Comunali 2022, centrosinistra. Letta testa il campo largo. «Solo uniti si può vincere»

L’asse con Conte tiene ma non decolla. Osservate speciali Lucca, Lodi e Catanzaro

Comunali 2022, centrosinistra. Letta testa il campo largo. «Solo uniti si può vincere»
Comunali 2022, centrosinistra. Letta testa il campo largo. «Solo uniti si può vincere»
di Francesco Malfetano
5 Minuti di Lettura
Lunedì 13 Giugno 2022, 07:28 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 11:22

Regge l'asse del centrosinistra. A conteggi ancora da avviare infatti, nel campo largo c'è chi vince e chi pareggia. E pure se qualche riflessione sarà d'obbligo tanto nel Pd quanto nel M5S, almeno per oggi ciò che manca sembra essere uno sconfitto vero e proprio.
Enrico Letta, ansioso di testare quel modello Napoli su cui punta per arginare il centrodestra alle politiche del 2023, può dirsi soddisfatto. Con il pallottoliere ancora da sgranare, i primi risultati danno ragione al «Si vince uniti» dispensato a piene mani nelle piazze italiane. Senza però vincolare il Pd a nessuno anzi, come ha in mente fin dall'inizio l'ex premier, semmai rendendolo indispensabile per gli altri, rendendo quasi i 5S un satellite. Tant'è che in tutte le città in cui c'è stata convergenza con i grillini (18 tra i capoluoghi), il candidato è stato un dem. Meno favorevole la situazione di Giuseppe Conte che, però, non aveva grandi aspettative e fin dall'inizio ha puntato allo zero a zero. La bollinatura della ritirata 5S del resto, era già arrivata al momento della presentazione delle liste (64 quelle ufficiali, su 978 comuni al voto). E quindi l'avvocato, consapevole che alle amministrative il Movimento non ha mai brillato, ha fatto di tutto per rendere il ridimensionamento una sorta di passo obbligato. «Siamo nella fase finale di una transizione» spiegano i grillini mettendo le mani avanti e sottolineando che la vera sfida «inizia a comunali finite».

Comunali 2022, per Meloni doppia corsa: superare Salvini al Nord e prendersi la leadership


PARTITA IN TRASFERTA
Così in tutta la peculiarità di quella che è una «partita in trasferta» per i rosso-gialli (che hanno governato solo in 5 dei 26 capoluoghi al voto, più 3 liste civiche), per questo primo turno il Nazareno sembra aver infatti segnato una marcatura decisiva a Verona insieme ai 5S e, un'altra a Parma, ma da soli. Andiamo con ordine. Gli exit poll attuali, condotti solo sulle 6 città principali (Palermo, Genova, L'Aquila, Catanzaro, Verona e Parma), offrono un quadro parziale ma significativo. A Genova e L'Aquila, feudi del centrodestra, la sfida lanciata dal campo largo con i candidati Ariel Dello Strologo (36-40%) e Stefania Pezzopane (23-27%) fa temere anche per il ballottaggio ma non può essere considerata una sconfitta dell'asse. Anzi, per quanto in salita, qui Letta - che ha spinto Conte sui suoi candidati - ha ottenuto una prima prova di maturità. Con un però che lancia qualche indicazione sul ruolo dei centristi in vista del 2023. A Genova Italia Viva si è schierata con il leghista Bucci (51-55%) e ha vinto, mentre a L'Aquila andava con la Pezzopane e i risultati sono stati diversi.
Discorso più o meno assimilabile per Palermo.

L'addio alla strana stagione di Leoluca Orlando per molti osservatori era una pietra tombale annunciata sull'esperienza di centrosinistra della città (specie perché la Sicilia granaio di voti grillini è un lontano ricordo). Gli interessi convergenti centrati su Lagalla (43-47%) erano un segnale del risultato poi arrivato. L'esperienza di Miceli però (27-31%), è la base del laboratorio in cui Pd e M5s vogliono trasformare la Sicilia in vista delle comunali d'autunno. A compensare la sconfitta palermitana però, c'è la riconquista di Parma. A dieci anni dalla rivoluzione grillina che portò Pizzarotti a piazza Garibaldi, per questo primo turno in vantaggio c'è il suo vice - appoggiato dal Pd ma non dai 5S, non presenti - Michele Guerra (con il 40-44% sul 19-23% di Vignali). Se a Catanzaro il ballottaggio nasconde il paradosso di avere un candidato ex dem (Donato al 40-44%, appoggiato da Lega e FI ma non da FdI) contro Fiorita (al 31-35%), sostenuto dall'asse rosso giallo, il faro di Letta d'ora in avanti è puntato soprattutto su Verona. Qui il campo largo può trasformarsi nell'emblema di questa corsa al voto. Il successo di Damiano Tommasi di ieri (al 37-41%), arriva in una situazione talmente divisiva per il centrodestra (con Tosi al 27-31% candidato contro Sboarina al 27-31%) che è proprio la tempesta perfetta che il segretario del Pd ha in mente per il successo nazionale.

Referendum, il grande flop: quorum lontanissimo. Berlusconi: «Li hanno boicottati»


Chiaramente la situazione è più articolata delle 6 città con gli exit poll e indicazioni altrettanto significative arriveranno oggi, a scrutini iniziati. Ad esempio per valutare i grillini bisognerà guardare alle poche realtà dove sono andati da soli come Cuneo, Lucca e Piacenza (qui il M5S è presente assieme a Sinistra italiana e Verdi in competizione con il Pd). Mentre per il Pd, saranno interessanti i dati lombardi, specie quelli di Lodi. Nel feudo del centrodestra - ma patria del ministro dem Guerini - il 25enne Andrea Furegato può portare Letta all'ultimo vero obiettivo di questa tornata: un gol fuori casa. Cioè lo slancio che gli permetta di fare un passo avanti anche nei confronti di Meloni, e portare il Pd ad essere (almeno per il momento) il primo partito in Italia.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA