Ventenne picchiato a sangue da un branco di 10 ragazzi. Provocazione per l'alcol

Le indagini sono svolte dai carabinieri
Le indagini sono svolte dai carabinieri
di Luigi Benelli
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Lunedì 22 Novembre 2021, 06:25

MONTECALVO IN FOGLIA - Pestato a sangue per colpa di un posto auto. Un motivo banale che ha scatenato l’ira di una decina di ragazzini all’esterno di un bar a Borgo Massano. I contorni della vicenda sono ancora da definire perché le indagini sono in corso e i carabinieri hanno ascoltato le testimonianze di diversi presenti sul posto. Il fatto è avvenuto tra la mezzanotte e luna della notte tra sabato e domenica.

Ubriaco sul cofano dell’auto
Secondo la prima ricostruzione un ragazzo di 20 anni urbinate avrebbe parcheggiato l’auto vicino al bar e un ragazzo, ubriaco, sarebbe salito sul cofano. Il giovane urbinate avrebbe chiesto di scendere e qui si sarebbe innescata la miccia presto diventata un fuoco intenso. A dar manforte al ragazzo salito sul cofano una decina di ragazzi.

I toni si sono surriscaldati e l’alcol ha contribuito a scatenare la rabbia del gruppo. In un attimo hanno accerchiato il ventenne e hanno iniziato a colpirlo con calci e pugni. Il giovane è caduto a terra, solo contro il branco. Ma loro hanno continuato a colpirlo in faccia e sul corpo. Tutto scoppiato per futili motivi, amplificato da un contesto di ebbrezza diffusa. Poi il fuggi fuggi generale quando qualcuno ha chiamato le forze dell’ordine e l’ambulanza.

Il giovane pestato era in gravi condizioni, stordito da tante botte. È stato portato all’ospedale di Urbino dove è tuttora tenuto in osservazione. Avrebbe riportato fratture, alcune anche al volto oltre alla perdita di alcuni denti. Non è in pericolo di vita, ma i medici non hanno sciolto la prognosi, viste le lesioni subite. I carabinieri stanno indagando sul caso.

Ragazzi da identificare
Non sono stati ancora identificati i giovani che hanno partecipato al pestaggio, ma è stato circoscritto un gruppo di ragazzini, alcuni minorenni e neo maggiorenni del posto. Sarebbero di origine marocchina e albanesi, figli di immigrati di seconda generazione, nati in Italia. Non ci sono telecamere in zona che possano facilitare la ricostruzione dei fatti, ma i militari stanno ascoltando diverse persone testimoni dei fatti.

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