Il presidente del comitato per la riapertura ripropone l’ala dismessa: «Ospedale di Urbino in affanno ma il Lanciarini resta un tabù»

Il presidente del comitato per la riapertura ripropone l’ala dismessa: «Ospedale di Urbino in affanno ma il Lanciarini resta un tabù»
Il presidente del comitato per la riapertura ripropone l’ala dismessa: «Ospedale di Urbino in affanno ma il Lanciarini resta un tabù»
di Eugenio Gulini
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Giovedì 14 Gennaio 2021, 05:30

URBINO  - Il dejà vu è sul punto di non ritorno. Il sindaco Gambini parla di «ospedale al limite» e propone, assieme ai sindaci dell’Unione Montana Alta Valle del Metauro, soluzioni per i pazienti positivi da «ospitare in strutture private ubicate in zona come Macerata Feltria» o, in alternativa, «anche Cagli, se non bastasse». Ci chiediamo con molta semplicità, perchè Sassocorvaro no? 

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Il Comitato “Pro riapertura ospedale Lanciarini”, dopo le preoccupazioni dovute alla chiusura di Cardiologia-Rianimazione, la predisposizione di ulteriori 7 posti letto in Pediatria, no ai ricoveri in Medicina, lancia l’ennesimo grido d’allarme sul ritorno al passato nell’organizzare la sanità territoriale.

Ora che Urbino è in completo affanno e pericolo il presidente del Comitato, Tiziano Cigni torna ad incalzare «la nuova Amministrazione regionale a mettere in atto, quanto prima, l’organizzazione territoriale degli ospedali». Non a caso coprivano tutto il territorio e avevano il sostegno di tutta la popolazione ma soprattutto la loro cura. Gli ospedali di zona arrivavano a coprire il 90% delle necessità e dove ciò non era possibile ci pensavano quelli provinciali e quello regionale. 


«Siamo consapevoli che riparare i danni delle vedute politiche degli ultimi 30/40 anni non è facile e occorre tempo ma si dia una scossa e una inversione – rimarca Tiziano Cigni - Siamo in un tempo che non si può guardare tanto per il sottile. Il Lanciarini, come altri, sono stati chiusi con la scusa che mancava la rianimazione: ora che Urbino ha chiuso la rianimazione cosa facciamo? Giusto trasferire quello che è possibile nei cosiddetti ospedali piccoli (ritenuti da tanti sapientoni pericolosi) ma questi sono stati abbandonati e ora?».

Il Comitato chiede, per l’ennesima volta, «sistemate il blocco superiore del Lanciarini. Ingabbiatelo, fate quello che volete ma una sola vita è molto più importante di discussioni inutili che portano solo ad allarmismi e allo stallo più completo. Quando usciremo dal coronavirus, purtroppo, non è dato sapere e continuare a non muoversi è deleterio. Si parta subito dal recuperare quelle strutture sanitarie che potrebbero ospitare diversi posti letto: il blocco superiore del Lanciarini è uno di questi. Ora che il Santa Maria della Misericordia di Urbino è in ginocchio (il pronto soccorso era già in affanno prima) come faremo? – si chiede il Comitato - Il richiamo al ricorso a luoghi come Macerata Feltria e Cagli è sintomatico. Non si può sempre sperare e aggrapparsi a frasi come “andrà tutto bene”.
Bisogna essere lungimiranti e prevenire. La politica, per il momento – conclude il Comitato - lasciamola da parte e facciamo un grosso sforzo per salvare il possibile anche perché la situazione non sembra andare per il meglio e dovremo sicuramente convivere con il covid-19». 

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