Giorgia Meloni: «Difendo la Capitale e voterò la norma la Lega così torna al vecchio Carroccio»

Giorgia Meloni: «Difendo la Capitale e voterò la norma la Lega così torna al vecchio Carroccio»
di Simone Canettieri
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Mercoledì 24 Aprile 2019, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 00:07
Giorgia Meloni all’ultima conferenza programmatica di Fratelli d’Italia ha urlato: «La Capitale d’Italia è Roooomaaa». Un grido diventato virale, paragonato con ironia sui social a quello cinematografico di Leonida. Ora che la norma sul debito storico del Campidoglio divide il governo gialloverde, la leader di FdI si schiera con il M5S: «Siamo pronti a votare il provvedimento in Parlamento e non capisco la posizione della Lega: su questi temi mi sembrava che avesse fatto importanti passi avanti...».
Meloni con i grillini: questa sì che è una notizia.
«Eh no, mi dispiace: io sono rimasta dalla stessa parte».
Cioè? 
«Mi sono candidata a sindaco di Roma, nel 2016, sostenendo una cosa semplice: il grande tema da affrontare trasversalmente riguarda lo status della città. Roma è governata in maniera pessima e non assolvo Raggi dalle sue drammatiche responsabilità, ma stiamo parlando di un comune che non può essere considerato alla stregua degli altri».
La complessità dell’Urbe.
«Seconda città per estensione del continente, il comune agricolo più grande d’Europa, sede di 27 organizzazioni internazionali, ma anche del Vaticano, con il patrimonio artistico e architettonico più importante del mondo. Ogni giorno un milione di persone in più vi entrano al di là dei residenti. Insomma devo continuare?».
Fatti noti, ma mai affrontati: perché?
«Purtroppo quella che dovrebbe essere una battaglia trasversale è ferma a un titolo nella legge del federalismo fiscale. Come Fratelli d’Italia abbiamo anche fatto approvare all’unanimità in Campidoglio una mozione per dare più poteri a Roma. Ma poi la stessa mozione ripresentata da me alla Camera è stata bocciata non solo dalla Lega ma anche dagli stessi 5 Stelle. Purtroppo questi grillini sono personaggi in cerca d’autore».
E così si arriva alla norma tanto contestata dal Carroccio sul debito della Capitale.
«Per coerenza non posso non sostenere questa norma. Dopodiché leggiamola, perché non si sa mai con questi grillini. Ma se si tratta di rinegoziare i mutui con le banche a costo zero per lo Stato e con un risparmio per i romani come si fa a dire di no?».
Lo ha spiegato a Salvini? 
«Una premessa: da romana e patriota ho apprezzato moltissimo il lavoro di Matteo per trasformare la Lega da partito secessionista a nazionale, questo ha aiutato i nostri rapporti. Prima non era così. Mi ricordo con Bossi le litigate fenomenali in consiglio dei ministri per la festa dell’Unità dell’Italia».
Ma ora la musica non dovrebbe essere cambiata? 
«Infatti, non mi è chiaro perché la Lega si metta di traverso. Di sicuro, questa posizione la riporta indietro. Non a caso Roberto Maroni ha twittato la foto di un vecchio manifesto della Lega Nord: basta tasse, basta Roma».
E quale idea si è fatta di questa svolta all’indietro di Salvini?
«Non vorrei che si stesse giocando sulla pelle di Roma una resa dei conti all’interno della maggioranza. Ecco perché se la norma è questa io la voto, anche se la Lega non la condivide. In questa vicenda le responsabilità sono di tutti. A partire dai 5 Stelle che rifiutarono i poteri della Regione, perché sono incapaci».
Salvini dice: Roma è mal governata e dunque non si possono fare regali a Raggi.
«Si sbaglia, ci sono argomenti che non si possono più rimandare, il sindaco non può essere un alibi. Bisogna partire da una visione. Lo dico con uno slogan: per Roma la difesa è sempre legittima. Purtroppo, invece, ci troviamo ormai spesso davanti una narrazione internazionale che punta denigrare la nostra Capitale per portare acqua al mulino di altri Paesi».
Dopo le Europee lei entrerà in un nuovo governo con la Lega?
«Il giorno dopo il voto ci sarà un’altra maggioranza, questo governo ha vita breve. Gli italiani sono stanchi delle risse».
Quando parla di Roma si illumina: vuole ricandidarsi?
«Vi prego, basta. Non è un tema all’ordine del giorno. Quando si porrà il problema ci penseremo».
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