Biodigestore, riparte la protesta. Trecento all'assemblea: «Rischi per le polveri sottili»

Una parte della platea allestita sulla pista polivalente di Bottega
Una parte della platea allestita sulla pista polivalente di Bottega
di Lorenzo Furlani
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Mercoledì 7 Luglio 2021, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 22:21

VALLEFOGLIA - Riparte la protesta popolare nel territorio comunale di Vallefoglia contro il digestore anaerobico progettato a Talacchio da Green Factory, la società di Marche Multiservizi che intende costruire un impianto per la lavorazione di 105mila tonnellate all’anno di rifiuti organici e sfalci di verde per produrre biometano e compost per l’agricoltura.

È stata lanciata una campagna di comunicazione per sopperire al silenzio delle istituzioni locali su un progetto fortemente impattante sul territorio e per replicare a un’informazione aziendale ritenuta infarcita di propaganda e omissiva sugli aspetti dell’impianto più sensibili per l’ambiente e la salute umana.

Altre firme oltre le 5.080
Una forte spinta al movimento di persone e di opinione nato nell’ottobre scorso, che ha già raccolto a Talacchio e Padiglione 5.080 firme contro il biodigestore e la cui iniziativa non si è mai fermata anche se è stata notevolmente rallentata finora dalle misure anti Covid, è venuta dall’incontro pubblico svolto lunedì sera nella pista polivalente di Bottega, al quale hanno partecipato circa 300 persone. 

Riprenderà la raccolta di firme accompagnata ora anche da una raccolta di fondi a favore dell’associazione Diversamente per la tutela e la valorizzazione della vallata del Foglia (versamenti sul conto corrente con Iban IT81D3608105138280361480411 per cui saranno rilasciate ricevute) per finanziare le iniziative promosse, di cui la prossima sarà un opuscolo informativo che dovrà rispondere a quello recapitato da Green Factory a tutte le famiglie di Vallefoglia e Tavullia.

Gli inviti ignorati
Nella pista polivalente l’altra sera gremita, con numerose persone assiepate anche all’esterno, significative sono risultate le sedie rimaste vuote in prima fila con in vista il nome delle personalità a cui erano riservate, espressamente invitate: il sindaco Palmiro Ucchielli, il presidente della Provincia Giuseppe Paolini, la consigliera regionale Micaela Vitri, la vicesindaca Barbara Torcolacci, gli assessori comunali Mirco Calzolari e Stefano Gattoni, la sindaca di Montelabbate Cinzia Ferri e la sindaca di Tavullia Francesca Paolucci. L’unico ad aver comunicato la sua impossibilità a partecipare per un altro impegno è stato il presidente della giunta regionale Francesco Acquaroli. Gli unici che si sono presentati tra gli invitati sono i consiglieri regionali Marta Ruggeri e Giacomo Rossi.

«Ma nessuno ci ha risposto»
«Abbiamo chiesto sin dall’inizio confronto e partecipazione - ha sottolineato il presidente di Diversamente, Andrea Torcoletti - ma nessuno ci ha risposto».

Un silenzio grave soprattutto da parte dell’amministrazione comunale che però - ha sottolineato Torcoletti - ha approvato una variante urbanistica per permettere la ristrutturazione edilizia di due casolari tutelati dal piano paesistico regionale come patrimonio storico culturale e compresi nei 12 ettari (ora campi agricoli, rientranti nel corridoio ecologico del Foglia) del progetto di Green Factory.

Torcoletti ha ribadito la volontà di bloccare la costruzione del biodigestore «perché questo territorio ha già dato, nella zona c’è già un impianto a biomasse con cogeneratore», per il principio di precauzione, perché laddove i promotori non possono escludere scientificamente danni all’ambiente e alla salute si devono fermare. L’altra richiesta significativa è la moratoria regionale di tutte le istanze presentate per i biodigestori affinché le Assemblee territoriali di ambito possano predisporre i cinque piani provinciali dei rifiuti rimediando al colpevole ritardo accumulato nella pianificazione pubblica visto che - ha rilevato Torcoletti - sono in itinere nelle Marche le autorizzazioni per trattare 500mila tonnellate all’anno di rifiuti a fronte di una produzione di 76mila tonnellate eccedente rispetto alla capacità di lavorazione degli impianti di compostaggio marchigiani e quindi portata fuori regione.

La spinta degli ecoincentivi
Fondamentale la relazione del biologo Gianni Tamino, del comitato scientifico nazionale dei medici per l’ambiente, che ha smontato la narrazione dell’azienda spiegando perché il biometano non è rinnovabile né sostenibile, bensì è inquinante. La sua produzione aumenta e non riduce le emissioni climalteranti di CO2. La digestione anaerobica, motivata solo dagli ecoincentivi e dagli utili, non può essere definita economia circolare e il processo corretto per il recupero della materia dai rifiuti è la digestione aerobica in piccoli impianti senza produzione di biogas.

Tamino ha evidenziato che il biodigestore di Green Factory produce una notevole quantità di rifiuti e molte tonnellate di polveri sottili, pericolose per la salute, su cui la stessa Arpam ha segnalato la carenza di dati e studi in relazione alle emissioni già rilasciate in quell’ambiente, che è la zona industriale di Talacchio non lontana da tre abitati. Il suo intervento e quelli degli altri relatori Marco Grondacci (da remoto) e Massimo Gianangeli sono consultabili nella registrazione video sulla pagina Facebook dell’associazione Diversamente.

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