Posti precari, 40 concorsi a vuoto. Per Moretti cooperative «illegali». Cercasi medici per assistenza territoriale e per gli ospedali

L'ospedale di Urbino
L'ospedale di Urbino
di Veronique Angeletti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 3 Marzo 2022, 08:20

URBINO  - AAA cercasi soluzioni per reperire medici sia per assistenza sul territorio sia nei reparti ospedalieri. Mentre la Regione Marche ridisegna anche con il Pnrr la rete ospedaliera e territoriale per riequilibrare l’offerta di servizi e aggiorna il masterplan di edilizia sanitaria, ci si interroga su come rendere operativo il nuovo modello organizzativo. 


Manca il personale, soprattutto medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e specialisti alla base dei team multidisciplinari che faranno delle strutture dei punti di riferimento continuativo e di prossimità.

Una carenza che l’assessore regionale Saltamartini propone di risolvere dando l’opportunità al paziente di scegliere tra prenotare con il Sistema Sanitario Nazionale o con il privato mettendo in detrazione le spese mediche. «Noi – ribadisce - vogliamo assumere attraverso concorso pubblico, ma i medici scarseggiano e i concorsi vanno deserti». Un problema che Romeo Magnoni, il direttore dell’Area Vasta 1, affronta da anni. Conferma che ha sfruttato tutti i mezzi a disposizione: «Bandi, concorsi, graduatoria, mobilità e pure gli ordini di servizio spostando personale interno». Concorsi che, essendo a tempo determinato, non hanno i giusti incentivi per candidarsi nelle città della costa né, a maggior ragione, nelle aree interne. 


Da novembre 2018 fino a febbraio 2022, per l’Area Vasta 1 solo 13 concorsi sono stati emanati a tempo indeterminato dal Centro Unico di Reclutamento dell’Asur Marche. In compenso, una quarantina prevedevano incarichi a tempo determinato e la regolarità con cui si sono richieste le stesse figure indica che in tantissimi non sono andati a buon fine. «Spostarsi per un tempo determinato non vale la pena – entra nel merito il dottor Luciano Moretti, del Cimo, il sindacato dei medici – di fatto, molti dei nostri medici, che lavoravano nelle strutture del Pesarese, hanno vinto concorsi a tempo indeterminato in Romagna o in Abruzzo». Molti primari, come Francesco Vittorio Gammarota della chirurgia dell’Ospedale di Pergola, propongono di chiamare figure esterne. Alla parola “privatizzazione” Magnoni alza gli scudi. «Pensa sia possibile mantenere un pronto soccorso con 7 medici se ne abbiamo bisogno di 15? E chi patirà davvero della carenza? I grandi ospedali o quelli delle aree periferiche?».

Ricorda che il ricorso a figure esterne è stato molte volte messo in opera. Pediatri che, qualche anno fa, hanno garantito alla maternità di Urbino di rimanere aperta quando quella di Fabriano è stata chiusa proprio perché non garantiva un pediatra H24 od, ancora, personale per l’emergenza urgenza o ginecologi. «Servizi che sono andati avanti senza che nessuno se ne accorgesse». Pensa a cooperative di medici in pensione con agevolazioni fiscali proprio per garantire medici di base a numerosi comuni che presto dovranno affrontare il problema. Tutte proposte però non condivise con i sindacati e che, almeno nella forma attuata ad esempio al Murri di Fermo, non hanno risolto granché i problemi. Per non parlare della spesa sostenuta per gli appalti.


Un sistema che per Luciano Moretti, con le norme vigenti, non è possibile finché la regione Marche in base alla legge 502 non autorizzi un programma di sperimentazione gestionale che affidi a soggetti diversi della regione la cura delle persone. Solo dopo questo è possibile avere un accredito istituzionale e un accordo contrattuale con gare a cooperative. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA