Respinto anche l'ultimo ricorso:
il Lisippo deve ritornare a Fano

Respinto anche l'ultimo ricorso: il Lisippo deve ritornare a Fano
di Lorenzo Furlani e Luigi Benelli
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Martedì 4 Dicembre 2018, 11:03
PESARO - Rigettato l’ultimo ricorso del Getty Museum, la giustizia italiana ha scritto la parola fine: ora la statua del Lisippo deve tornare a casa, a Fano, dove fu sbarcata nel 1964 riemergendo dal mare e da un oblio di due millenni.
Ieri nel tardo pomeriggio si è appreso che la terza sezione penale della Corte di Cassazione, venerdì scorso, ha detto no all’istanza degli avvocati Gaito e Rimini del museo di Los Angeles, il terzo ricorso per violazione di legge contro un’ordinanza del Tribunale di Pesaro, quella firmata l’8 giugno scorso dal giudice Giacomo Gasparini, che dispone la confisca «della statua denominata L’Atleta Vittorioso attribuita allo scultore greco Lisippo, attualmente detenuta al J P Getty Museum, ovunque essa si trovi», come corpo del reato di esportazione illecita dall’Italia.
Silvia Cecchi, il pubblico ministero che dal 2007 si batte per questo obiettivo, è attraversata dalla gioia. «Sono davvero soddisfatta - dichiara -. È una notizia molto bella. Una storia che ho seguita per 11 anni, è stato un lavoro di gruppo. Complimenti al giudice Gasparini per un’ordinanza inappuntabile e meriti all’associazione Le Cento Città che promosse l’esposto. È una vittoria giuridica. È stato un procedimento molto complesso in cui si sono intrecciate questioni di diritto civile, penale, internazionale privato, con fonti normative sovranazionali».
  
C’è anche un’emozione personale, per una vertenza giudiziaria che ha scaldato il cuore di un’intera comunità locale. «Cosa faremo adesso? Aspettiamo le motivazioni della sentenza - sottolinea Silvia Cecchi - e poi preparerò immediatamente la rogatoria internazionale per riavere la statua. L’ordinanza di confisca dice che è stata pescata in acque territoriali italiane, quindi questo rilievo ci dà molto spazio. Abbiamo buone possibilità di successo. E in passato c’è stato anche un accordo tra gentiluomini. È una vittoria di una città, di un territorio, dell’Italia».
Il Getty Museum a suo tempo si disse disponibile a restituire la statua, purché questo diritto dello Stato italiano fosse riconosciuto da un atto giudiziario definitivo. Perciò il Lisippo non era rientrato nella lista di 40 beni che il museo della California restituì all’epoca della trattativa diplomatica condotta dall’ex ministro dei beni culturali Francesco Rutelli.
«Ora ci aspettiamo che il museo americano mantenga la parola data» afferma con slancio Tristano Tonnini, l’avvocato delle Cento Città, che ha ereditato la causa intrapresa dal padre perorando le ragioni del presidente dell’associazione, Alberto Berardi. Tonnini esprime «gioia e soddisfazione per questa vittoria costruita con le armi del diritto».
I legali del museo americano avevano sollevato questioni di legittimità costituzionale ed eccezioni anche rispetto alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che la Cassazione non ha ritenuto fondate. Ma ora proprio la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo potrebbe essere l’ultimo appiglio per il Getty, per la contestazione di una violazione del diritto di difesa in occasione del primo incidente di esecuzione svoltosi nel Tribunale di Pesaro a porte chiuse.
A questo ora, giustamente, non pensa il sindaco di Fano, Massimo Seri, che è euforico. «Sarei rimasto sorpreso di una sentenza diversa - proclama -, questa notizia ci dà una grande soddisfazione. Ci adopereremo da subito per darle applicazione e capire come riavere il Lisippo. Sapremo come valorizzarlo e dove collocarlo, lo aspettiamo».
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