La Rincicotti & Orciani deve essere ceduta
Il Comitato di controllo censura l'anomalia

Il presidente del Comitato di controllo Pietro Celani
Il presidente del Comitato di controllo Pietro Celani
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Giovedì 23 Aprile 2015, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 10:22
PESARO - Rincicotti & Orciani: un'operazione anomala, impostata male e sviluppata peggio. L'azienda specializzata nello spurgo dei pozzi neri, ​Rincicotti & Orciani, le cui acquisizione e gestione hanno provocato un danno al capitale pubblico di oltre 1,4 milioni di euro, è impropriamente inquadrata nel patrimonio di Aset, società in house del Comune di Fano affidataria dei servizi pubblici locali, tanto da dover essere liquidata.



Lo afferma in modo perentorio il Comitato di controllo del Comune, presieduto dal dirigente Pietro Celani, nell'ultima relazione alla Commissione consiliare di garanzia e controllo.“La società, che è stata acquisita e che opera in regime di libero mercato senza alcun affidamento pubblico - scrivono Celani e il segretario generale Antonietta Renzi - non è più mantenibile nell'asset patrimoniale di Aset spa e indirettamente del Comune di Fano e dei Comuni soci. Il rilievo “istituzionale” è del tutto assente”.



L'anomalia della Rincicotti & Orciani è emersa clamorosamente per l'impossibilità di Aset di integrare nel suo organico i 5 dipendenti dell'azienda in cassa integrazione che rischiano ora il posto di lavoro. Tale impedimento normativo l'ha comunicato il Comitato di controllo del Comune, deputato a vigilare sulle società partecipate, alla Commissione consiliare di garanzia e controllo, convocata appunto per trovare una soluzione per quei 5 lavoratori. La via di uscita istituzionale individuata è quella di una gara d'appalto bandita da Aset per l'affidamento del servizio di pulizia delle caditoie stradali con annessa cessione della Rincicotti & Orciani affinché l'appaltatore rilevi anche i 5 dipendenti da adibire al servizio.



“Non è possibile ricondurre, anche solo astrattamente - scrive il Comitato di controllo - le attività in questione alla relazione in house in quanto la società è stata acquistata senza delibera del Consiglio comunale e comunque senza affidamento di alcun servizio, attività e/o funzione”.



Questa censura mantiene attuale una domanda rimasta in tutti questi anni senza risposta: perché nel 2003 Aset decise di acquistare un'azienda dedita alla pulizia delle fosse settiche, estranea al servizio idrico integrato? A tale domanda se ne affiancano altre due: perché l'azienda fu pagata 1.113.848,47 euro considerando il quasi esclusivo passaggio di un avviamento commerciale, in particolare senza la proprietà dell'immobile aziendale (la stima del capitale sociale da parte del consulente Claudio Sanchioni fu di 960 mila euro)? E perché in una decina di anni la gestione della società ha complessivamente prodotto 300 mila euro di perdite se il business plan del triennio 2003-2005 prevedeva un risultato lordo (ante imposte) di circa 150 mila euro all'anno?



Sulla base del documento del Comitato di controllo la presidente della commissione, Roberta Ansuini, ha annunciato l'intenzione di convocare Renzo Rovinelli, presidente di Aset che trattò l'acquisto dell'azienda, e Renato Claudio Minardi, presidente dell'assemblea dei soci che nel 2003 approvò l'operazione.



Annunciate anche le audizioni dell'ex direttore generale Giuseppe De Leo, che tre anni fa alla guida del Comitato di controllo sviluppò un'istruttoria che evidenziò le carenze dell'acquisto e della gestione dell'azienda, e dell'ex presidente di Aset Giovanni Mattioli, che avrebbe dovuto promuovere per mandato dell'assemblea dei soci di Aset un'azione di responsabilità contro i responsabili del danno al patrimonio pubblico, conclusasi con un arbitrato con Umberto Rincicotti che ha compensato opposte rivendicazioni economiche.
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