Differenziata di bassa qualità, i movimenti criticano: «Il 40% diventa uno scarto»

Il sistema stradale di raccolta differenziata dei rifiuti
Il sistema stradale di raccolta differenziata dei rifiuti
di Lorenzo Furlani
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Sabato 17 Aprile 2021, 10:40

PESARO - La provincia pesarese, così come le Marche, vanta una percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti del 70% ma la qualità risulta scarsa, su base regionale, tanto che solamente il 60% delle quantità biodegradabili (rifiuti organici e sfalci di verde) avviate al recupero negli impianti della regione viene effettivamente trattato, il resto costituisce scarto.

I dati incrociati
Lo rilevano, incrociando i dati pubblicati da Arpam (Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche) e da Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale), i movimenti Rete “Pesaro città sostenibile”, Forum provinciale per i beni comuni, Dipende da noi Pesaro Urbino e Cittadinanzattiva Urbino.

La causa del 40% di scarto è individuata nella persistenza in moltissimi comuni di metodi stradali di raccolta differenziata invece del porta a porta che, secondo Arpam, garantisce percentuali più alte.

«Nel cassonetto a libero accesso dell’organico, aperto - affermano i quattro movimenti in una nota congiunta -, va a finire di tutto, visto che nessuno controlla. In una raccolta porta a porta ciò non succederebbe, poiché l’operatore del servizio notando che il rifiuto che sta raccogliendo non è organico di qualità, essendo presenti numerose impurità (frazioni estranee), non ritirerebbe il sacchetto esposto lasciando un avviso e spiegando il motivo».

Sistema vietato dal piano regionale
Il sistema dei cassonetti stradali è stato vietato dal piano regionale dei rifiuti del 2015 ma è ancora presente nelle Marche perché i piani d’ambito non sono stati ancora approvati, con libertà d’azione quindi dei gestori, per il ritardo delle autorità territoriali formate dai sindaci.

«Un ritardo e una miopia inaccettabili» protestano le associazioni citate. Oltre al danno ci sarebbe la beffa, in quanto gli scarti non riciclabili nei processi di compostaggio o biodigestione «molto probabilmente dovranno andare all’impianto di trattamento meccanico biologico e successivamente in discarica». Così il costo della raccolta differenziata si sommerebbe a quello del Tmb e a quello dello smaltimento in discarica.

L'ultimo rapporto
Dall’ultimo rapporto rifiuti Marche 2017 - 2018 di Arpam emerge che «nella provincia di Pesaro Urbino - osservano i quattro movimenti - l’unico comune gestito da Aset in cui ancora la raccolta dell’organico avviene con la modalità stradale è San Costanzo. Marche Multiservizi adotta questa inefficiente modalità di raccolta per la quasi totalità dei comuni in cui gestisce il servizio rifiuti».

Tuttavia, per completezza di analisi, va rilevato che i rifiuti organici e verdi della provincia pesarese concorrono alle quantità conferite negli impianti regionali solo per l’8,6% (il 71% finisce fuori regione), perciò manca un dato di riscontro sulla qualità della raccolta differenziata complessiva del territorio e specifica di Marche Multiservizi.

Biodigestore meno produttivo
Il rapporto sui rifiuti pubblicato da Arpam aggiorna al 2018 i dati disponibili sulle quantità della frazione organica dei rifiuti urbani e degli sfalci di verde destinati ai processi di compostaggio o di digestione anaerobica.

In provincia di Pesaro Urbino sono state raccolte quasi 33mila tonnellate di organico e poco più di 25mila di potature. Pertanto, il biodigestore progettato a Vallefoglia da Marche Multiservizi per biometano e compost risulta tarato sul doppio dei rifiuti organici prodotti in provincia (75mila all’anno) con un margine del 20% in più per i rifiuti verdi (30mila).

Ma in base alla scarsa qualità della raccolta, i quattro movimenti valutano che lo scarto di lavorazione sarà molto superiore alle 12mila tonnellate previste dal progetto di Marche Multiservizi.

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