Il pedagogista Tonucci stronca l'amministrazione di Fano: «Questa non è la città dei bambini che ideai 30 anni fa»

Il pedagogista Tonucci stronca l'amministrazione comunale di Fano: «Questa non è la città dei bambini che ideai 30 anni fa»
Il pedagogista Tonucci stronca l'amministrazione comunale di Fano: «Questa non è la città dei bambini che ideai 30 anni fa»
di Massimo Foghetti
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Mercoledì 3 Agosto 2022, 01:30 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 06:46

FANO - La città dei bambini realizzata a Fano, non è la città rispondente al progetto suggerito dal noto pedagogista del Cnr Francesco Tonucci. Lo ha dichiarato lui stesso in un incontro con i residenti del quartiere del Poderino, scelto dall’amministrazione comunale come uno dei quartieri pilota, a cui ha partecipato anche l’architetto Stefano Seri.

 

Gli errori commessi

Un errore è stata la realizzazione dei percorsi andiamo a scuola da soli, un errore delimitare i parchi gioco, un errore inserire in questi ultimi i giochi cosiddetti “inclusivi”, un errore è tutto ciò che ai più piccoli viene riservato quasi a tutelare la loro sicurezza. Provocazione o no, Francesco Tonucci è stato sempre un innovatore non esente da un sogno utopico, ora è un ottantenne che ha mantenuto la capacità di interpretare i desideri dei bambini, un fanese che ha parlato del progetto di Fano nel mondo, quando ancora Fano non si rendeva conto del primato che andava assumendo; peccato che con l’andare del tempo questa visione sia andata distorta. Costringere un bambino ad andare a scuola da solo su un itinerario protetto significa ledere la sua autonomia, secondo Tonucci.

Gli itinerari devono essere liberi per incontrare gli amici, per scegliere i tragitti, per acquisire responsabilità. Una città a misura di bambino dovrebbe rendere sicuri tutti i percorsi, senza scindere quelli a rischio da quelli tutelati. Utopia? No, quanto fatto a Pontevedra in Spagna, dimostra che è possibile. Così è per il parco giochi.

 «I bambini – ha detto Tonucci – devono essere lasciati liberi di giocare in strada, non tanto con giochi artefatti, scivoli, giostre, altalene, ma con tutto ciò che deriva dalla loro creatività: a volte basta una montagnola di terra per salire, scendere, nascondersi, inventare storie, avventure, non devono esserci recinti, né tappeti antitrauma, né tantomeno “giochi inclusivi” che relegano i disabili in una posizione appartata e li fanno sentire ancora più diversi dai loro amici normadotati; al limite tutti devono usare gli stessi giochi, affinché il più debole sia spinto ad emulare gli altri e ad “arrangiarsi”. Non è una posizione crudele, è uno stimolo allo sviluppo, ad una crescita intellettuale e fisica che si ottiene tramite un susseguirsi di vittorie e sconfitte. Gli errori più gravi sono stati compiuti, ha evidenziato Tonucci, durante il periodo della pandemia. In quel momento tutte le decisioni prese a vari livelli, da quello governativo a quello territoriale, sono state assunte senza consultare i bambini. Eppure il consiglio dei bambini era un organo operante che è sempre rimasto in funzione».

Il buio del lockdown

«Nel periodo più buio del lockdown - ha sottolina Tonucci - è stato sottratto il senso sociale della scuola. Quest’ultima, tramite le lezioni e i compiti comunicati sul web è stata ridotta a un mero strumento di apprendimento, ma ha perduto il rapporto umano con gli insegnanti, il contatto d’amicizia tra compagni, gli scherzi, i sogni, le birichinate. Fano negli ultimi 30 anni, da quando è stata fondato nel 1991 il laboratorio la città dei bambini, è cambiata, ma la sua urbanistica ancora tarda a porsi in sintonia con la forza innovatrice del progetto originario».

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