Rowena Coles, l'interprete del principe Carlo a Urbino: «Da piccola sognavo di sposarlo, che emozione quel giorno»

L'allora principe Carlo nella Casa natale di Raffaello durante la visita a Urbino nel 1990 con Rowen Coles
L'allora principe Carlo nella Casa natale di Raffaello durante la visita a Urbino nel 1990 con Rowen Coles
di Eugenio Gulini
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Lunedì 12 Settembre 2022, 05:15

URBINO Sono trascorse 32 stagioni da quella storica giornata del 6 maggio 1990. L’allora principe di Galles, ora sovrano Carlo III d’Inghilterra, tornò a Urbino per la seconda volta rispondendo positivamente alla richiesta di presenziare all’allestimento di una mostra aveva risposto in maniera affermativa alla proposta di esporre alcuni suoi acquerelli in una mostra da allestire nella casa natale di Raffaello formulata dai vertici dell’omonima Accademia. 

 
L’invito
Giuliano Donini e l’allora presidente Nino Baldeschi erano già due anni che meditavano l’evento cioè da quel maggio 1988 quando il principe Carlo aveva visitato Urbino in forma privata e, affascinato dagli scorci e dal panorama osservato dalla residenza di Cal Paciotto, aveva ritratto i torricini e altri suggestivi angoli della città.

Donini e Baldeschi passarono così ai fatti per allestire una mostra delle tele regali. Il primo scoglio la composizione dell’invito.

Convocarono l’unica inglese residente nella città ducale, Rowena Coles, in quel tempo insegnante madrelingua di inglese alla Scuola del Libro (di seguito diventerà ricercatrice alla Carlo Bo) per farle tradurre la lettera d’invito. Carlo rispose positivamente e il Consolato di Firenze, che si occupò delle pratiche rituali, volle proprio che Rowena Coles fosse l’interprete del principe in quel maggio indimenticabile in cui, il figlio della regina Elisabetta III fu nominato “Socio d’onore dell’Accademia Raffaello” ricoprendo il ruolo già sostenuto dai suoi antenati, sua Maestà la regina Vittoria (28 marzo 1900), sua Maestà il re Edoardo VII (28 marzo 1903), sua Maestà re Giorgio V (28 marco 1912). 


«Da giovanissima, io ho due anni meno del principe, come ogni ragazzina inglese negli anni ‘50 – racconta Rowena Coles - volevo sposare il principe Carlo perché era un bel ragazzino. Stare al suo fianco, interpretare le sue parole e permettergli di interagire con le persone mi dava la sensazione di vivere un sogno. E’ stato un momento magico della mia vita». 


Come la presero i suoi familiari? «Con grande orgoglio per quanto stupiti dell’incredibile coincidenza di aver lasciato l’Inghilterra e poi incontrato in Italia il suo principe, quando a loro non era mai capitato nulla del genere. 
Cosa è tuttora vivo di quei ricordi? «L’affetto che gli urbinati gli hanno mostrato specialmente quando dalla casa di Raffaello, Carlo ha voluto su preghiera di Carlo Ceci, andare a vedere la mostra di questo artista e si è trovato a camminare tra la folla; mostrò una gentilezza unica rispondendo con un sorriso a ogni sguardo che incrociava». 


La gentilezza
Nei suoi riguardi? «Mi rassicurava che avrebbe parlato lentamente, che era disposto a fermarsi o a ripetere se fosse stato necessario. Era attento alle esigenze altrui. L’ho apprezzato e lo apprezzo: essere un principe allora e adesso monarca, è una responsabilità che forse non l’augurerei a nessuno. Lui stesso diceva è la negazione della libertà” e mi sento libero solo quando dipingo. A Urbino tornò volentieri perché era stato invitato come artista e non nella sua solita veste di rappresentanza. In compagnia di Carlo Ceci ha dimostrato di aver un’ottima conoscenza della tecnica, dell’arte in generale ma anche il desiderio di apprendere e di migliorarsi. Si è sentito ospitato in questa città come nella sua vita non era mai stato accolto». E’ un amante del Belpaese». 


Come si congedò? «E’ un gentleman cortese e attento alle relazioni umane, mi ha ringraziato a lungo nonostante fosse in ritardo e la sicurezza premesse per una partenza immediata». 

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