MAROTTA - Lasciato dalla moglie, avrebbe perseguitato il nuovo fidanzato di lei. Gli avrebbe reso la vita impossibile tanto da indurlo a lasciare il lavoro e trasferirsi all’estero. Trentasettenne di Marotta a processo con l’accusa di stalking. E la richiesta di risarcimento per la parte offesa è di 100mila euro. Ieri davanti al giudice monocratico di Pesaro la fase istruttoria con l’ascolto dei testi dell’accusa.
La querela
Secondo la querela della parte offesa, 40enne marottese occupato in un ristorante cittadino, l’uomo non aveva accettato la nuova relazione della ex e avrebbe portato avanti degli atti persecutori. Gli viene contestato di aver controllato la vita privata del rivale con continui passaggi sotto la sua abitazione. Si sarebbe fermato anche sotto casa e sarebbe arrivato a a minacciarlo. «Ti ammazzo, ti gonfio di bastonate» gli avrebbe detto in una circostanza. L’ex marito è accusato anche di aver danneggiato la macchina al rivale. Poi i pedinamenti e gli inseguimenti in scooter, fino a stazionare anche davanti al centro commerciale dove lui faceva la spesa. Qui si metteva a guardare i suoi movimenti.
Ma c’è dell’altro, come gli appostamenti davanti al ristorante dove il rivale in amore lavorava.
Il rito abbreviato
Poi si è incardinata l’indagine che è arrivata fino al giudice per l’udienza preliminare dove l’imputato è giudicato con rito abbreviato. Il 40enne si è costituito parte civile tramite le avvocatesse Cristina Bolognini ed Elena Martini che hanno chiesto 100 mila euro come risarcimento. «Parliamo di una condotta grave, tale da determinare la fuga del mio assistito all’estero per evitarlo. Ovunque si recasse lui c’era. Abbiamo chiesto anche una perizia sul telefono per far emergere le minacce su Whatsapp. Parallelamente c’è anche un altro processo per lesioni nei confronti dell’ex moglie».
La linea difensiva
L’imputato è difeso dall’avvocato Federico Bertuccioli: «Contestiamo l’accusa di atti persecutori, si tratta di singoli episodi tra febbraio e giugno 2021 e non di una costante reiterata. C’è stato un contatto fisico, ma il mio cliente nega di aver dato un pugno in faccia. Si è trattato di un alterco chiuso con una serie di spinte reciproche». Nella prossima udienza verranno sentiti l’imputato e i testi della difesa.