Rilanciare il Centro Italia, Acquaroli: «Nuove strade e ferrovie per spezzare l'isolamento»

Rilanciare il Centro Italia, Acquaroli: «Nuove strade e ferrovie per spezzare l'isolamento»
Rilanciare il Centro Italia, Acquaroli: «Nuove strade e ferrovie per spezzare l'isolamento»
di Diodato Pirone
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Martedì 13 Aprile 2021, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 21:51

Francesco Acquaroli presiede la Regione Marche da poco più di sei mesi. Con lui proviamo ad esaminare le linee principali di un possibile progetto di rilancio dell'area del Centro Italia.
Presidente, la regione Marche è fra i promotori di un accordo con le altre amministrazioni per lo sviluppo della direttrice Adriatica. Secondo il professor De Rita sarebbe opportuno creare linee orizzontali di collegamento fra Tirreno e Adriatico. Condivide? Ha proposte?
«La Dorsale Adriatica è essenziale perché garantisce lo sviluppo Nord-Sud mentre i collegamenti orizzontali lavorano sulle potenzialità di sviluppo del Centro Italia lungo l'asse trasversale Tirreno-Adriatico. Il nostro è un territorio che subisce un isolamento ormai atavico, e in un'epoca in cui la globalizzazione e la competitività si esprimono anche attraverso la velocità della comunicazione e dei collegamenti, il fatto di essere tagliati fuori a causa di reti ferroviarie e stradali inadeguate, ci condiziona e penalizza fortemente. Bene, dunque, il potenziamento delle trasversali Est-Ovest e Nord-Sud, ferroviarie e stradale, sia gli investimenti per le aree interne, che si stanno spopolando e rischiano desertificazione e un enorme danno economico. Con Giorgia Meloni da sempre sosteniamo che esista non solo una questione Meridionale ma anche il divario tra l'Est e l'Ovest dell'Italia. Oggi bisogna tradurlo in azioni concrete e noi ci stiamo provando, a partire dalle infrastrutture. La Fano-Grosseto, la Salaria, la Orte-Falconara, il Corridoio Adriatico con l'A14 e l'alta velocità, e così via».
La vostra collaborazione con le altre Regioni dell'Adriatico ha funzionato?
«Abbiamo firmato da pochi mesi l'accordo per il Corridoio Adriatico con le Regioni Abruzzo, Molise e Puglia e da qui partiamo per una strategia comune. Si tratta sicuramente di una collaborazione leale e istituzionale. Il danno dell'isolamento è un danno talmente ampio che condanna veramente queste Regioni che negli anni sono state un modello di sviluppo forte e hanno saputo sostenere il Paese nella sua sfida alla competitività nei mercati internazionali. Oggi per colpa di una serie di crisi, da quella economica, al terremoto, alla pandemia, e della mancanza di politiche di supporto, stanno soffrendo moltissimo».
Pensa che accordi fra le Regioni dell'Italia Centrale possano favorire lo sviluppo di servizi turistici o sanitari?
«Gli accordi e le sinergie non devono avere limiti geografici, ma certamente l'accordo tra territori limitrofi porta a una maggiore capacità di fare massa critica e di avere un peso politico. A quel punto la battaglia non è solo un egoismo di un territorio, ma diventa un'esigenza molto più ampia, e sotto l'aspetto della sanità, dei servizi, dell'interconnettività, del turismo, ad esempio, ci rende tutti molto competitivi, perché ci fa costruire un circuito che può essere più attrattivo. Più siamo squadra e più siamo forti».
La lezione che possiamo ricavare dalla pandemia indica una strada di collaborazione interregionale o favorisce il centralismo?
«La pandemia non ha nulla a che vedere con il centralismo o il regionalismo. La pandemia richiede la collaborazione di tutti, ognuno per le proprie competenze».
In tema di manifattura, e le Marche sono una regione manifatturiera, pensa sia utile istituire centri di attrazione comuni fra le Regioni del Centro Italia oppure una scuola di management gestionale che possa servire l'Italia Centrale e favorirne lo sviluppo industriale?
«Credo che la manifattura abbia bisogno di formazione, di tecnologia digitale, di accesso al credito, di internazionalizzazione, di sviluppo di filiera. Perché la maggior parte delle aziende manufatturiere sono piccole e medie e sono quelle che pagano più di altre il peso dimensionale, che oggi sicuramente rischia di escludere e precludere aree e grandi mercati che possono essere invece importanti».
Tradizionalmente le Marche guardano a Nord, con l'occasione del Pnrr questa linea di trazione potrebbe rivolgersi anche a Ovest?
«Guardiamo a Nord come modello di riferimento per lo sviluppo manufatturiero, imprenditoriale, per la capacità di competere e di fare impresa. Ma sicuramente il nostro sguardo è rivolto a tutte le aree che possono portare un valore aggiunto. Come la Capitale e tutto il Centro Italia, che può diventare uno strumento attrattore se si lavora in sinergia. Se, ad esempio, il collegamento con Roma smettesse di essere il viaggio della speranza, la Capitale potrebbe diventare il grande attrattore per tutta l'Italia Centrale, lo strumento che faccia crescere e sia in grado di fare da traino a tutto il nostro territorio, in una sfida complessiva ed entusiasmante».
 

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