Global minimum tax, cos'è e quando viene applicata la tassa che colpisce le multinazionali digitali (in Italia vale 30 miliardi)

Genera 60 miliardi in più di entrate fiscali solo negli Stati Uniti

Global minimum tax, cos'è e quando viene applicata
Global minimum tax, cos'è e quando viene applicata
di Ste. P.
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Sabato 30 Ottobre 2021, 14:39 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 11:31

Arriva al G20 di Roma la global minimun tax del 15%. Ma cos'è la tassa minima globale? È un accordo internazionale per tassare con un'aliquota fiscale minima le multinazionali che hanno un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro (890 milioni di dollari). Riguarda soprattutto i colossi del web come Google, Facebook, Amazon e Apple. Ma non solo. Porterebbe in dote circa 150 miliardi di dollari (127 miliardi di euro) di entrate fiscali aggiuntive a livello globale. L'accordo ha una portata enorme: obbliga le grandi aziende a pagare un’imposta in ognuno dei paesi in cui sono attive e fanno profitti (invece che beneficiare di un fisco agevolato in alcuni paesi).

All'accordo internazionale hanno aderito i 136 membri dell'Ocse/G20 Inclusive Framework on Base Erosion and Profit Shifting (Beps), inclusi tutti i Paesi G20, pari al 94% del Pil mondiale. Con l'adesione di Estonia, Ungheria e Irlanda, l'accordo è ora sostenuto da tutti i paesi dell'OCSE e del G20. Quattro paesi - Kenya, Nigeria, Pakistan e Sri Lanka - non hanno ancora aderito. Il G20 ha chiesto ai membri dell'Inclusive Framework di elaborare rapidamente gli strumenti giuridici (modelli di legislazione domestica e una Convenzione multilaterale) per l'implementazione delle nuove regole, con l'obiettivo di una loro entrata in vigore entro il 2023. Sono due i pilastri dell'accordo che si chiama "Statement on the Two-Pillar Solution to Address the Tax Challenges Arising from the Digitalisation of the Economy".

Questo documento è stato consegnato ai ministri delle finanze del G20 riuniti a Washington D.C. il 13 ottobre, e poi oggi, a Roma.

Prossimi passi? I Paesi mirano a firmare una convenzione multilaterale nel corso del 2022, con un'attuazione effettiva nel 2023. La convenzione è già in fase di sviluppo.

Ricavi ridistribuiti - Il primo punto dell'accordo è la riallocazione dei diritti di tassazione delle imprese multinazionali più grandi e profittevoli, cioè quelle che hanno ricavi globali di almeno 20 miliardi di euro l’anno e un margine di profitto di almeno il 10 per cento. L'accordo prevede che il 25% dei profitti (eccedenti il 10% dei ricavi) delle multinazionali venga allocato nelle giurisdizioni di mercato in cui tali imprese superano una soglia di ricavi rilevanti. Che vuol dire? Che si applica il principio che le multinazionali debbano pagare le tasse nel paese in cui sono localizzati i beni e le attività commerciali che generano reddito.

Si introduce, dunque, un diritto di imposizione sulle multinazionali attive in un Paese, indipendentemente dal fatto che esse siano fisicamente presenti sul territorio di quel Paese.

L'accordo prevede una clausola sospensiva e un impegno a rimuovere le diverse digital / web tax fiorite nei vari Paesi, e altre misure unilaterali simili, e di astenersi dall'introduzione di nuove imposte dello stesso genere in futuro, una volta che le nuove regole saranno in vigore.

Allentamento delle tensioni commerciali - Sulla base di tale accordo, l'Italia, con Austria, Francia, Regno Unito e Spagna, ha concluso un accordo con gli Stati Uniti sulla transizione dalle imposte sui servizi digitali esistenti alle nuove regole internazionali. Gli Stati Uniti si sono poi impegnati a porre termine alle sanzioni commerciali adottate dallo US Trade Representative nei confronti di tali Paesi. 

L'aliquota - Il secondo punto prevede la tassazione minima del 15% sugli utili delle grandi imprese multinazionali in ogni Paese dove operano.  La nuova aliquota minima si applicherà alle società con entrate superiori a 750 milioni di euro e si stima che genererà circa 150 miliardi di dollari di entrate fiscali globali aggiuntive ogni anno. Tra i benefici, viene sottolineato questo: «la maggiore certezza fiscale per i contribuenti e le amministrazioni fiscali». Un modo per scoraggiare la corsa verso i paradisi fiscali che con apposite agevolazioni permettono una riduzione della base imponibile. 

Quanto vale?

Risposta: tanto. In Italia la minimum tax varrebbe 30,3 miliardi di euro. Ecco i conti in tasca ai colossi del web.

L'indagine annuale sulle corporation digitali mondiali, condotta dall'Area Studi Mediobanca, riporta che il fatturato complessivo è di oltre i 9 miliardi, con un +49,6% di margine operativo netto sul primo semestre 2020 e utili netti  che si impennano (+80,2%). I giganti del web, sempre secondo il report di Mediobanca, guadagnano 27 milioni al giorno, quasi il triplo rispetto al 2018.

Nei primi sei mesi del 2021 è aumentata anche la loro liquidità (+5,5 miliardi al mese): 639 miliardi a fine giugno. Queste multinazionali digitali sono habituè dei paradisi fiscali: tutte le cinesi hanno la sede legale nelle Isole Cayman e tutte le statunitensi (ad eccezione di Microsoft) hanno la sede legale nello stato del Delaware. Nel 2020 circa il 40% dell'utile ante imposte delle Top25 è stato tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio di 10,7 miliardi nel 2020 e di 24,5 miliardi nel triennio 2018-2020. Le imposte aggregate sono state pari a 27,8 miliardi, con un aliquota media pari al 12,8%, inferiore a quella media teorica del 22,4 per cento. Il fisco italiano ha incassato 80 milioni con un tax rate del 31,4% (ma sono escluse le succursali italiane di società estere). Con la Global Tax , l'accordo sulla tassazione delle multinazionali sarebbero stati 30,3 miliardi.

«Un recente studio mostra come una tassa per le corporation al 15%, dallo zero di oggi, porterebbe ad almeno 60 miliardi in più di entrate fiscali solo negli Stati Uniti: questo naturalmente aiuterebbe a realizzare la storia agenda del presidente Biden, Build Back Better Agenda, per creare posti di lavoro ben pagati e combattere la crisi climatica». Lo ha detto un alto funzionario della Casa Bianca, parlando in un briefing prima dell'inizio della prima giornata del vertice del G20 di Roma, dell'accordo che verrà sostenuto oggi dai leader per la minimum tax globale per le corporation. 

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