Sant'Angelo in Vado, coop per sfruttare
i connazionali: sei pakistani arrestati

Sant'Angelo in Vado, coop per sfruttare i connazionali: sei pakistani arrestati
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Venerdì 10 Maggio 2019, 15:18
URBINO – Sfruttavano i connazionali, facendosi restituire parte della paga: arrestati per caporalaggio 5 pakistani.
L’operazione congiunta della Finanza e dei carabinieri di Urbino ha squarciato il velo su una cooperativa operante nel settore del facchinaggio e dell’assemblaggio – gestita da 6 soggetti pakistani, indagati per il reato di “Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”. Aevavno assunto sottoposto a sfruttamento lavorativo 17 connazionali impiegandoli presso imprese italiane operanti nel settore della componentistica per impianti di irrigazione a Sant’Angelo in Vado, Lunano e Senigallia. Le 17 vittime, indotte ad accettare accordi prima dell’assunzione, erano costrette a restituire parte della retribuzione mensile, formalmente corretta, sotto minaccia di licenziamento ovvero di non essere più inviate a lavorare presso le ditte richiedenti.

I Carabinieri ispettori del lavoro ed i Finanzieri hanno infatti accertato che la compilazione e la consegna delle buste paga nonché l’accredito dello stipendio erano formalmente regolari e in linea con le previsioni del contratto collettivo nazionale di categoria: i lavoratori percepivano in realtà 5 euro l’ora invece dei 9 previsti, con un orario giornaliero medio di 10 ore che, in alcuni casi, poteva raggiungere addirittura le 16 ore di lavoro consecutive, poiché dopo l’accredito dello stipendio dovevano restituire in contanti somme variabili dai 200 ai 600 Euro.

I lavoratori – privati del riconoscimento di periodi feriali, tredicesima, indennità, infortuni e malattie – venivano anche sanzionati in caso di banali inadempienze attraverso la decurtazione dello stipendio, mentre il trattamento di fine rapporto previsto in caso di interruzione o cessazione dell’impiego veniva loro sistematicamente negato, sempre tramite la restituzione in contanti delle somme regolarmente accreditate. Per quattro di loro sono scattati gli arresti domiciliari, per altri due l’obbligo di dimora. Il Giudice, infine, sulla base degli elementi forniti dalla Guardia di Finanza che ha raffrontato quanto indicato nelle buste paga con quanto effettivamente percepito, ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto del reato pari a 157.000 euro nei confronti di tutti gli indagati – per il successivo risarcimento del danno alle persone offese – e l’affidamento della società cooperativa ad un amministratore giudiziario, per garantire la continuità aziendale e la tutela dei lavoratori.
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