La provincia cenerentola per i posti letto ospedalieri e 50 da tre anni congelati. Bocciato l'emendamento di Biancani (Pd) per la perequazione

L'ingresso della sede di Pesaro dell'azienda ospedaliera Marche Nord
L'ingresso della sede di Pesaro dell'azienda ospedaliera Marche Nord
di Lorenzo Furlani
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Domenica 29 Agosto 2021, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 21:36

PESARO - Per un verso la concentrazione delle alte specialità sulla costa nell’azienda ospedaliera Marche Nord, per un altro l’impoverimento dei servizi ospedalieri nel resto della provincia, tanto più con la conversione alla sanità territoriale - avvenuta quasi cinque anni fa - degli ospedali minori di Cagli, Fossombrone e Sassocorvaro e la contestuale perdita dei punti di primo intervento per l’emergenza urgenza.

Sono queste le caratteristiche del sistema sanitario provinciale che hanno impedito al progetto di Marche Nord, operativo da oltre dieci anni, di risolvere il problema dell’esodo dei pazienti verso la Romagna perché, a fronte di alcuni processi di mobilità attiva promossi (come quelli verso la breast unit di senologia), si è aggravato, secondo quanto è stato evidenziato anche nell’ultimo consiglio regionale, il movimento degli utenti che da alcune aree della provincia si spostano verso altre regioni per chiedere interventi e cure.

Bisogni di salute compressi
La prova acclarata della mancata soddisfazione dei bisogni di salute dei cittadini del territorio di Pesaro Urbino la dà la dotazione dei posti letto ospedalieri nell’Area vasta 1, che rispetto a un limite massimo stabilito dal decreto ministeriale 70/2015 di 3,7 ogni mille abitanti dispone appena di 2,97 posti letto ogni mille abitanti (1.090 sulla carta, più 41 di terapia intensiva potenziati per il Covid), comprensivi di quelli corrispondenti al saldo passivo della mobilità sanitaria (106) e di quelli equivalenti per la residenzialità territoriale (19) (è in corso presso il Ministero della salute il lavoro di revisione, da parte di una commissione specifica, di questo e altri parametri del Dm 70, la cui inadeguatezza è stata dimostrata in modo tragico dalla pandemia di Covid 19).

Per i posti letto quella pesarese è la provincia cenerentola delle Marche, insieme al territorio di Fermo.

Su questo aspetto, il Pd con il consigliere Andrea Biancani ha presentato di recente un emendamento in Regione - in occasione della modifica del piano socio sanitario per cancellare gli ospedali unici - al fine di inserire nel documento l’impegno a perequare i posti letto tra le Aree vaste in proporzione agli abitanti (al territorio di Pesaro Urbino mancherebbero circa 220 posti letto), salvo la provincia di Ancona in considerazione delle specialità ospedaliere con rilievo regionale.

L'autocritica del Pd
Incalzato da Carlo Ciccioli (Fdi) e Marta Ruggeri (M5s), che gli ricordavano come questa situazione si trascini da tempo perché è stata determinata dalle precedenti giunte di centrosinistra, Biancani ha fatto autocritica. «Se prima questa previsione non è stata inserita nel piano è stato un errore - ha dichiarato riferendosi all’approvazione del documento programmatorio alla fine della legislatura precedente -; mi sono accorto dell’errore, faccio il consigliere regionale e avanzo la proposta, che mi sembra l’abc».

Ma, pur affermando di condividere l’impostazione, il centrodestra ha rinviato l’impegno alla riscrittura del piano socio sanitario annunciata sin dal novembre scorso.

Il vero paradosso
È significativo, comunque, che l’ex governatore Ceriscioli, quando nel 2018 distribuì posti letto aggiuntivi per riequilibrare le dotazioni provinciali, assegnando 80 dei 140 posti letto disponibili in tutte le Marche all’Area vasta 1, ne abbia riservati 50 di ortopedia (ovvero tutti quelli per l’acuzie, gli altri erano per la lungodegenza) alla clinica privata convenzionata, che avrebbe dovuto sorgere a Fano, di fatto congelandoli. Il paradosso ora è che, a distanza di oltre 3 anni, quei 50 posti letto (che rientrano formalmente nell’attuale bassa dotazione provinciale) sono ancora fittizi.

Eppure la voce principale della mobilità passiva delle Marche è riferita esattamente alla specialità di ortopedia-traumatologia (il 24,7% del totale, secondo gli ultimi dati disponibili riportati nell’accordo di programma per gli investimenti sanitari proposto un anno fa dalla Regione al Ministero della salute) e proprio al Santa Croce era attivo, prima della nascita di Marche Nord, un reparto ortopedico ritenuto un’eccellenza regionale, in seguito smantellato.

La soluzione più semplice
Perciò non appare difficile, nell’ambito della declinazione regionale dei programmi nazionali di potenziamento della sanità pubblica dopo la pandemia, individuare quale sarebbe la principale risposta da dare al problema dei viaggi del dolore e della speranza dei cittadini pesaresi verso le strutture sanitarie di altre regioni, considerando che anche le voci principali della mobilità passiva della provincia di Pesaro Urbino riguardano prestazioni ortopediche.

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