Pesaro, «Violentata dal branco»
ma aveva solo litigato con il fidanzato

Pesaro, «Violentata dal branco» ma aveva solo litigato con il fidanzato
di Luigi Benelli
3 Minuti di Lettura
Martedì 8 Maggio 2018, 11:11
PESARO - Lei si inventa uno stupro di gruppo pur di giustificarsi di fronte al fidanzato per la notte trascorsa fuori casa dopo aver litigato con lui. Una giovane donna di Vallefoglia è finita nel mirino dei carabinieri della compagnia di Riccione che, dopo averne raccolto la denuncia, hanno avviato una serie di indagini arrivando ad accertare tutt’altra verità: non era vero nulla, non c’era stata nessuna barbara violenza, ma solo un goffo tentativo di trovare un alibi talmente drammatico da azzerare qualsiasi tipo di rimostranza da parte del fidanzato, da cui si era allontanata per una notte dopo una lite. Ma la fantasia, troppo fervida e azzardata, ha corso decisamente troppo ed è finita con il ritorcersi contro la sprovveduta giovane che da presunta vittima si è ritrovata ad essere accusata e denunciatai procurato allarme e simulazione di reato.
 
E’ la storia di una 31enne che si è inventata una serie di frottole a valanga per giustificare appunto la sua notte fuori casa al fidanzato che la stava cercando dopo una lite. Al ragazzo ha raccontato la sua bugia e lui l’ha spinta a denunciare il fatto. Così la giovane donna, nata a Pesaro e al momento residente a Vallefoglia, si è presentata il 25 aprile, festa in tutt’Italia, alla stazione dei carabinieri di Cattolica dicendo di essere stata vittima di violenza sessuale da parte di un gruppo di giovani. Ha raccontato di aver partecipato a un evento sulla spiaggia dove si erano esibiti numerosi Dj tra cui Ralf poi, nel cuore della notte, era stata aggredita da un gruppo di giovani che l’aveva stuprata ripetutamente senza che nessuno riuscisse a prestarle soccorso. «Mi hanno accerchiata mentre camminavo - ha raccontato - Erano in 4 o 5. Mi hanno portata dietro un supermercato e mi hanno stuprata. Non tutti. Solo due hanno abusato di me». I carabinieri hanno trasalito. I pensieri più cupi potevano portare a un nuovo caso di stupro del branco, come nell’estate scorsa quando sulle spiagge di Rimini Guerlin Butungu e altri tre minorenni avevano violentato una trans peruviana, una ragazza di origini etiopi e una polacca. Una delle pagine più tristi della scorsa estate che ha portato a condanne a tempi record. Sedici anni per il capobranco, 9 anni e 8 mesi per i minorenni, due dei quali tra l’altro residenti pure a Vallefoglia. Ma per fortuna non è andata così. La ragazza di Vallefoglia non aveva fornito descrizioni particolareggiate o indicazioni sui presunti stupratori. Il racconto era lacunoso e abbastanza contraddittorio anche per quanto riguarda le conseguenze fisiche riportate dopo un stupro di gruppo. 

A raccogliere i suoi ricordi è stato direttamente il tenente Antonino Miserendino, comandante della Tenenza della Regina, 38 anni di vita vissuta con la divisa addosso. Cui da subito i conti non sono tornati. Alla domanda se si fosse presentata al pronto soccorso per farsi visitare, la 31enne aveva risposto negativamente.
Come è stata molto vaga sulle fasi dello stupro vero e proprio, limitandosi a dire che erano stati solo in due ad avere rapporti completi con lei dopo, che con l’aiuto degli amici, a forza, le avevano sfilato pantaloncini e slip. Indumenti che non avevano subito alcun danno. A questo punto i carabinieri, ormai convinti dell’infondatezza della denuncia, hanno giocato la carta del bluff: «Devi sapere che nella zona ci sono molte telecamere e quindi verificheremo tutte le tue parole». Ed era il jolly. La 31enne, ha capito di essere con le spalle al muro, ed ha ammesso di essersi inventata tutto. Lo stupro era una colossale bugia. Cosa ha fatto in quelle ore? «Sono stata seduta, da sola, in piazza della Repubblica» la risposta. Così la pesarese è stata denunciata all’autorità giudiziaria per il reato di procurato allarme e simulazione di reato.