Cerca e cavatura del tartufo, patrimonio tutelato dall'Unesco. E' un bene immateriale dell'umanità

Cercatore di tartufo con i suoi cani
Cercatore di tartufo con i suoi cani
di Veronique Angeletti
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Venerdì 17 Dicembre 2021, 09:28

ACQUALAGNA - L’uomo, il cane, il bosco e il tartufo. Dopo un iter lungo ben 9 anni, da ieri, la cerca e la cavatura del tartufo in Italia è patrimonio culturale immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco. Al centro del riconoscimento non è il tartufo, ma «la simbiosi tra il cercatore, il cane e tutte le conoscenze e le pratiche trasmesse e tramandate, per secoli, oralmente, anche attraverso storie, fiabe, aneddoti e proverbi».

Rapporto con cane e ambiente
Insomma, l’insieme di usanze che caratterizzano la vita rurale dei tartufai in tutti i territori tartufigeni italiani. «Un’ottima notizia», commenta la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni, sottolineando come «con questa iscrizione salgono a 15 gli elementi italiani che fanno parte del patrimonio culturale immateriale dell’umanità riconosciuto dall’Unesco».

La notizia ovviamente manda in visibilio il Pesarese che gode di tre città simbolo della cerca del tartufo. «La nostra città, come tutte le altre comunità ha fatto la sua parte – ha dichiarato il sindaco Luca Lisi di Acqualagna, capitale del tartufo bianco con Alba - ma questo deve darci ancor più forza per portare avanti i progetti che riguardano tale tematica, dalla difesa dell’ambiente alla promozione territoriale, alla cultura enogastronomica. Difendere e preservare valori storici come la ricerca e la cavatura del tartufo – incalza - sono garanzia per il futuro del settore.

Il tartufo è un ambasciatore del gusto capace di trainare le tante eccellenze e di mettere in luce la complessità delle relazioni antropologico-culturali instaurate nei secoli tra uomo e tartufo: come le tecniche della ricerca, gli aspetti mitologici, letterari e artistici fino alla ricca tradizione gastronomica».

Le reazioni delle città del tartufo
Un riconoscimento a cui Pergola, ad ottobre, durante la 25esima fiera nazionale del tartufo bianco pregiato, aveva dedicato uno special focus al teatro Angel del Fuoco «proprio perché incorona pratiche che testimoniano la storia del territorio e, da sempre, contribuiscono a tutelare l’ambiente» sottolinea l’assessore alle attività produttive Sabrina Santelli. Mentre per Max Guerra, vicesindaco di Sant’Angelo in Vado, città che vanta un adulto cercatore di tartufo ogni tre abitanti «è il riconoscimento dei valori di un mondo rurale che deve essere al centro della didattica e influenza le scelte del viaggiatore curioso della cultura delle comunità che incontra».

Attenzione al commercio
Il sì del comitato dell’organizzazione mondiale per l’educazione, la scienza e la cultura riunito a Parigi questi giorni ha tuttavia invitato l’Italia a fare attenzione al rischio di una potenziale eccessiva commercializzazione e a garantire la sorveglianza e la buona gestione delle attività turistiche. Il comitato ha anche chiesto di tenere in considerazione il benessere dei cani da tartufo, alleati indispensabili dei trifolai e suggerito di condividere le esperienze di tutela con altri Stati con caratteristiche simili.

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