Sanità, l'assessore regionale Baldelli: «Investimenti e servizi dopo il fallimento ideologico del Pd, il privato non può sostituire il pubblico»

Sanità, l'assessore regionale Baldelli: «Investimenti e servizi dopo il fallimento ideologico del Pd, il privato non può sostituire il pubblico»
Sanità, l'assessore regionale Baldelli: «Investimenti e servizi dopo il fallimento ideologico del Pd, il privato non può sostituire il pubblico»
di Lorenzo Furlani
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Martedì 16 Agosto 2022, 08:19 - Ultimo aggiornamento: 10:23

Francesco Baldelli, assessore all'edilizia sanitaria, l’analisi dell’università politecnica ha tracciato i flussi della mobilità passiva ospedaliera delle Marche: una voragine, in particolare nella provincia di Pesaro Urbino, che ha un saldo negativo di 33,3 milioni di euro come media annua, il 128% di quello regionale. Che utilità ha lo studio commissionato dalla giunta regionale di cui lei fa parte?

«C’era bisogno dell’esatta fotografia di una situazione i cui segnali, pur se evidenti da almeno un decennio, dovevano essere evidenziati con uno studio scientifico e imparziale. I numeri sono stati impietosi ed hanno dimostrato la bontà delle nostre battaglie contro un sistema centralizzato, basato sugli ospedali unici, che ha penalizzato le eccellenze degli ospedali sul territorio, depotenziato servizi e cancellato strutture di riferimento per le nostre comunità, provocando l’intasamento dei pochi presidi rimasti».  

Quindi, il lavoro è propedeutico a una nuova mappa dei servizi sul territorio?

«Sì,sarà il nuovo piano socio-sanitario: un lavoro su cui il presidente Acquaroli ed il collega Saltamartini stanno dedicando una costante attenzione, che ha l’obiettivo di correggere gli errori di questa brutta pagina del libro della sanità pubblica scritto dai precedenti governi a guida Pd».

Nei distretti sanitari di Pesaro e Fano nell’ultimo anno pre Covid oltre 7.200 residenti hanno scelto di ricoverarsi fuori regione, il 19% dei ricoveri totali, quasi 1 su 5, rapporto che sale a 1 su 4 per Pesaro così come per Urbino. E’ per questo che a fine anno Marche Nord sarà incorporata nella nuova Ast?

«Detta così sembrerebbe un fallimento da imputare a Marche Nord, mentre qui parliamo di un fallimento ideologico: quello dell’accentramento dei servizi in poche strutture, come pretesto o vano tentativo di intervenire sulla mobilità passiva che, invece, è aumentata. Su Marche Nord non c’è alcun atteggiamento pregiudiziale, incorporarla nella nuova Ast risponde alla logica conseguenza del cambio di passo decretato il 4 agosto scorso con la riforma della Legge 13, che ha cancellato l’accentramento dell’azienda unica Asur per una gestione più vicina ai territori, che tuteli le nostre comunità e rafforzi la qualità dei servizi offerti anche dall’ospedale di Pesaro che ha visto allontanarsi nel tempo, anche a seguito di riforme sbagliate, tante professionalità di grande qualità. Non c’è riforma che tenga senza un intervento che parta dal riassetto della struttura organizzativa. Superare la logica degli ospedali unici si traduce, in maniera consequenziale, in una struttura che eviti duplicati e che garantisca autonomia ed equilibrio in tutto il territorio di riferimento attraverso aziende provinciali».

Il programma della Regione per l’edilizia sanitaria prevede investimenti a Pesaro con il nuovo ospedale da 150 milioni di euro e a Fano con la nuova palazzina dell’emergenza da 16 milioni. Per le zone interne cosa è previsto?

«L’edilizia sanitaria e ospedaliera fonda i suoi principi nel Masterplan ad essa dedicato ed è l’altra gamba del tavolo su cui si regge il nuovo piano socio sanitario. Il ‘cantiere sanità’ è sempre aperto e prevede interventi per oltre 1 miliardo di euro suddivisi in tre azioni: accordi e progetti per la realizzazione di nuovi ospedali, tra cui appunto quello di Pesaro; lavori da concludere, come i nuovi Inrca e Salesi, l’ospedale a Campiglione di Fermo, Amandola; infine, interventi di riqualificazione delle strutture esistenti, tra cui, per la provincia pesarese, Urbino, Pergola, Fossombrone, Cagli e Fano. Non dimenticando Sassocorvaro, nel Montefeltro, affidato dalla giunta precedente ad una gestione privatistica. A Fano, in particolare, così come ad Urbino, co-capoluogo di provincia, è prevista la realizzazione di una palazzina di emergenza-urgenza, un gioiello tecnologico che garantisce la continuità dell’attività medica anche in caso di eventi calamitosi, trattandosi di una struttura disaccoppiata dal terreno e sismicamente isolata.

La palazzina ospiterà il nuovo pronto soccorso, le terapie intensiva e semi-intensiva e la medicina d’urgenza, oltre ad altre degenze di alta specializzazione. Ho chiesto ed ho ottenuto dalla giunta regionale di approvare gli atti necessari per l’avvio formale della procedura proprio lunedì scorso». 

Secondo la logica della prossimità torneranno i servizi dell’emergenza e qualche reparto ospedaliero negli ex ospedali minori per invertire il processo di accentramento della giunta precedente?

«Il collega Saltamartini sta lavorando incessantemente per offrire soluzioni adeguate ad ogni singola comunità. Mandata in soffitta l’ideologia dannosa degli ospedali unici ora bisogna mettere mano progressivamente ad una rete sanitaria e ospedaliera quanto più possibile diffusa sul territorio. E’ un percorso lungo, difficile e pieno di ostacoli, ma la direzione intrapresa è quella giusta».

Di recente si è palesato un grande interesse per questa provincia degli operatori della sanità privata: l’immobiliarista Guerra con la Fondazione Opera Immacolata Concezione a Vallefoglia, il gruppo Sansavini a Villa Fastiggi, il gruppo Romani a Carignano. Qual è la linea della Regione sui servizi da convenzionare?

«Questa Regione, a guida Acquaroli, agirà nella massima trasparenza e nel rispetto delle regole. La sanità privata non può essere in competizione né alternativa alla sanità pubblica, bensì può essere ad essa complementare e non sostitutiva della sanità pubblica che deve svolgere il suo ruolo, quello che gli è stato negato a causa di tagli centrali e regionali senza senso».

In particolare il gruppo Romani ha rivendicato per Carignano, a margine delle nuove terme, i 50 posti letto di ortopedia e riabilitazione che l’ex governatore Ceriscioli aveva riservato per una clinica privata a Chiaruccia. Il consiglio comunale di Fano ha chiesto che vengano assegnati al Santa Croce. La Regione che farà?

«I rapporti con il privato saranno gestiti nel segno della trasparenza e attraverso gare per l’assegnazione dei servizi che si vorranno convenzionare ricordando che il privato non deve intendersi come sostitutivo del pubblico. Il collega della sanità saprà fare del suo meglio».

Proprio l’area ortopedica traumatologica è quella che ora genera la maggiore mobilità passiva ospedaliera. Guarda caso al Santa Croce di Fano c’era una scuola di ortopedia con un reparto di eccellenza fino all’inizio degli anni duemila che è finita smantellata. Qual è l’intenzione della Regione per soddisfare questo fabbisogno di salute e fermare la conseguente mobilità passiva?

«Parliamo della terza gamba del tavolo, dopo quella organizzativa e quella degli interventi sui ‘contenitori’: l’intervento sui servizi e sul personale, area presidiata dal collega Saltamartini. Abbiamo finanziato 152 borse di specializzazione per nuovi medici da inserire nei nostri ospedali, un finanziamento pari a 6.680.000 euro di risorse del bilancio regionale. In attesa delle mosse del Governo nazionale per la formazione e il reclutamento di personale, la Regione Marche ha cominciato ad affrontare il problema della carenza del personale medico-sanitario che i governi regionali di centro-sinistra non hanno mai voluto affrontare. Al termine di questo percorso, tra riforma organizzativa, interventi di edilizia ospedaliera e nuovo personale, avremo disegnato una rete di strutture efficienti e realizzato contenitori di servizi di qualità e diffusi sul territorio».

Quindi, il fabbisogno di salute per ortopedia e l’ospedale Santa Croce?

«Per le mie competenze posso dire che la nuova palazzina di Fano sarà dotata di camere operatorie Iso 5 in cui poter gestire anche interventi ortopedici».

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