Risonanza, un’attesa di quattro anni. E Vitri attacca: «Lavori ancora fermi, la Regione spieghi»

Risonanza, un’attesa di quattro anni. E Vitri attacca: «Lavori ancora fermi, la Regione spieghi»
Risonanza, un’attesa di quattro anni. E Vitri attacca: «Lavori ancora fermi, la Regione spieghi»
di Gianluca Murgia
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Lunedì 5 Settembre 2022, 03:50

URBINO  - L’attesa va avanti da 4 anni e, ancora, non si vede la luce: la risonanza magnetica dell’ospedale di Urbino, che l’Area vasta 1 ha acquisito in leasing in seguito ad una gara d’appalto del gennaio 2019 vinta da Consip, è al momento non funzionante creando di fatto un disservizio enorme e prolungato per l’ospedale Santa Maria della Misericordia e, a cascata, per tutto l’entroterra pesarese. Oltre al danno, la beffa: per ogni anno di ritardo «potrebbe essere prevista una penale da pagare alla General Electric (GE Healthcare)», l’azienda da cui è stato acquisito il macchinario. 
 
Progetto e lavori
La General Electric, rispetto ad altre aziende come Philips e Siemens, sarebbe infatti stata l’unica a richiedere un progetto già pronto per l’installazione. Il leasing, invece, era condizionato all’attivazione del servizio nei tempi prestabiliti. L’ingegneria clinica dell’ospedale di Urbino doveva per questo preparare un progetto per l’installazione ma ad oggi nulla risulta fatto. Perché? L’attesa, lo scorso marzo, aveva portato l’assessore regionale Saltamartini a chiedere durante un incontro pubblico delle risposte alla direzione dell’Area vasta 1 (che aveva replicato con un «stiamo adeguando i locali ma abbiamo difficoltà a trovare ditte che eseguano i lavori»).

Lo scorso 25 luglio, con l’interrogazione 530, è stato poi il Pd regionale a rincarare la dose con la consigliera Micaela Vitri, ricordando come negli ospedali di Pesaro e Fano attualmente non vengano «erogate tutte le prestazioni di risonanza magnetica necessarie», tanto che i pazienti «che necessitano di una risonanza magnetica agli arti sono costretti a subire lunghi tempi di attesa, oppure a rivolgersi ai privati per prestazioni corrisposte a costi variabili: per una risonanza al ginocchio si va da 90 a 120-140 euro». L’alternativa sono le strutture sanitarie della confinante Emilia-Romagna. Eppure a Urbino c’è una risonanza magnetica nucleare pronta all’uso. Per metterla in funzione, però, sono necessari lavori di adeguamento (durerebbero circa 2 mesi con un avviso alla General Electric da fornire 4 mesi prima). 


A cosa serve
I consiglieri regionali hanno ricordato come «la risonanza magnetica in questione sia indispensabile in quanto in grado di fornire un’immagine tridimensionale delle parti interne del corpo, per questo viene utilizzata per la diagnosi di una grande varietà di condizioni patologiche, in quanto permette di visualizzare soprattutto gli organi interni, insieme allo scheletro e alle articolazioni».

L’attuale apparecchiatura funzionante a Urbino è vetusta e non è di largo campo. Tradotto: fa esami limitati. 


«Ho chiesto informazioni per la prima volta il 28 febbraio scorso sia alla direzione che all’assessore competente – spiega la consigliera regionale Micaela Vitri -. Per la seconda volta, ad aprile, ho sollecitato verbalmente l’assessore ad impegnarsi per l’attivazione del macchinario: mi era stato garantito che sarebbero iniziati i lavori per attivare la macchina a settembre. Visto che invece tutto è ancora fermo ho presentato un atto ispettivo: apprezzo l’impegno della direzione ma a questo punto mi sorge il dubbio che manchi la volontà politica. Non appena inizieranno i consigli regionali mi aspetto risposte sia sulla possibile penale che l’azienda potrebbe pagare alla General Electric che una data precisa di attivazione perché è inaccettabile che a Urbino i cittadini per un esame diagnostico debbano rivolgersi al privato o attendere mesi, mentre all’ospedale di Cingoli viene acquistata una Tac da 500 mila euro». 


Ipotesi Pergola?
Tante domande e uno spiffero: «Visto che nella provincia di Pesaro e Urbino e nell’entroterra ci sono molteplici strutture private – conclude Micaela Vitri - c’è chi insinua anche un ritardo strategico per poter agevolare il privato convenzionato o chi ipotizza il rischio che la risonanza mai attivata a Urbino possa venir dislocata, alla fine, in altre sedi: per esempio a Pergola dove la Tac c’è ma è vecchia». Qual è la verità? Cosa succederà il primo gennaio quando ci sarà la nuova azienda sanitaria?

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