PESARO - Accusato di averla violentata nella cucina del ristorante, anche mentre i clienti erano nell’altra sala. Ieri la definizione del rito e le richieste di risarcimento della parte civile. Lui è un 47enne pesarese finito in carcere per violenza sessuale e lesioni. E un paio di mesi fa è stato condannato a 6 anni di reclusione per maltrattamenti contro un’altra donna, anche lei straniera.
Gli vengono contestati episodi raccapriccianti.
Condotte reiterate da giugno fino a novembre. Lui l’aveva minacciata di ucciderla se lei lo avesse denunciato dicendole che l’avrebbe disossata, sepolta viva o fatta ammazzare da un suo amico. Timori che la donna ha fatto presente agli agenti che l’hanno ascoltata e protetta facendo scattare il codice rosso contro le vittime di violenza. Così è scattata la misura cautelare in carcere per l’uomo. Nel corso della perquisizione sono stati rinvenuti e sequestrati alcuni fucili da caccia, detenuti dal defunto nonno, che l’uomo aveva menzionato nel corso di una delle tante minacce, pertanto anche gravi, proferite nei confronti della donna. L’avvocatessa Fabbri che si è costituita parte civile anche per Gens Nova, l’associazione che tutela le vittime di violenza, ha chiesto 70 mila euro di risarcimento. «I danni sono impagabili per quanto la donna ha subito. Non c’è interesse economico, ma la volontà di avere giustizia nelle giuste sedi».
La discussione e la sentenza il 24 giugno. A marzo il ristoratore era stato condannato a 6 anni per maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti di una un’altra donna moldava di 40 anni. Sarebbe stata costretta a subire rapporti sotto le minacce. E a non raccontare della gravidanza interrotta. «Se lo dici a qualcuno ti violento, ti ammazzo e sotterro il cadavere».