Lockdown un anno dopo: siamo solo più pessimisti. Sale la rabbia, cala la fiducia

Lockdown un anno dopo: siamo solo più pessimisti. Sale la rabbia e cala la fiducia
Lockdown un anno dopo: siamo solo più pessimisti. Sale la rabbia e cala la fiducia
di Claudia Guasco
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Mercoledì 17 Marzo 2021, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 10:58

Di nuovo chiusi in casa, come un anno fa. E se questa volta è possibile respirare un po' di aria fresca che non sia solo quella che entra dalle finestre, a fare la differenza non è ciò che c'è fuori bensì dentro di noi. Oggi gli italiani sono un po' meno preoccupati di marzo 2020, ma accanto a un denso e persistente strato di incertezza, rabbia e rassegnazione hanno preso il posto di paura e angoscia.

Se a marzo scorso eravamo terrorizzati dal Covid, malattia sconosciuta, ora siamo sempre più insofferenti alle restrizioni.

E anche insensibili alle morti da pandemia, come rileva l'ultimo sondaggio di Swg, di fronte alle quali mostriamo una sorta di assuefazione.

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SITUAZIONE DI GUERRA
Se a marzo 2020 il 58% degli italiani si definiva «molto preoccupato» per la diffusione del virus, oggi si scende al 44%. Siamo più rassegnati (28% contro l'11 di un anno fa), in balia dell'incertezza (54% rispetto al 47), parecchio arrabbiati (27% dal 17), molto meno impauriti (20% contro 34%). La fiducia è in calo dal 15 all'11%, la gratitudine crolla dal 9 al 3%. «Quella che stiamo vivendo è paragonabile a una situazione di guerra e i dati che riceviamo disegnano questo scenario», conferma Giorgio Di Lorenzo, professore associato di Psichiatria all'Università di Tor Vergata, che insieme all'ateneo dell'Aquila ha scattato una fotografia dell'Italia un mese prima che diventasse quasi tutta rossa. Il 37% degli intervistati accusa disturbi post-traumatici da stress, il 22,9% disturbi dell'adattamento, a seguire i più diffusi sono stress elevato (22,9%) e ansia (20,8%), il 17,3% manifesta depressione e il 7,3% insonnia. «Di solito quando si fanno indagini come questa specifica il professore la popolazione che accusa disturbi da stress post traumatico non supera il 3-4%; oggi la percentuale che rileviamo oscilla tra quattro e cinque volte in più. Sono risultati che immaginavamo, ma che nero su bianco ci hanno preoccupato». La conseguenza è una sensazione di pessimismo generale: a marzo scorso, registra Swg, il 51% riteneva che l'emergenza Covid sarebbe durata ancora due o tre mesi, oggi il 67% è convinto che continuerà anche dopo l'estate.

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SANITA' REGIONALE
Non si vede la fine e così cresce l'insofferenza, tre cittadini su quattro anelano di tornare alla normalità. Nessun ammutinamento, l'80% condivide le limitazioni imposte (dall'88% del 2020), ma il 76% afferma di avere bisogno di riprendere le proprie abitudini e l'occasione per esperienze nuove offerte dal lockdown viene presa in considerazione solo dal 54%. Sopratutto, la morte ci impressiona molto meno: il 33% dichiara «non mi sento colpito dai decessi per il Covid», un gelo che colpisce il 47% degli uomini, il 42% dei quali tra i 40 e i 55 anni. Insensibilità e rabbia, secondo il sondaggio Swg, sono le caratteristiche dominanti di questo secondo lockdown, insieme a una valutazione critica della Sanità affidata alle Regioni. Per il 70% degli italiani, l'80% residenti al sud, la riforma del 2001 ha aumentato le disuguaglianze sociali, e per il 63% (l'82% nel Mezzogiorno) ha peggiorato la qualità della vita dei cittadini.

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