La disobbedienza del locale che non chiede il Green pass: «Siamo un Caffè inclusivo»

La disobbedienza del ristorante che non chiede il Green pass: «Siamo un locale inclusivo»
La disobbedienza del ristorante che non chiede il Green pass: «Siamo un locale inclusivo»
di Beatrice Giannotti
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Mercoledì 9 Febbraio 2022, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 08:33

URBINO - Da poco più di una settimana, davanti il Caffe del Sole Midnite in via Mazzini a Urbino, su una lavagna c’è scritto “In questo esercizio di disapplica qualsiasi normativa reativa all’utilizzo o alla richiesta di green pass” e sull’altro lato “Raccomandiamo alla gentile clientela di non smettere di vivere per paura di morire”. Nella serata di lunedì due pattuglie una della Polizia ed una dei Carabinieri, hanno chiesto di cancellare la scritta sulla lavagna, altrimenti sarebbero stati costretti a prendere dei provvedimenti. Ma per il momento la scritta resiste.

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Una rimostranza ben diversa da quelle che si sono verificate negli ultimi giorni, come il banchetto di 80 persone, senza permessi, che si è tenuto in piazza del Popolo a Pesaro la scorsa domenica. 


La resistenza civile
«Non sono per la lotta e per le guerre, sono per la parola – spiega la titolare del locale Romina Piccolo –.

Le forze dell’ordine sono state gentili, ma non abbiamo voluto cancellare la lavagna. Si tratta di una nostra idea, chiamiamola, se vogliamo “resistenza civile”. Quello che è successo, è forte. Hanno fatto una foto e procederanno per le vie che devono». Negli ultimi periodi, sono numerosi i controlli in tutta la città ducale e sono stati effettuati anche al Caffè del Sole Midnite «Noi non chiediamo il green pass. Riteniamo sia uno strumento di controllo e non utile alla limitazione della pandemia a livello sanitario. Ci siamo confrontati con avvocati e notai, sono numerosi i dati sensibili che con la scansione del QR-code vengono resi noti – continua Romina Piccolo –. In maniera coerente con questa idea, seppur provvista di green pass da guarigione, non l’ho scaricato. Quando passano le autorità per i controlli, sia io che Jacopo – il figlio, gestore del locale – veniamo multati perché non provvisti di certificato verde». 


Rispettare tutti
E i recenti aumenti di bollette e costi di gestione rendono ancora più urgente non perdere occasioni di lavoro. Sui social, la lavagna del locale è stata molto condivisa, la clientela è molto vicina allo staff. «Abbiamo una clientela molto ampia e come sempre, rispettiamo il punto di vista di tutti. Ma non capiamo perché si dovrebbe fare il vaccino per andare a lavorare. Non è mai successo che venga tolto il lavoro. Stiamo andando contro i primissimi articoli della Costituzione che all’articolo tre cita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”. Lo Stato dovrebbe tutelare tutti i punti di vista. Tutti i cittadini – continua Piccolo –. Rispettiamo chi fa il vaccino e chi ha paura di farlo. Siamo persone libere che credono nella costituzione. 


Da noi non si parla di covid
«Facciamo il nostro lavoro, al meglio, ogni giorno. Non vogliamo strumentalizzare questa situazione. Al bancone non parliamo di covid, vaccini o tamponi. Siamo contrari agli atteggiamenti vessatori. Quando il bar è nato, ormai 22 anni fa, la linea di attività scelta è sempre stata quella della socializzazione, della libertà, dell’inclusione. Cosa che con il green pass, secondo noi, non avviene. Non è uno “strumento” in linea con il nostro modo di fare perché crediamo escluda, isoli e allontani. Cosa che qui nel nostro bar non è mai successa e mai succederà».

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