Conte pronto all’addio: «Rottura a un passo». Cinquestelle nel caos

M5S, Giuseppe Conte pronto a lasciare: i big in campo per blindarlo
M5S, Giuseppe Conte pronto a lasciare: i big in campo per blindarlo
di Emilio Pucci
6 Minuti di Lettura
Venerdì 25 Giugno 2021, 20:47 - Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 09:38

Il primo dato da considerare è politico: per Conte la “visione” di Grillo è troppo distante dalla sua, era stato chiamato proprio dall’Elevato a rifondare il Movimento, avrebbe voluto farlo in una cornice di trasparenza e rispetto dei ruoli, con la necessità di avere margini ampi di manovra ma senza esserne il”despota”, accusa che di fatto gli è arrivata proprio dall’ex comico. Il secondo fattore è umano: l’ex premier si è sentito tradito, sfiduciato dopo gli attacchi che gli sono piovuti, eppure ha rispetto per chi ha fondato M5s, non avrebbe voluto lo strappo. Fatto sta che per ora il giurista pugliese sta resistendo al pressing: si è preso del tempo, pensa ad una conferenza stampa all’inizio della prossima settimana, ma considera il suo addio irreversibile. In tanti, proprio mentre Grillo infuriato per le reazioni di Conte lasciava Roma (anche se non è escluso un suo ritorno nelle prossime ore), lo hanno chiamato per ribadirgli la stima, per convincerlo a non desistere. I fedelissimi sono andati a trovarlo nel suo appartamento romano. Il ministro Patuanelli, la vicepresidente del Senato Taverna e il capogruppo a palazzo Madama, Licheri, lo hanno pregato di ripensarci. Niente da fare. Ci sta provando insistentemente anche Di Maio:«Mai come adesso serve compattezza. Dialoghiamo con il massimo impegno e lavoriamo per unire», il suo appello. 

M5S, Grillo furioso: non mollo. E Di Maio prova a mediare

M5S, i mediatori

I ministri M5s si sono riuniti in una videocall, i mediatori puntano ad un incontro chiarificatore tra Conte e Grillo, c’è il caos e lo sconcerto tra le truppe pentastellate alla Camera e al Senato.

Conte non ne vuole sapere per il momento. E si tiene aperte tutte le strade. Ma il percorso off-limits è proprio quello immaginato tempo fa da Grillo, ovvero quest’ultimo garante e l’ex presidente del Consiglio capo politico. Di fatto l’intervento del “garante” ha spaccato M5s. Costretto big, deputati e senatori a scegliere tra lui e Conte. E quest’ultimo non esclude più di fare un suo partito, di chiedere come “condizione” proprio la sconfessione di colui che lo aveva chiamato a rivitalizzare il Movimento. Il ragionamento dell’avvocato di Volturara Appula parte dal momento in cui gli è stata offerta la possibilità di scendere in politica. La richiesta è stata appunto quella di rivoluzionare il M5s ma se Grillo non vuole cambiare nulla allora per l’ex premier non c’è posto, meglio il disimpegno oppure un “piano B”. A chi lo ha chiamato giura che finora non aveva mai pensato ad un “suo” partito, che in questi mesi ha lavorato solo per gli interessi del Movimento. Certo, si è preso non poco tempo per studiare il nuovo Statuto, ha mantenuto il vincolo di riservatezza con tutti, perfino con Grillo, ma con l’obiettivo di poter aprire una pagina nuova ed è stato coinvolto, senza volerlo, anche a dipanare la matassa dei rapporti con Casaleggio. 

Rissa cinquestelle/ La stabilità richiesta a un partito di governo


E ora? I pentastellati sono divisi tra chi ritiene il “visionario” l’unico portabandiera del credo M5s, lo hanno esaltato nel suo show, e chi, invece, è intenzionato a disconoscere il “padre” che con le sue invettive anti-Conte, ragiona un “big”, è partito al grido «muoia Sansone con tutti i filistei». Perché la paura nei gruppi è che si sia fatta nuovamente terra bruciata.«Ha sbattuto la porta, è tutto finito?», il terrore nelle chat. Al momento i “big” non prevedono altri progetti, c’è chi parla di un “comitato di salvezza”, un organo nel quale far sì che le decisioni vengano prese collegialmente, altri auspicano un ritorno di Di Maio che in queste settimane ha tenuto il filo del dialogo con il Pd e lavorato per tranquillizzare gli animi, altri ancora come “exit strategy” pensano che possano essere gli iscritti a votare sul nuovo corso. Si punta comunque, in un ultimo tentativo, ancora a persuadere Conte mentre Grillo con i suoi è stato tranchant, è lui - questo il suo ragionamento - a voler rompere, io gli ho detto che non può fare tutto da solo. 

 

Stile Dc

Il Movimento si spenderà per l’ex premier per salvare una situazione che è diventata insostenibile ma la convinzione di Grillo è che Conte voglia trasformare il M5s in un partito stile Dc. E non ci sta. «Se non mi volete più dovete dirmelo», ha detto giovedì ai parlamentari. Per di più c’è il tema dell’alleanza con i dem. Il garante del patto con Letta è Conte, soprattutto riguardo le amministrative e se il Movimento 5 stelle è a rischio implosione (o scissione, se l’ex premier dovesse fare sul serio il passo di chiedere di scegliere tra lui e Grillo), anche l’ex fronte rosso-giallo rischia di frantumarsi. «È una fase delicata da rispettare», dice l’ex ministro Boccia, uno dei più vicini al giurista pugliese. Ma c’è preoccupazione al Nazareno, anche se non tanta quanta ce n’è nelle fila del Movimento. In 24 ore è cambiato tutto. In diversi imputano a Conte di essersi mosso in eccessiva autonomia, di essersi fidato di cattivi consiglieri, di volere un Movimento a sua immagine e somiglianza, ma sono in tanti a mettere nel mirino il blitz di Grillo. Insomma sarà un’impresa ardua sanare la frattura. Pure tra chi parteggia per il primo e chi per il secondo. E in questo clima Casaleggio soffia sul fuoco con la sua stilettata: «Le idee di Conte non mi sono ancora chiare. Non è con uno statuto che si fa un Movimento. Sembra piuttosto un partito del ’900».

© RIPRODUZIONE RISERVATA