Litigio choc, manda la ex all'ospedale: niente carcere, per il giudice va rieducato

Litigio choc, manda la ex all'ospedale: niente carcere, per il giudice va rieducato
Litigio choc, manda la ex all'ospedale: niente carcere, per il giudice va rieducato
di Luigi Benelli
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Sabato 6 Novembre 2021, 08:35 - Ultimo aggiornamento: 15:13

PESARO -  Scaraventata contro il muro, le mani attorno al collo come per strangolare. I giorni di prognosi sono stati 30 ma il trauma è ancora da superare. Nel frattempo per l’imputato scattano i lavori socialmente utili. In sostanza dovrà essere “rieducato” seguendo un percorso offerto dalla legge che prevede l’impegno personale al servizio degli altri. Ieri mattina udienza davanti al giudice monocratico per il caso di un 50enne napoletano rinviato a giudizio per lesioni aggravate nei confronti della ex fidanzata.

Mani attorno al collo

Secondo l’accusa l’uomo, nel corso di una lite avvenuta nel novembre del 2020, avrebbe spinto la donna al muro facendole sbattere violentemente la testa. Poi le avrebbe stretto le mani al collo. La donna è finita al pronto soccorso con un trauma al rachide, la frattura di una vertebra, un trauma cranico e al collo a causa dello strangolamento. Lesioni giudicate guaribili in 30 giorni. Il fatto è finito in procura che ha istruito un processo nei confronti dell’uomo. Il giudice ha ammesso l’imputato al percorso della messa alla prova per 5 mesi. In pratica dovrà sostenere lavori socialmente utili in una cooperativa che opera a sostegno di diversamente abili e persone in condizioni di disagio. La signora si è costituita parte civile tramite l’avvocatessa Elena Fabbri che ha prodotto anche una perizia di uno psichiatra sulle conseguenze che la vittima tuttora ha rispetto al trauma subito. E una perizia assicurativa sui danni dovuti alle lesioni. «La mia assistita è sconcertata e delusa per quanto accaduto. Ha tutt’ora paura e non ha superato il trauma. Si aspettava che l’uomo potesse essere giudicato in altra maniera, ora ci aspetterà un processo in sede civile per il risarcimento del danno». 
Parte civile: «Si va avanti»
L’avvocatessa era pronta a chiedere 50mila euro, per ora il giudice ha stabilito un risarcimento di 3000 euro. «Andremo avanti nella tutela della signora - conclude la legale - Una condanna questa che è difficile da spiegare a chi ha subito una violenza e un trauma del genere». 

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