Green pass, svolta Viminale: i gestori dei locali possono verificare l'identità dei clienti

Green pass, il Viminale: i locali non sono obbligati a controllare il documento d'identità
Green pass, il Viminale: i locali non sono obbligati a controllare il documento d'identità
di Cristiana Mangani
5 Minuti di Lettura
Martedì 10 Agosto 2021, 21:13 - Ultimo aggiornamento: 12 Agosto, 11:02

L’unico obbligo per i gestori dei ristoranti e dei bar sarà quello di controllare il Green pass, prima di fare entrare il cliente. Non è escluso, però, che i titolari dell’esercizio pubblico possano chiedere anche di esibire il documento di identità, qualora il caso lo richiedesse: il certificato verde fosse palesemente falso e fosse intestato a una persona diversa da quello che lo ha mostrato. Il Viminale mette ordine tra regole confuse, proteste e dissensi, con una circolare che è stata vagliata da Palazzo Chigi. Potevano essere fraintese le dichiarazioni rese dalla ministra Luciana Lamorgese il giorno precedente, con la quali ha evidenziato che non spettava ai ristoratori chiedere il documento di identità. E dunque è stato necessario intervenire rapidamente per chiarire ogni questione.
Cosa potrà e dovrà fare il titolare di esercizio pubblico? Innanzitutto dovrà esigere la presentazione del Green pass «in ogni caso». A quel punto, se una persona presenta un attestato che desta perplessità, potrà chiedere di vedere il documento di identità, perché ha il titolo per poterlo fare, sebbene non sia un pubblico ufficiale. 

 

Il parere

Ha riconosciuto questa possibilità anche il Garante per la privacy che, rispondendo a un quesito rivolto all’Autorità dalla Regione Piemonte sull’attività di verifica e di identificazione da parte degli esercenti di ristoranti e bar, ha precisato: «Le figure autorizzate alla verifica dell’identità personale sono quelle indicate nell’articolo 13 del dpcm 17 giugno 2021, salvo ulteriori modifiche che dovessero sopravvenire».

Tra i soggetti elencati ci sono anche «i titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi», che possono richiedere agli intestatari della certificazione verde di esibire un documento d’identità.
 

Spiega la circolare che «la verifica non ricorre indefettibilmente, ma nei casi di abuso o di elusione delle disposizioni» Insomma, non hanno l’obbligo, ma - se vogliono - sono autorizzati a farlo. La stessa cosa vale per gli steward negli stadi o gli addetti alla security, in caso di eventi che prevedono la partecipazione di molte persone, dai concerti alle partite. Avranno anche loro il compito di controllare il Green pass e, qualora lo ritenessero necessario, potranno chiedere di vedere il documento di identità. Se il cliente dovesse rifiutarsi, «i verificatori» potranno chiamare le forze di polizia (polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili urbani), che provvederanno a controllare la persona ed eventualmente a denunciarla. Altra possibilità è che il titolare di esercizio pubblico consenta l’ingresso nel locale senza il Green pass. A quel punto anche per lui scatteranno sanzioni pesanti, con il rischio di vedersi ritirata la licenza.
 

Le indicazioni fornite dal Viminale altro non sono che una spiegazione ulteriore di quanto già indicato nell’articolo 13 del dpcm del 17 giugno 2021. E altri chiarimenti arriveranno con le Faq del Governo. 
 

Green pass, il Garante della Privacy: «Titolari dei locali possono chiedere i documenti»

SCARICA LA CIRCOLARE IN FORMATO PDF

Green pass, Salvini: «Lamorgese si dia una mossa a fermare gli sbarchi, anziché preoccuparsi dei controlli nei bar»

Green pass, Andreoni: «Le mense aziendali come i ristoranti, sul lavoro serve la massima sicurezza»

Forze in campo

Alle forze di polizia spetteranno i controlli che, per quanto a campione, dovranno essere massicci, soprattutto nelle località turistiche dove, in questo periodo, ci sono le maggiori presenze. C’è il rischio - viene ancora specificato nella circolare - che se l’epidemia si diffondesse troppo si dovrebbero ripristinare «le misure restrittive a fini di contenimento del contagio». Da qui la necessità, da parte di prefetti e questori, di mettere in campo «un’apposita programmazione in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza».

Un aiuto ai titolari di pubblici esercizi arriva da un’app gratuita messa a disposizione da Palazzo Chigi. Serve a verificare se una certificazione verde è autentica. Si chiama “VerificaC19”, si installa su un dispositivo mobile (non è necessario avere una connessione internet) e non memorizza le informazioni personali sul dispositivo del verificatore.
 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA