Commerciante muore e dona gli organi, prelievi a Urbino e trapianti di speranza a Bologna e Milano

Un intervento chirurgico
Un intervento chirurgico
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Lunedì 17 Maggio 2021, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 00:47

URBINO - Un settantacinquenne esercente urbaniese, Domenico Bolognini, è morto e ha donato organi e tessuti. L’intervento chirurgico per il prelievo multiorgano è stato effettuato nell’ospedale Santa Maria della Misericordia a Urbino, dove l’uomo è deceduto  giovedì scorso, 13 maggio, a causa di un’emorragia cerebrale, un evento improvviso che non gli ha lasciato scampo. 

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Le cornee sono state prese in consegna dalla banca degli occhi a Fabriano, mentre organi e tessuti sono stati inviati a Bologna e a Milano per persone in attesa di trapianto. Donare organi e tessuti è un atto di grande generosità verso il prossimo, richiede che la persona abbia espresso la propria volontà in tal senso e che ci sia anche il consenso dei familiari.


Il prelievo multiorgano si effettua una volta accertata la morte cerebrale del paziente da parte di un collegio multidisciplinare ed è un intervento chirurgico considerato un indice di qualità per le strutture sanitarie che se ne occupano. I risultati ottenuti ne qualificano l’attività. All’ospedale Santa Maria della Misericordia  sono intervenute le  equipe provenienti dal Sant’Orsola a Bologna e dagli Ospedali Riuniti Torrette di Ancona.


L’ospedale informa che «è bastata una domanda e i cuori della moglie, dei figli e della famiglia tutta si sono aperti al dono consapevole e prezioso, motivato dal forte pensiero che l’aiuto del prossimo era un’aspirazione del signor Bolognini, una dimostrazione per noi tutti che nel dolore si può rinascere, dando un nuovo senso alle lacrime per la perdita del proprio caro». 


Ha partecipato all’operazione la responsabile del coordinamento locale per i prelievi di organi e tessuti per l’Area vasta 1 ospedale di Urbino, dottoressa Silvia Andreassi, guidando le equipe medica ed infermieristica dell’unità operativa di anestesia e rianimazione dirette dal dottor Paolo Brancaleoni e dalla caposala Roberta Pandolfi, insieme agli infermieri del blocco operatorio gestiti dal caposala Marco Serafini, «con passione e rispetto hanno saputo gestire scrupolosamente tutte le fasi» in collaborazione con altre unità operative. Il settantacinquenne era molto conosciuto nella cittadina metaurense.

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