PESARO - Non solo un problema di sicurezza. Il disagio lavorativo degli addetti al Pronto soccorso non si esaurisce nell’esposizione ai rischi di un punto di frontiera sanitaria e sociale, perché è l’unico luogo nella notte dove chi vive una qualche forma di disperazione sa di essere accolto, ma dipende anche e soprattutto dalla mancanza di spazi, dall’operatività in ambienti logisticamente precari per lo stazionamento, lungo giorni, dei pazienti no Covid prima del ricovero nel reparto dedicato.ù
Il problema, quindi, è quello della mancanza di posti letto ordinari, tuttora fortemente ridotti per la pandemia. Questo aspetto, che aumenta in particolare il malessere degli operatori sanitari del Pronto soccorso del San Salvatore, in vario modo testimoniato dal personale dopo l’aggressione a infermieri e medici di una settimana fa da parte di un giovane in uno stato di alterazione psicofisica, è emerso anche nella discussione in consiglio regionale martedì scorso.
«Abbiamo al Pronto soccorso barelle o letti uno affiancato all’altro - ha dichiarato Marta Ruggeri, in replica all’assessore alla salute Filippo Saltamartini che rispondendo a un’interrogazione della capogruppo del M5s aveva riferito dell’incontro di lunedì con i responsabili dei Pronto soccorso -.
Ovvero la dotazione dei posti letto. «Gli operatori sanitari - ha precisato Ruggeri - erano sotto organico e sotto stress prima della pandemia, con il Covid-19 è esploso un sistema che era già fragile».