Preso in Romania l'omicida di Pierpaolo Panzieri, il video del fermo del killer: «Perchè l'hai ucciso?»

Da chiarire il movente. Il questore: «Risolto in neanche 48 ore»

Preso in Romania l'omicida di Pierpaolo Panzieri: «È lui l’assassino». Fermato l’amico d’infanzia a Pesaro
Preso in Romania l'omicida di Pierpaolo Panzieri: «È lui l’assassino». Fermato l’amico d’infanzia a Pesaro
di Simonetta Marfoglia
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Giovedì 23 Febbraio 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 23:47

PESARO Omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà è l’accusa di cui dovrà rispondere Michael Alessandrini, il 30enne pesarese arrestato in Romania per la morte del 27enne Pierpaolo Panzieri, l’amico d’infanzia ucciso con almeno 13 coltellate la sera di lunedì nel bilocale di via Gavelli 19 dove aveva traslocato da nemmeno due settimane. Alessandrini è stato bloccato ieri mattina ad Arad su un treno da dove cercava di raggiungere la Moldavia, paese extra Ue, dopo aver abbandonato la Renault Clio in panne con cui era scappato da Pesaro: una fuga durata 30 ore e che ora lo riporterà nel carcere di Villa Fastiggi dopo le procedure legate all’estradizione. Un delitto che ha scosso Pesaro il cui cerchio si chiude nello spazio temporale di nemmeno due giorni, ma è un suggello solo apparente, e questo al di là del brillante risultato ottenuto da una task force di polizia internazionale che ha la sua punta di diamante nel coordinamento tra procura, tribunale e squadra mobile di Pesaro. 

Il coordinamento


A sigillare il cerchio manca ancora un elemento ma è determinante: il movente.

E l’arresto si porta dietro il suo carico di interrogativi ancora insoluti. Perché Michael e Pierpaolo hanno litigato? Perchè ha massacrato l’amico che non lo aveva mai abbandonato? Si sono fatte tante ipotesi, a cominciare da quando il fratello Gianmarco ha ritrovato il corpo di Pierpaolo martedì mattina cercandolo dopo che non si era presentato al lavoro. Scartata da subito la pista della droga si è pensato a una richiesta di soldi per debiti di gioco ma si tratta di una versione tutta da verificare. «Ce lo dovrà dire lui» tagliano corto gli inquirenti per cui l’omicidio di via Gavelli è ancora un cubo di Rubik con qualche tassello da posizionare. Spiega il questore Raffaele Clemente che ha coordinato le indagini insieme al pm Silvia Cecchi e al dirigente della squadra mobile Paolo Badioli: «Si tratta di fatto di sangue al momento non connesso ad un’azione predatoria o ad altri fatti delittuosi». Michael Alessandrini è conosciuto nella cerchia degli amici della vittima per il suo carattere “strano”, spesso intemperante e irascibile, e l’amico ucciso era tra i pochi a essergli ancora vicino.


Non abbandonarlo


«Non lo voglio abbandonare, ha solo me e non mi farà mai del male» ripeteva ai genitori e chi lo metteva in guardia su comportamenti che potevano degenerare. Di sicuro c’è che lunedì sera i due avevano cenato insieme, condiviso pasta, birra e sigarette. Ma poi c’è stato un alterco, un violento litigio degenerato in una colluttazione che, chi ha visto la cosiddetta scena del crimine, definisce «furiosa». Pierpaolo Panzieri ha cercato di difendersi dall’aggressione come dimostrerebbero i tagli e le ferite riscontrate sulle mani e lo stesso Michael Alessandrini nella colluttazione avrebbe riportato delle escoriazioni. Poi però la vittima è stata raggiunta nel bagno e finita con una sequela di fendenti a schiena, addome, mani, di cui quello mortale al collo anche se l’autopsia disposta per la giornata odierna potrà essere più esauriente sulle cause del decesso, a partire anche dall’arma usata.


Sparito il portafoglio


Si ipotizza che possa essere un coltello dalla lama sottile e affilata, forse anche un cutter che l’aggressore aveva già con sè. L’arma non è stata ancora ritrovata, così come dall’appartamento sono spariti cellulare e portafoglio della vittima. Michael Alessandrini una volta uscito dall’appartamento lasciando lungo la stretta via macchie di sangue come Pollicino non è più tornato a casa al San Marco, nell’albergo di famiglia dove collaborava, ha preso l’auto, una Renault Clio e, con 500 euro in contanti da poco ricevuti dalla nonna, si è allontanato in tutta fretta da Pesaro, senza nemmeno cambiarsi i vestiti imbrattati, diretto oltre confine, per raggiungere l’Europa dell’Est passando per Gorizia. E, ancora come Pollicino, nella sua fuga ha lasciato fin troppi segni, come nell’appartamento dove sono stati tutti repertati per farne analizzare il Dna.


I sospetti


Appena i sospetti degli inquirenti si sono concentrati sul 30enne, anche la targa dell’auto ha iniziato a disseminare tracce dei suo passaggi. Quando ha superato il confine per dirigersi in Slovenia, è stata discretamente seguita. C’era una task force di polizia alle costole del ricercato anche se poi a fermarlo materialmente, come nella migliore casualità, ieri mattina è stato un banale controllo su un treno dopo che la Clio l’aveva lasciato a piedi. Il mandato di arresto europeo(Mae)è stato emesso nel pomeriggio dal gip di Pesaro su richiesta della Procura. «Tutto in meno di due giorni dalla scoperta dell’omicidio - chiosa il questore -.Questo risultato è stato reso possibile non solo grazie alla bravura dei poliziotti coordinati dalla nostra procura, ma anche al clima collaborativo esistente tra forze dell’ordine e popolazione. Una ricchezza non sempre scontata».
 

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