Allarme nei boschi per la guerra tra tartufai: polpette avvelenate sugli stradini battuti dai cavatori

Urbino, allarme nei boschi per la guerra tra tartufai: polpette avvelenate sugli stradini battuti dai cavatori
Urbino, allarme nei boschi per la guerra tra tartufai: polpette avvelenate sugli stradini battuti dai cavatori
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Sabato 12 Dicembre 2020, 11:48 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 13:23

URBINO - Allarme nei boschi per la guerra tra tartufai: trovate polpette avvelenate con il lumachicida sulle stradine più battute dai cavatori: sull'accaduto indagano i carabinieri forestali.

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Polpette di carne macinata confezionate con l’aggiunta di granuli di colore blu, presumibilmente veleno anti lumaca, sono fiutate dai cani di alcuni tartufai circa una settimana fa all’imbocco degli stradini percorsi quotidianamente per esercitare l’attività di cerca e raccolta dei tartufi lungo il torrente Apsa di San Donato e lungo i fossi laterali, a confine tra i comuni di Peglio e Urbino, territori notoriamente vocati alla produzione del pregiato tartufo bianco.

Sull’episodio indagano i Carabinieri Forestale di Mercatello sul Metauro e di Urbino, competenti per territorio. La forte rivalità che storicamente caratterizza i cercatori di tartufo sembra essere alla base dell’azione criminale, soprattutto quando la stagione non risulta molto favorevole per la crescita del prezioso tubero; l’obiettivo era quello di creare una generale situazione di pericolo per i cani addestrati alla ricerca dei tartufi,  tanto da limitare al minimo l’afflusso nella zona dei cercatori del cosiddetto “ oro bianco “.
L’utilizzo di esche e bocconi avvelenati, da cui dovesse derivare la morte di un animale sia esso domestico che selvatico,  è una condotta punita dall’art. 544 bis “uccisione di animale” del Codice Penale che prevede la pena della reclusione da tre a diciotto mesi.
 Nel caso avvenuto lungo l’Apsa non si hanno notizie di cani che abbiano mostrato sintomi di avvelenamento a seguito di ingestione di questi bocconi; i cercatori sono riusciti a rimuovere in tempo le polpette trovate dai cani durante la cerca, ma una condotta criminale di questo tipo mette in serio pericolo non solo gli animali domestici ma anche gli animali selvatici presenti nella zona.
Al fine di effettuare una bonifica dell’area, è intervenuta l’Unità Cinofila Antiveleno del Reparto Carabinieri Forestali del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, costituito da cani addestrati per fiutare una vasta gamma di sostanze utilizzate nella costruzione di esche e bocconi avvelenati.

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