PESARO Non poteva avere amici, le era impedito di frequentare il corso di italiano, un modo per potersi integrare. Arriva la sentenza per un 30enne tunisino accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni.
L’incubo
Lei, una 27enne tunisina, ha raccontato nel corso del processo davanti al collegio di Pesaro di essere sminuita anche davanti al figlio piccolo e che il marito le impediva di imparare l’italiano. Un isolamento e insulti che le hanno comportato uno stato d’ansia continuo. Secondo l’accusa lui le avrebbe impedito ogni frequentazione o tipo di rapporto se non con lui. Quello che poteva fare era occuparsi del loro bimbo e della casa. E se si ribellava, scattavano le botte.
Violenze da cui una volta ha provato a salvarsi una volta fuggendo in strada con il bimbo in braccio e gridando aiuto. In altre due occasioni, era invece dovuta andare al pronto soccorso. Due certificati medici provano quelle lesioni. Un incubo domestico a cui la donna ha trovato il coraggio di mettere fine dopo l’ennesima lite. Era marzo 2021, ha aspettato che il marito andasse a lavorare e lei è uscita per fare denuncia alle forze dell’ordine. Così oltre al processo, per l’operaio tunisino, è scattato il divieto di avvicinamento.
La moglie trasferita
La moglie invece era stata trasferita in una casa protetta con il bimbo di pochi anni, per proteggerli. Si è costituita parte civile tramite l’avvocatessa Cecilia Ascani che ha chiesto 90mila euro di risarcimento.
Le violenze sarebbero cominciate nel 2017, quando lei aveva 22 anni.
La difesa
L’uomo ha negato tutto davanti ai giudici. Ma è stato condannato a 3 anni e 2 mesi di reclusione oltre a 7 mila euro di risarcimento.