L’Italia resta ancora in rosso o in arancione. Ma la nuova stretta, che da martedì lascia aperte le scuole fino alla prima media, potrebbe non durare l’intero mese di aprile: il governo potrà decidere un allentamento delle misure nelle zone del Paese dove si registreranno contagi più bassi e numeri particolarmente buoni nella campagna di vaccinazione. Non è detto, insomma, che bar e ristoranti resteranno chiusi fino al 30 aprile. «Si guarda finalmente al futuro, le scuole riaprono e i concorsi riprendono», fanno filtrare da palazzo Chigi, «pur mantenendo il necessario rigore in ragione dei dati oggettivi dell’epidemia, ora c’è un meccanismo che consente di rivedere le restrizioni prima del 30 aprile». E potranno essere premiate, tornando in giallo, le Regioni che marciano più spedite nelle somministrazioni delle dosi «alle persone anziane o fragili».
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IL NUOVO DECRETO
Il nuovo decreto varato ieri sera introduce in più l’obbligo del vaccino per sanitari e farmacisti, lo scudo penale per chi somministra le fiale, sblocca i concorsi pubblici dal 3 maggio.
«Perché noi in Consiglio dei ministri potremo far valere il nostro peso politico», dice un alto esponente forzista, «senza essere ostaggio delle ordinanze di Speranza: se i dati dell’epidemia lo consentiranno si allenta la stretta con una semplice deliberazione». Salvini, che ieri ha incontrato il ministro della Salute da cui ha avuto un «quadro dettagliato sulla gravità della situazione», invece protesta: «Basarsi su deliberazioni e non su automatismi per le eventuali riaperture non ci soddisfa, si tratta di una scelta politica e non scientifica». Poi, però, il leghista ha detto ai suoi ministri di dare il via libera. E a sera fa trapelare la convinzione di aver «commissariato Speranza e il Cts». Spiegazione: «Non è passata la linea della chiusura totale e le revisioni verso le aperture saranno sempre possibili, ogni settimana». In realtà l’impianto del nuovo decreto resta improntato alla «massima prudenza».
Perché, come ha detto più volte il ministro della Salute, le «regole delle zone gialle non sono in grado di contenere le varianti» del virus. E perché «la situazione degli ospedali e delle terapie intensive resta critica». Non a caso Speranza festeggia: «Sono soddisfatto, la salute resta al primo posto». Gelmini preferisce parlare di mediazione: «Draghi è riuscito a contemperare la necessità di fermare l’epidemia e di dare agli italiani una prospettiva per il futuro». Di certo c’è che per almeno le prossime due settimane resterà tutto così com’è: niente giallo, ma solo rosso e arancione, con bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre e piscine chiusi. In più rimangono il coprifuoco dalle 22 e il divieto di superare i confini regionali.
L’OBBLIGO E LO SCUDO
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