M5S, da Grillo "stanco" a Conte che non decide e Casaleggio che batte cassa: movimento nel caos

M5S, da Grillo "stanco" a Conte che non decide e Casaleggio che batte cassa: movimento nel caos
M5S, da Grillo "stanco" a Conte che non decide e Casaleggio che batte cassa: movimento nel caos
di Marco Conti
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Martedì 20 Aprile 2021, 16:15

Quello scafandro da astronauta indossato solo qualche settimana fa fu l’ultimo trovata del comico. Con l’intemerata via web di ieri, contro i magistrati che dovranno decidere sulla sorte del figlio, è arrivata la conferma che ormai Beppe Grillo è altrove e che ha mollato al suo destino il Movimento al quale resta legato solo per una faccenda di querele. Quell’affondo - che ha lasciato basiti anche molti grillini della prim’ora - ha lo stesso effetto dell’esclamazione di Fantozzi al termine della visione del lungometraggio russo. Un gesto liberatorio che azzera il giustizialismo grillino ma che al tempo stesso sega il principale ramo sul quale il M5S ha costruito il suo consenso. Un cambio ancor più netto perché accompagnato dalla solidarietà espressa da Alessandro Di Battista il quale prova a difendere Grillo con lo  stesso coraggio avuto qualche giorno esercitandosi su Andrea Scanzi, uno dei fortunati vaccinati della prim’ora.

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Il movimento

Spiegare ad un già provato elettore grillino che i magistrati possono essere attaccati, che dopotutto il «non sa chi sono io», è legittimo ma non facile. Soprattutto aiuta solo apparentemente il lavoro di Giuseppe Conte che non sa ancora come prender per mano un Movimento che, oltre a dover essere nè di destra né di sinistra, non sposa più il giustizialismo né il garantismo,  non mette ai margini nè i furbi nè coloro che rispettano le regole. 

E così il vuoto di potere che c’è nel Movimento, dal giorno delle dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico, si trasforma in un vuoto di idee, di punti fermi via via saltati in soli tre anni e mezzo di potere che hanno svelato come non esista una diversità grillina.

Non risuonando “l’onestà-ta-ta”, resta il vuoto di idee e progetti.

Per cui si governa con la Lega, poi con il Pd e poi ancora anche con FI, senza alcun imbarazzo. Per Conte il compito appare quantomeno gravoso perché prima di mettersi alla guida del Movimento dovrà dargli un senso, una rotta, facendo dell’ultima esternazione di Grillo a difesa del figlio, un manifesto politico per dire, come Fantozzi, che aver sposato la linea della forca al primo venticello di possibile avviso di garanzia, «è stata una cag... pazzesca».

L'ex premier 

«È fondamentale definire chi siamo», ha detto Conte ai deputati una settimana fa. Perché «movimento o partito cambia poco», ma latitano le idee e i programmi. Quelli veri, possibili, che tengono conto della storia del Paese, della sua collocazione geo-politica e dei problemi che avranno le famiglie nel dopo pandemia. Il lungo e perdurante silenzio di Conte innervosisce i parlamentari del Movimento ma conferma quanto possa essere difficile anche per l’ex premier mettersi alla guida di un Movimento dove i “portavoce”, eletti nel 2018, hanno come unico obiettivo politico arrivare alla fine della legislatura. Lo ha capito Davide Casaleggio che batte cassa prima che la nave affondi e che i libri contabili finiscano in tribunale.

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