PESARO - Il prezzo per tenere sotto controllo la peggior crisi idrica degli ultimi 70 anni, nel Pesarese, si misura in litri al secondo. Per il momento, sono 150 quelli prelevati a Fossombrone dal Pozzo di Sant’Anna, 200 quelli pompati tra Cagli e Cantiano dal Pozzo del Burano e altri 200 l/sec sono quelli tolti al naturale deflusso dell’invaso di Tavernelle.
Tutto ciò a favore dell’acquedotto che rifornisce Pesaro e Fano. Ma il prezzo dell’emergenza si misura anche in viaggi. Quelli delle autocisterne di Marche Multiservizi per rifornire i serbatoi di 21 Comuni nelle aree interne. Fino a metà luglio, 5 mila mc di acqua sono stati trasportati su strada e, considerando il peggioramento della siccità di queste ultime settimane, non è difficile stimare che ci siano stati altrettanti viaggi.
Il prezzo
Un prezzo che richiede responsabilità da parte degli utenti e si impone con ordinanze anti spreco.
Un incontro, in realtà, concentrato sul Pozzo del Burano e ha sfatato tanti miti con il supporto dei tecnici dell’assessorato regionale ambiente e risorse idriche, il dirigente David Piccinini e il geologo Francesco Bocchino della sede di Pesaro, e del direttore dell’Aato1 Michele Ranocchi. Seppur sia stato perforato dall’Aquater solo nel 1990, le ricerche nell’area della valle del torrente Burano, all’altezza del vecchio ponte romano tra Cagli e Cantiano, parte da una ricerca dell’Agip per trovare petrolio. Profondo circa 260 metri eroga acqua da una falda artesiana (ossia confinata tra terreni impermeabili), la sua portata varia in funzione della profondità e raggiunge tra i 520-530 l/sec a 259,5 metri ma fondamentale è il fatto che la serie di monitoraggi dal 1990 confermano che i suoi emungimenti non provocano squilibri idrogeologici.
Le verifiche
E’ stato accertato che si ricarica quasi nello stesso tempo che è stato utilizzato, nel 2021, dopo 46 giorni di prelievi di circa 300 l/sec, ci sono voluti 48 giorni per tornare a regime; non influenza la rete delle sorgenti; gode di un’alimentazione superficiale e quindi delle precipitazioni. Anche che se dalle analisi risulta che andrebbe approfondito le origini dell’acqua di questa grande bolla sottoterra. Alcuni geologi, la collega al Massiccio del Nerone, altri sul lato umbro del Corno del Catria. Comunque relazioni, slide, incluse le mappe dell’influenza degli emungimenti sugli invasi e sorgenti, saranno già questa settimana pubblicati nei siti dei comuni di Cagli e Cantiano.
La trasparenza
Una trasparenza non a caso pretesa dai due sindaci che, con questa mole di dati, hanno voluto spiegare a cittadini e stakeholders - di fatto, considerando la sensibilità del tema, ci si aspettava molto più gente all’incontro - il percorso per gestire l’acqua ideato dai Sindaci dell’Unione Montana Catria Nerone tradotto, ad ottobre, in un documento che, di fatto, è diventato il fil rouge della programmazione strategica dell’ambito territoriale votato all’unanimità dall’assemblea dei Sindaci a dicembre. Il documento prevede la riduzione delle perdite oggi focus di un progetto di monitoraggio intelligente delle dispersioni (28 milioni di euro tramite fondi Pnrr); la pulizia degli invasi per recuperare 2milioni di metri cubi che inizierà dal Furlo con un iter segmentato in regione per superare la burocrazia dei 17 procedimenti; la costituzione di un pool di esperti per lo studio globale del sistema di approvvigionamento idrico e proporre una serie di soluzioni scientificamente sostenibili. Come la fattibilità e i vantaggi di uno o più invasi.
La fattibilità
Una trasparenza scientifica e un percorso politico che hanno fatto emergere comunque quanto sia sostanziale un piano degli acquedotti regionale completo di un elenco dei pozzi di profondità e un piano di bilancio idrologico. Piani che - ha confermato il dirigente David Piccini - rientrano tra gli obiettivi della giunta Acquaroli. Piani ed elenchi ritenuti prioritari anche dal consigliere regionale Giacomo Rossi presente all’incontro.