È rimasto spiazzato. Conte non si aspettava un attacco così diretto, mirato a delegittimarlo. Nelle ultime 48 ore aveva parlato con Grillo, gli aveva garantito che i dissapori sarebbero stati superati e invece il fondatore M5s, presentandosi al cospetto dei deputati, lo ha messo con le spalle al muro: «Sono il garante ma non sono cogl...e», l’incipit. E giù con gli affondi: «Conte deve studiare, lui non conosce il Movimento. Non è mai stato in piazza. È un uomo di cultura, integerrimo, ma non ha una visione, quella ce l’ho io». Ed ancora: «È lui che ha bisogno di me, non io di lui». E poco importa che poi al Senato - l’enclave dei ‘contiani’ - sia stato più morbido: «Conte ha fatto un lavoro straordinario, rappresenta il futuro, non voglio indebolirlo». Ad un certo punto del suo discorso a Montecitorio si è rivolto provocatoriamente a Bonafede: «Ehi, come ti chiami? Me lo hai presentato tu ma ora ti aspettavi che scomparisse e si presentasse con una bozza di statuto scritto da solo?». Per la serie: «Ma chi è? La storia del Movimento sono io, volete lasciare solo a lui M5s?».
Grillo e Conte, due leader costretti all’accordo anche sul doppio mandato
Chi gli ha parlato descrive ora il giurista pugliese irritato e pieno di dubbi.
Il blitz
Il risultato però del blitz dell’Elevato è che M5s è sempre più sull’orlo del baratro. I deputati lo hanno accolto con gli applausi, hanno gradito il suo ritorno in campo ma ora sono spaventati, scioccati: «Qui c’è il rischio della fine. Mai visto Grillo attaccare qualcuno così a testa bassa, è passato su Conte come un caterpillar», spiega un ‘big’ M5s. Nel mirino anche chi ha consigliato il giurista, ritenendo che fosse tutto risolvibile. Grillo ha provato alla fine a smorzare i toni: «In tre o quattro giorni definiremo ogni questione». Ma poi si è messo a ridere e in quella dinamica “facciale” i parlamentari hanno capito tutta la difficoltà della situazione. Insomma o Conte accetta di essere messo sotto scacco «oppure salta tutto», il “refrain” di deputati e senatori. È come se il “garante” nel momento in cui si è visto spogliare dei suoi poteri abbia avuto un sussulto d’orgoglio. E per essere più accomodante e meno tranchant ha smussato anche la sua posizione sul terzo mandato: «Io – ha spiegato – sono contrario. Ma sono aperto a delle soluzioni, se volete che a pronunciarsi siano gli iscritti per me va bene». Una novità rivoluzionaria che ha aperto una nuova crepa. Tuttavia il dato più significativo è che il lavoro di Conte è stato completamente smontato. «Sono io il custode - le parole del fondatore M5s - C’era anche scritto che io devo essere ‘informato’, ‘sentito’, ma che è ‘sto avvocatese? Le cose si decidono insieme, tante altre cose di devono votare». Ed ancora: «Io correggo con la penna rossa, lui ricorregge» con un altro colore. «Ho visto una cosa diversa da quello che mi aspettavo. Il nostro movimento ha partecipazione democratica».
Il neo statuto
Di sicuro il nuovo statuto verrà emendato. Ma tutto sta a capire quanto Conte sia disponibile al compromesso. È stato chiamato al capezzale M5s, gli avevano promesso che sarebbe stato lui l’artefice della pax dopo gli scontri interni. E l’ex premier aveva anche concesso il placet al ritorno di coloro che sono andati via. Basta che ne facciano domanda e saranno i benvenuti. Ma lo scontro è lungi dall’essere risolto. Chi sta mediando la mette così: «Abbiamo un presidente della Repubblica e un premier nel Movimento». Una coabitazione dunque. La realtà è che Grillo la linea vuole darla lui. Ancorato al governo (ha elogiato Di Maio come ministro degli Esteri e attaccato il ministro Cingolani, «con lui un bagno di sangue») ma non accetta di fare passi indietro. Ora la palla passa a Conte che a questo punto non esclude di defilarsi.
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