Riempimento di due discariche, il piano nega la causa del Tmb. La Regione contraria alla scelta

La discarica di Monteschiantello di cui si prevede l'ampliamento
La discarica di Monteschiantello di cui si prevede l'ampliamento
di Lorenzo Furlani
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Mercoledì 13 Ottobre 2021, 11:11

PESARO - Il piano provinciale dei rifiuti, recentemente adottato dall’Assemblea territoriale di ambito formata dai sindaci della provincia di Pesaro Urbino, per quanto riguarda la gestione delle tre discariche di Ca’ Lucio (Urbino), Ca’ Asprete (Tavullia) e Monteschiantello (Fano), risulta palesemente in contrasto con le linee di indirizzo della pianificazione regionale e, soprattutto, del tutto contraddittorio rispetto alle motivazioni alla base delle scelte assunte.

I residui speciali fino al 99%
Infatti, il piano regionale dei rifiuti del 2015, di cui la pianificazione d’ambito è la declinazione territoriale predisposta con 5 anni di ritardo, pone l’esigenza di evitare un ulteriore consumo di territorio per l’ampliamento delle discariche, che nella strategia gestionale devono assumere un ruolo sempre più marginale per la riduzione dei rifiuti indifferenziati da smaltire.

Ma l’Ata 1, a fronte di una notevole capacità residua, ha pianificato la chiusura accelerata degli impianti di Ca’ Lucio (nel 2023) e Tavullia (nel 2027), con il conferimento massiccio (dal 71% al 99% del totale) di rifiuti industriali provenienti da fuori ambito (in deroga ai limiti stabiliti dalla Regione del 50% dei rifiuti urbani e solamente dalle Marche), rendendo di conseguenza necessario alla scadenza del piano (nel 2026) l’ampliamento di Monteschiantello, l’unico impianto di smaltimento che resterebbe operativo.


Ma non c’è solo questo. Il progetto speciale di chiusura delle discariche gestite da Marche Multiservizi, autorizzato dall’Ata 1, è stato giustificato con l’impegno della stessa società di gestione di realizzare presso Ca’ Asprete l’impianto per il trattamento meccanico biologico (per recuperare i materiali ferrosi e la parte residua umida dei rifiuti) al fine di compensare l’investimento stimato in 12 milioni di euro con l’incremento degli introiti derivante dall’accoglimento dei rifiuti industriali da tutta Italia, evitando per due anni l’aumento delle tariffe a carico degli utenti.

La previsione superata
Ma il piano di ambito, approvato dai sindaci nell’assemblea dello scorso 30 settembre, supera la previsione di un Tmb, valutando che il notevole incremento della raccolta differenziata non lo renda più necessario e rinviando la verifica definitiva delle condizioni tecniche per questa revisione al 2025 allorché comunque l’impianto, se risultasse inevitabile, si realizzerebbe a Monteschiantello e non più a Ca’ Asprete, quindi a carico del gestore Aset.

Questa manifesta incongruenza pianificatoria non è stata rilevata da nessun sindaco nel dibattito sul piano d’ambito, anche perché è stata realizzata in due momenti (il sindaco di San Costanzo ha protestato per l’ampliamento di Monteschiantello valutato da uno studio di Aset su 43 ettari, ottenendo con un emendamento la cancellazione della parte in cui si rileva che “è necessario sin d’ora attivare le procedure di ampliamento”: modifica nominale e non sostanziale visto che quella resterebbe l’unica discarica provinciale).

Il Tmb avrebbe dovuto essere costruito entro il 2018 e in vista di quell’impegno l’anno precedente era stato stipulato un accordo di programma tra il gestore e gli enti pubblici interessati per la costruzione del Tmb a Ca’ Asprete e la chiusura accelerata appunto delle discariche di Urbino e Tavullia. Questo accordo di programma è stato richiamato nel piano d’ambito come atto preliminare consolidato di pianificazione.

La delibra dell'Ata
Ma per risalire alla motivazione occorrere recuperare la delibera approvata dall’Assemblea territoriale di ambito il 29 marzo 2017, che a sua volta richiamava le linee di indirizzo per la redazione del piano d’ambito deliberate dal consiglio provinciale il 13 dicembre 2016. L’atto stabilisce “di rivedere lo scenario impiantistico delle discariche di Tavullia e Urbino - si legge -, prevedendo per le stesse un’accelerazione delle tempistiche di chiusura rispettivamente in 10 e 5 anni a partire dal 2017, integrando i flussi dei rifiuti urbani con rifiuti speciali non pericolosi senza limiti di ambito, i cui proventi finanziari generati possono mitigare l’impatto tariffario dell’investimento del Tmb per i primi due anni, fermo restando che dal terzo anno l’investimento ed i costi di gestione dovranno trovare copertura all’interno delle tariffe”. 

Le capienze residue
La Regione aveva subito osservato come questa previsione fosse sufficiente a determinare la non conformità del piano d’ambito perché tutte e tre le discariche devono concorrere al fabbisogno di smaltimento dei rifiuti urbani senza essere subordinate a logiche finanziarie locali.

Nonostante questa censura, è stato avviato lo stesso il riempimento accelerato con i rifiuti industriali dei due impianti, che altrimenti (stima 2017) avrebbero avuto una vita utile fino al 2043 (Ca’ Asprete) e al 2047 (Ca’ Lucio) e che tuttora mantengono una notevole capienza: 841.817 metri cubi a fine 2020 a Tavullia e 197.806 a Urbino (a Fano 328.300). In più Marche Multiservizi non ha fatto alcun investimento nel Tmb che deve essere recuperato con i proventi dei rifiuti industriali.

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