Fano, Carnaroli sulla Via della seta
«Una nuova industrializzazione»

L'ex sindaco Cesare Carnaroli
L'ex sindaco Cesare Carnaroli
di Lorenzo Furlani
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Domenica 31 Marzo 2019, 19:02
FANO - «I visionari possono sbagliare ma senza di loro non ci sarebbe il progresso». Cesare Carnaroli ha lo sguardo sornione quando si parla di innovazione e tecnologie; ragionando di strategie di sviluppo territoriali, con l’ex sindaco il pensiero passa velocemente dal parco tecnologico alla Via della seta.

Il parco tecnologico 15 anni fa
Quindici anni fa l’amministrazione Carnaroli aveva pianificato con lungimiranza il parco scientifico tecnologico, ma chi venne dopo lo cancellò facendo perdere a Fano un treno importante per lo sviluppo (un progetto simile fu realizzato a Jesi) finendo con il mandare la città a sbattere, per la successiva crisi economica, sul cemento di una pianificazione urbanistica sovradimensionata.

Oggi che a Chiaruccia l’amministrazione comunale - tornata da 5 anni al centrosinistra dopo 10 anni di centrodestra - ha programmato invece di un incubatore di imprese una clinica privata, i nuovi scenari per l’ex sindaco spuntano dal mare. Davanti a Fano, infatti, passa la versione contemporanea e marittima dell’antica Via della seta, la nuova rotta che le merci del colosso cinese seguono per arrivare in Europa, 7 giorni prima rispetto alla via di Rotterdam.

«Molto interessante, anzi direi strategico, il memorandum firmato dall’Italia e dalla Cina la settimana scorsa - sottolinea Cesare Carnaroli -. Non riesco a capire le “paure” verso questo accordo di altri Paesi europei e di alcuni partiti italiani quando invece mi sembra una grande occasione per sviluppare commerci e nuove attività. L’ipocrisia degli altri Paesi è stupefacente perché sottobanco tutti trattano con la Cina». Per le Marche colpite dalla crisi economica del 2008, aggravata dal terremoto del 2016, secondo Carnaroli questa è «una manna dal cielo».

I flussi portano sviluppo
«Mi spiego - puntualizza l’ex sindaco -. Oggi lo sviluppo di un territorio, dicono gli esperti, non viene più assicurato solo dalla presenza di singole imprese, come avveniva in passato, ma soprattutto dai flussi di merci e persone. Quindi bisogna prepararsi a intercettare questo flusso enorme che necessita di aree logistiche polifunzionali (stoccaggio e lavorazione di semilavorati, alberghi, centri congressi). Il porto di Trieste sarà sicuramente avvantaggiato ma anche altre aree quali Ancona e dintorni possono ricevere molti benefici».

Il know-how territoriale
E qui entra in gioco Fano. «Il porto di Ancona - osserva Carnaroli - dovrà essere integrato con aree logistiche del suo retroterra, che vede Jesi in prima fila e subito dopo Fano per la sua orografia e per essere il punto di arrivo della Grosseto Fano. Aree attrezzate a ricevere persone e container di merci semilavorate che le nostre imprese specializzate e dotate di know-how elevato possono trasformare in prodotti finiti per i mercati europei e non solo. Sempre gli esperti dicono che questa potrebbe essere l’occasione di una nuova industrializzazione».

Il tema non è estraneo alla campagna elettorale. «Ho verificato con interesse - rileva Carnaroli - che due candidati a sindaco hanno indicato la Via della seta nei programmi quale opportunità di sviluppo per la città, oltre a riprendere l’idea del parco scientifico/tecnologico incubatore di imprese». Si tratta di Marta Ruggeri del M5s e Teodosio Auspici di Sinistra per Fano. E la prima con il ministro Di Maio politicamente gioca in casa.
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