«È andata bene, sì, siamo vivi - sdrammatizza com’è sua abitudine -. Non ero gravissimo. Appena arrivato in ospedale mi hanno somministrato l’antivirale, poi ho ricevuto il plasma iperimmune».
«C’è un bel reparto, credo che siano più attrezzati adesso di un anno fa, anche tutelati avendo fatto già il vaccino la maggior parte di loro. E poi c’è tanto personale giovane, anche infermieri e operatori socio sanitari ancora senza concorso, che però ci mettono l’anima. C’è una grande positività. Non posso dire dei pazienti che stanno peggio o che stanno meglio, ho visto solamente il corridoio quando sono uscito. Ma lì fanno dei sacrifici enormi e c’è complicità, c’è una possibilità di relazione e questo fa bene, è una buona cura».
«Sì, il risvolto umano è molto curato, anche dai medici, che hanno una grande cortesia. Per quello che sentivo c’è un clima di dolce serenità».
In una terapia intensiva Covid a Torino hanno ammesso le visite dei familiari verificandone il beneficio sui pazienti, a Marche Nord c’è ancora l’isolamento?
«Sì, è tutto isolato».
«Ero solo perché quando sono arrivato si era liberata una camera singola, non perché l’avessi chiesto io. Soli è anche una fatica in più».
«Sì, almeno per quel poco di cui mi accorgevo: appena esce qualcuno si bonifica il letto per metterci subito un altro malato. C’è la fila dal pronto soccorso».
«Innanzitutto a gestire il tempo, che non è così semplice. Secondo, il rispetto della malattia, che è una cosa seria, e la comprensione anche di chi sta peggio di me, della sua psicologia, perché la situazione di chi è chiuso in camera senza che nessuno possa arrivare da fuori è molto delicata psicologicamente. Il telefono è un grande vantaggio, a volte però è anche una fatica enorme».
«Sì, qualcosina sì. Se uno sta benino e può reggere va bene riceverli».
«Sì, mi sono preso un po’ di sforzo, sotto le regole, dalle 20,30 alle 21,30, perché poi c’è il coprifuoco. Bisogna rispettarle le regole e dobbiamo dare l’esempio, sempre».
«Quest’anno nei Quaresimali rifletto sugli incontri di Gesù, sugli sguardi che cambiano la vita. Nicodemo va di notte, è un cercatore, ma ha paura perché essendo fariseo teme di essere emarginato. Eppure Gesù lo mette alla prova, per il coraggio della vita e la rinascita. Lo ritroveremo sotto la croce, nel Vangelo di Giovanni».
«Il nesso è che la Pasqua è un nuovo inizio, è la tomba stombata, quindi la vita è più forte della morte, questo nonostante tutto. Ma nella realtà ordinaria è ancora lunga questa Quaresima verso la Pasqua, verso il trionfo della vita. Speriamo che sia per tutti e per molti. Dobbiamo crederci. Questo è un atto di fede, ma la natura a volte ci aiuta perché (ancora come racconta il Vangelo di Giovanni, ndr) il seme che muore è la vita».