Curcio risponde al sindaco: «Mi occuperò del Pronto soccorso e parlerò anche con Figliuolo»

Il capo nazionale della Protezione civile Fabrizio Curcio
Il capo nazionale della Protezione civile Fabrizio Curcio
di Lorenzo Furlani
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Martedì 28 Dicembre 2021, 08:41

PESARO - Dell’emergenza Pronto soccorso di Marche Nord, per un organico di medici drammaticamente sotto dimensionato, si interessa il capo del dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio, che per le implicazioni relative al carico dei malati Covid sull’azienda ospedaliera di Pesaro si è impegnato a coinvolgere il commissario straordinario per il contenimento della pandemia Francesco Paolo Figliuolo.

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Primo tempestivo riscontro
Ha avuto un primo tempestivo riscontro la segnalazione del caso Pesaro fatta dal sindaco di Mombaroccio ai vertici nazionali del sistema d’emergenza anti Covid, con l’invio anche di una copia dell’articolo del Corriere Adriatico del 23 dicembre scorso che riferiva l’ultimo grido di dolore lanciato dal primario del Pronto soccorso, Umberto Gnudi, rimasto a presidiare solamente con altri 24 medici, rispetto ai 40 di un anno fa, la frontiera dell’assistenza ospedaliera di Pesaro e Fano, dopo quasi 2 anni di lotta alla pandemia, all’inizio in uno dei focolai più virulenti d’Italia.

«La nave affonda - ha detto Gnudi -, non vedo iniziative reali e pratiche per trovare una soluzione, ma tanta propaganda».

Solamente i giorni seguenti sono stati pubblicati il piano d’emergenza di Marche Nord, per la turnazione al Pronto soccorso dal 2 gennaio prossimo di tutti i medici idonei per specialità al fine di dare manforte ai colleghi allo stremo, e l’annuncio dell’istituzione dalla stessa data della charging room, una continuità assistenziale a cura dell’area medica per gestire i pazienti che necessitano di un ricovero, arrivati a stazionare fino a 100 ore (più di 4 giorni) su un barella al Pronto soccorso in attesa di un posto letto nei reparti a cui sono destinati.

La telefonata la vigiia di Natale
«L’ingegnere Curcio mi ha telefonato il giorno dopo la mia segnalazione, intorno a mezzogiorno del 24 dicembre - informa il sindaco Emanuele Petrucci -, mi ha detto che avrebbe parlato della questione con il generale Figliuolo e avrebbe contattato per avere chiarimenti l’assessore regionale alla sanità Saltamartini. L’ho ringraziato e siamo rimasti d’accordo di sentirci questa settimana: si è impegnato a riferirmi gli sviluppi».

Nel frattempo, ci sono state le reazioni negative dell’azienda Marche Nord, attraverso la direzione, che si è dissociata dalle critiche del direttore del Pronto soccorso, e gli altri primari (non tutti) promotori di una conferenza stampa, avallata dell’assessore regionale Saltamartini, per ribaltare la censura su Gnudi, con il direttore di Medicina che è arrivato a imputargli un danno di immagine.

La parabola del direttore
In pratica, nell’arco di appena 50 giorni, si è compiuta una parabola che ha visto l’azienda prima celebrare il direttore facente funzioni del Pronto soccorso come un campione della tenace lotta al Covid - alla data del flash mob dopo l’aggressione di un paziente al personale - poi biasimarlo come un denigratore. In realtà Gnudi ha espresso sempre gli stessi concetti. «Noi ci mettiamo il cuore ma non ce la facciamo più, chi può ora deve aiutarci», aveva esclamato al flash mob. E in 50 giorni non è arrivata alcuna risposta tempestiva; basti pensare che le domande per il concorso regionale per assumere 19 medici di Pronto soccorso, di cui 8 destinati a Marche Nord, scadevano il 18 novembre e, a dispetto della somma urgenza, solamente il 22 dicembre, ossia 34 giorni dopo, la giunta regionale ha nominato, su proposta del servizio sanità, i suoi due rappresentanti nella commissione esaminatrice.

Le critiche sottoscritte dal personale
A ristabilire i valori ci hanno pensato i 43 medici e infermieri del Pronto soccorso, che hanno sottoscritto le dichiarazioni del primario Gnudi, significando che in gioco non ci sono le professionalità di Marche Nord bensì «il diritto del paziente di avere una giusta assistenza in tempi adeguati, non dopo giorni». Ora, dopo il colloquio con Curcio, il primo cittadino di Mombaroccio rivolge un appello ai suoi colleghi sindaci della provincia di Pesaro Urbino. «Con animo angosciato di fronte a quanto sta drammaticamente accadendo al Pronto soccorso di Pesaro - scrive Petrucci -, mi rivolgo a voi per un invito: non giriamoci dall’altra parte per non vedere. Facciamo giungere al primario del Pronto soccorso Umberto Gnudi la nostra solidarietà; facciamo sentire la nostra vicinanza ai pazienti che si trovano parcheggiati sulle barelle e ai loro familiari; eleviamo anche noi un grido alto e forte nei modi ritenuti opportuni» verso la direzione aziendale.

«La Regione è in ritardo»
«Il piano d’emergenza per il pronto soccorso è in forte ritardo rispetto a pressanti esigenze manifestate già da tempo - protesta la capogruppo in Regione del Movimento 5 Stelle Marta Ruggeri -. Meglio tardi che mai è un detto ben poco consolatorio, soprattutto ora che siamo alla quarta ondata di una pandemia iniziata due anni fa, non l’altro ieri». Due le velocità segnalate da Ruggeri: quella di medici e infermieri sulla prima linea del Pronto soccorso e quella del livello decisionale e organizzativo, a cominciare dalla Regione, che adotta soluzioni tardive.

Il richiamo ai colleghi dell'ex primario
Completa il quadro l’ex primario Giuseppina Catalano. «La solitudine del dottor Gnudi è insopportabile - si legge nel post su Facebook che suona come un richiamo ai suoi colleghi -. È ovvio che il suo è “un grido di dolore”. È terribile che non sia compreso da tutti. Tutti quelli che non sono sulla soglia a sostenere l’urto di chi si affolla per entrare in ospedale. Con un governo regionale incapace di programmare e capace solo di chiudere, qui serve la solidarietà a prescindere, vitale per chi sta in prima linea e vitale per tutti noi».

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