per battaglie ideologiche, come il ddl Zan, che non c’entrano nulla con il lavoro e i diritti dei lavoratori. Il tutto sulla tv pubblica e a spese degli italiani. In questo contesto c’è chi usa quel palco per farsi pubblicità e confezionarsi un megaspot, utile per ad affermarsi ulteriormente nei circuiti che contano».

E le accuse di censura? La Rai certo non ne esce bene.
«Se c’è qualcuno che è penalizzato in Rai, e in particolare su Rai3, non è certo la sinistra e i suoi sostenitori - cantanti e artisti del Concertone compresi - ma l’opposizione al governo. E non sono io a dirlo ma i dati. A questo si aggiunge un paradosso: parla di censura chi vorrebbe introdurre con il ddl Zan la censura per legge e punire con il carcere chi non si allinea al pensiero unico dominante. I Fedez di turno sono utili al sistema e servono solo a prestare un volto accettabile a questa deriva liberticida».

Si fa o non si fa la commissione d’inchiesta su Speranza?
«Come noto noi ritenevamo, e dopo il caso dei voli dall’India continuiamo a ritenere, che Speranza non sia adeguato. E da mesi chiediamo trasparenza sulla vicenda del piano pandemico, denunciata dal dottor Zambon e ora al vaglio della procura di Bergamo. Grazie a una richiesta di due deputati di FdI il governo ha dovuto rendere disponibili gli atti. Fratelli d’Italia ha già depositato alla Camera il 16 aprile la proposta di legge per istituire una commissione d’inchiesta: chi ci sta voti con noi per calendarizzarla immediatamente e facciamo luce su questa vicenda incresciosa».

Niente investimenti sulla Capitale nel Recovery. Roma dimenticata come sempre anche con un premier romano?
«Si sono persino sforzati di trovare un titolo altisonante, Caput Mundi, per coprire una ridicola elemosina. 500 milioni di euro destinati solo ai beni culturali sono un insulto, non ci sono le risorse per il potenziamento delle metropolitane o per risolvere la disastrosa questione dei rifiuti. Su Roma voglio sfidare Draghi e la maggioranza: si dia immediata attuazione all’ordine del giorno di FdI approvato dalla Camera con cui si chiede di trasferire poteri e risorse speciali per Roma Capitale, proprio come avviene per le più importanti capitali europee. Serve solo la volontà politica per farlo. La città ha già subito il malgoverno della Raggi, ora meriterebbe un po’ di fiducia».

Pure voi però cincischiate sulla scelta del candidato sindaco. Perché non si prende un caffè con Salvini e mettete fine alla telenovela?
«Da settimane chiedo che si riunisca il tavolo del centrodestra per sciogliere alcuni nodi politici, tra cui naturalmente quello dei candidati sindaco a Roma e nelle altre grandi città. Noi ci siamo, siamo pronti anche domattina con le nostre proposte e una rosa di candidati assolutamente adeguata per spodestare la sinistra e i Cinque Stelle. In termini assoluti non siamo in ritardo, basti guardare a quello che avviene a Roma nel centrosinistra, ma è bene non perdere altro tempo». 

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